108 – Threefold Misery

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New York, anni novanta. L’Hardcore della grande mela è ormai leggenda. I padri fondatori, Agnostic Front, Cro-Mags, Sick Of It All, Youth Of Today e Gorilla Biscuits, hanno lasciato un solco indelebile negli eighties: tanto a livello etico – penso alla nascita dello Straight Edge in opposizione alle tante morti causate dalla preoccupante diffusione delle droghe pesanti all’interno della scena –, quanto a livello compositivo. Un solco poggiante sulla furia ed il diniego nei confronti di un contesto votato all’abuso, allo stupro seriale di corpo e mente. Non rappresenta dunque motivo di stupore, il progressivo avvicinamento da parte delle fasce più giovani di appassionati – di genere – nei confronti della spiritualità. Molto probabilmente, quello di cui i giovani Punk-Rockers andavano in cerca, era qualcosa che rimanesse distante dall’asservimento nei confronti di qualsiasi entità suprema; piuttosto, la loro era una spontanea curiosità verso l’osservazione della propria anima.

Una curiosità che in qualche caso cominciò ad essere nutrita dalla frequentazione dei centri ISKCOM presenti nella metropoli. E questa probabilmente fu anche la molla che spinse i 108 nell’approfondire certe dinamiche spirituali parallelamente ad un discorso di ricerca sonora.

Per meglio comprendere la portata culturale della ricerca svolta dal combo capitanato da Robert Fish, basti dare una veloce lettura al volantino di presentazione che la band rese noto agli albori del progetto:

“Direct expression. Bypass mind. Bypass intellect. Self to sound. Against the dead trend. The robot me. The modern social entity stripped of color and vibrancy. Not philosophy. Not religion. True self expressed in sound.”

Del resto i 108 hanno significato un sacco di cose diverse per un sacco di persone, oltre ad aver rivoluzionato il modo di fare HardcoreThreefold Misery è il terzo e più completo lavoro della band, che segue l’esordio Holyname (1993) e Song Of Separation (1994). Un monumentale connubio fra quanto di più interessante ci fosse mai stato all’interno della scena. Parliamo dei Cro-Mags che incontrano i Cause For Allarm, della Equal Vision Records che va a braccetto con la Lost And Found, di mantra e sciabolate brutali, dei Black Flag portati all’eccesso. Un clamoroso esempio di come si possa fare avanguardia in campo estremo. Tutto, all’interno dell’opera è implementato da un’urgenza che trova nelle urla sguaiate di Robert Fish il linguaggio per descrivere un disagio che diventa ricerca disperata della verità. Una macina che tritura tutto quello che trova sul proprio cammino, ma senza disprezzo. Che affronta in maniera diretta tematiche che vanno dalla politica all’etica, emotive ed intellettuali, proprio come Arjuna affronta i propri cari sul campo di battaglia nella Bhagavad Gita. Il disco Hardcore più brutalmente ispirato uscito nei novanta, forse il migliore del suo tempo.