Girls Names – Arms Around A Vision

Acquista: Voto: (da 1 a 5)

“I hate you all. You and your friends, are not friends of mine.”

E dire che al primo ascolto, il nuovo disco di Cathal Cully e soci, sembra improntato su di un certo ottimismo. E rispetto ai precedenti lavori della band, sicuramente lo è – almeno a livello di sonorità. Ma non bastano l’utilizzo dell’organo, dei synth, di un numero imprecisato di microfoni da far impallidire il wall of sound, a nascondere l’urgenza. Ansia e frustrazione per la quotidianità rappresentano il territorio dal quale il disco scaturisce: lo studio di registrazione come rifugio ed allontanamento volontario dal ribollire esterno. Nessun producer nei paraggi, d’altronde Martin Hannett è morto ed arrangiarsi costa meno quando devi contare fino all’ultimo centesimo per riuscire a pagare l’affitto. Dovrebbe essere il contrario, e invece, signori, suonare costa.

“Most guitar music now is just a playground for the rich middle classes”

Questa volta la voce di Cully suona limpida, sicura nel raccontare un percorso artistico legato a doppio filo alla sua esperienza personale. A farla da padrone sono la frustrazione kafkiana – A Hunger Artist – ed un certo nichilismo di matrice post-punk – Chrome Rose -, amalgamati da un’estetica che verte sul concetto di “amore” inteso come “pura bellezza”, senza la quale niente ha senso di esistere – Exploit Me.

Arms Around A Vision è come afferma la stessa band, il loro disco più maturo, l’opera nella quale per la prima volta si mettono in gioco completamente: in cui si manifestano rispolverando quel post punk Inglese tanto caro ai contemporanei Horrors.

In uscita il due di ottobre per Tough Love, il disco apre un tour della durata di due anni, al termine del quale i Girls Names torneranno in studio. Ad attenderli un bivio, la scelta più importante per una band matura: la rinascita o la senilità. E noi, ovviamente, li aspetteremo al varco.