Cio D’Or – All In All

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A diciassette anni è parte integrante in una Jazz band di sette elementi, per poi decidere di analizzare il suono da un altro punto di vista: quello della danza. Fonda un duo dedito al balletto, curando il progetto nei minimi particolari, coreografie comprese. Le sue sono esposizioni leggiadre e severe, musicate dalle armonie di Bartok, Strawinsky e Bach. La ragazza è però vorace. Negli anni ottanta si sposta a Berlino dove completa la sua formazione in danza contemporanea, aprendo all’arte, al teatro ed al cinema, con tanti piccoli progetti. Scopre l’elettronica grazie a Brian Eno e David Byrne, cimentandosi ben presto con un linguaggio che la vedrà – a partire dal 2001 come Cio D’Or – diventare Resident Dj presso l’Ultraschall – club di culto della Baviera.

Da quel momento Cio D’Or ha pubblicato un album “Die Faser” e dieci Ep: componendo inoltre nel 2012 una suite per teatro con strumenti orchestrali, intitolata “Distanz“. Oggi, analizzando il secondo album dell’artista tedesca “All In All“, emerge da subito il bisogno mai celato di passare dal crepuscolare al maligno notturno – soprattutto nella prima parte. Un lavoro quest’ultimo, spezzato in due movimenti – “After And Before” e “Floor X” – capaci di edificare dapprima quelle atmosfere ancestrali legate a doppio filo alle esperienze di artisti come Kangding Ray (Qui la recensione dell’ultimo “Solens Arc“) e Ben Frost (Qui la recensione di “Aurora“) durante “Tomorrow Was Yesterday“, “Now And Then” e “Now Is Ever“, per poi liquefarsi nel secondo tempo.

Floor X è infatti caratterizzato da una prima fioritura in salsa Bleep Techno amniotica – “XXXIII“, “XI” – capace di rallentare il battito cardiaco a favore di un’ipnosi regressiva graduale, fin dentro la placenta. Luogo dove i battiti aumentano, amplificati dal caldo grembo materno di una Techno che si fa misteriosa e battente “XLIV For Mike“, ed infine rivelatrice “XXII“. Un’opera emotiva, viscerale, a tratti poetica.