Jenny Hval – Apocalypse, girl

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Quando ascoltai per la prima volta Viscera, l’effetto fu di subitanea pace dei sensi. La melodia della voce sublime e pochi accordi di chitarra a musicare un esordio magistrale: dato alle stampe nel 2011 è il primo disco in cui Jenny Hval utilizza il suo vero nome, abbandonando il moniker rockettothesky. Nel 2013 Innocence is Kinky cambiò le carte in tavola, e i gorgheggi eterei diventarono provocazione, aggressività, sia nella musica che nei significati.

Oggi, con Apocalypse, Girl, Jenny vuole mettere I puntini sulle i. Il disco, uscito per Sacred Bones, vanta notevoli collaborazioni: Lasse Marhaug — Sunn O))) — come producer, Thor Harris — Swans — alla batteria.
Le premesse sono autoesplicative: Apocalypse, girl non è un ascolto facile. Dietro le melodie minimali che sfociano nel pop e l’interpretazione ironica, la Hval cela un mondo di incertezza e di inquietudine.

Il disco si apre su tematiche che riprendono in parte quelle di Innocence is Kinky – identità di genere e sessualità femminile libera dalle dinamiche capitaliste.

Statistics and newspapers tell me I am unhappy and dying, that I need man and child to fulfill me, that I’m more likely to get breast cancer. And it’s biology, it’s my own fault, it’s divine punishment of the unruly.

Prendendo ispirazione dalle opere di grandi artisti – Bergman e il suo PersonaMette Moestrup, da cui mutua la frase di apertura di Kingsize, Francis Fukuyama e la sua “end of the history” –, Jenny Hval mette in musica un potente affresco della società.

You say I’m free now, that battle is over, and feminism is over & socialism’s over. Yeah, I say I can consume what I want now.

Sarcasmo ed invito all’autoanalisi: parla di se stessa, di ciò che vive e che vede, con l’obiettivo di spingere l’ascoltatore ad esaminarsi in prima persona, a mettersi in gioco. Self-doubt, it’s what I do. E se Jenny Hval dubita di se stessa, noi sicuramente no: Apocalypse, girl ha tutte le basi per lasciar presagire un percorso crescente da parte dell’artista, collocandosi meritatamente tra le migliori opere del 2015.