Instant Lovers – Sunday Morning

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Più che di un ritorno dalla notte dei tempi di “Take this flowers to your sister” il nuovo disco dei Sunday Morning segna l’esplosione di qualcosa che era già nell’aria e di cui si sentiva la mancanza. Finalmente. Un modo inaspettato e così diretto di fare musica, di suonare le canzoni, che esce dagli schemi dello showbiz a cui siamo abituati, che non cerca di stare dentro una “scena”, indie o mainstream che dir si voglia. I Sunday Morning non pensano a come gira il mercato musicale, fanno semplicemente quello che sanno fare.

Un atteggiamento puro, che pochissimi hanno, così sincero da creare quello stato d’intensità che si avverte ascoltando le dieci tracce di Instant Lovers, un disco che ha due grandissimi pregi. Il primo è ricordarci cosa sia il rock, non tanto come “genere” – sulle influenze di Andrea Cola, che scrive e canta i pezzi nei Sunday potremmo fare tanti nomi e per chi “viene da quelle cose lì” è facile riconoscerle – quanto come stato d’animo, come necessità istintiva di liberare il sangue in un giro di chitarra o sulle note di un piano; che se poi ci aggiungi il basso, la batteria e un testo in inglese, “baby if I ask you to stay”, “I’m still here and and I’ve lost your name, I’ve lost my name” il disco è pronto, si registra e si suona. Il secondo è che la vita, in generale, è difficile e ascoltare un disco così la rende più bella: senza pensarci troppo, oltre il brusio di fondo, nelle atmosfere cristalline di pezzi come “Away away”, negli urli di “Johnny”, nella perfezione viscerale e melancolica di “Lost” – canzone che merita di essere ascoltata all’infinito –  fino alle ultime tracce “Broken statues” e “Ocean”, dove l’umile voce miracolata di Cola non lascia dubbi sul suo talento innato e sulla bravura della band.

Instant Lovers è un disco che arriva dritto al punto, e il punto è semplice: la musica suona, le parole suonano, non serve altro. Se amate questo, vi ritroverete a pensare che era davvero tanto tempo che non sentivate un disco così.