Attitudine e visual
Non è facile utilizzare il termine “leggenda” per un artista, specie in ambito musicale. In questo caso il vocabolo calza perfettamente. Burt Bacharach alla veneranda età di ottantasette anni compiuti, e portati benissimo, può concedersi di attraversare le linee del tempo come se non esistessero. Classe e stile purissimo, come dimostra il suo incedere sul palco della Cavea all’Auditorium. La creatura di Renzo Piano è disegnata per questo tipo di eventi, imponente e leggera allo stesso tempo. Il palco ha una prevalenza di luci rosse che fanno da contraltare al look chic di Mr. Bacharach fatto di una giacca celeste e camicia chiara.
Audio
Ottima l’acustica dell’evento che esalta le voci dei coristi che accompagnano le evoluzioni sonore del compositore americano. Le voci cristalline e quasi Gospel delle cantanti afroamericane, ma anche gli uomini emergono con voci cristalline e potenti. Lo stesso Bacharach, pur con gli acciacchi vocali dovuti al passare del tempo, fa la sua parte in Alfie e Raindrops Keep Fallin’ on my head.
Pubblico
La platea era assolutamente variegata. Un concerto di Bacharach è una specie di evento a cui tante persone non vogliono mancare. Ci sono ragazzi che conoscono questi standards attraverso la reinterpretazione di altri artisti. Ci sono divi delle spettacolo che si trovano ad omaggiate un artista gigantesco, paragonabile solo ai grandi compositori come Gershwin. Il pubblico ascolta ammaliato ogni canzone per un concerto che va avanti quasi due ore e alla fine si scompone andando anche sotto il palco ad omaggiate il maestro che stringe mani e fa autografi.
Locura
Conosciuto e divertente, l’aneddoto che riguarda la canzone My Little Red Book. Come racconta lo stesso Bacharach, si trattò del tentativo più forte di tuffarsi nel mondo Rock. Il compositore americano lo scrisse per Manfred Mann, ma non fu un gran successo, anzi. Allora il pezzo fu ripreso dalla mitica band californiana dei Love di Arthur Lee, che cambiano accordi e arrangiamenti lo trasformarono in un vero e proprio classico del rock psichedelico di fine anni sessanta. Poteri e stranezze della musica.
Momento migliore
Davvero difficile scegliere il passaggio più bello in due ore di concerto che scorrono di filato tutte a un livello artistico eccezionale. Mi affido allora alle sensazioni personali e non posso esimermi dall’indicare il primo medley di classici. Io lo definisco il periodo inglese di Bacharach. Quello in cui è affascinato dalla voce soul e unica di Dusty Springfield. E allora fanno ancora emozionare pezzi come Wishin’ e Hopin’, This Guy’s in Love with You, Say a Little Prayer e soprattutto (There’s) Always Something There to Remind Me. Immortali.
Conclusioni
Sembrava di essere in uno di quei film con Michael Caine di fine anni sessanta. Così è Burt Bacharach, capace di dare significato e profondità anche agli aspetti più effimeri e leggeri. Questo lo distingue dai grandi compositori americani degli anni trenta. Fortunati e decisivi sono stati anche i suoi incontri con due grandi dive e interpreti Pop e Soul come Dionne Warwik e Dusty Springfield che hanno contribuito a incastonare nel tempo le parole e musica del compositore americano. E da segnalare la classe e lo stile con ancora, a distanza di cinquanta anni dalle sue prime avventure musicali, accompagna in giro per il mondo le sue opere d’arte. Perché di questo si tratta, senza esagerare: opere pop, non solo musicali.