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Settembre 2016 | One Little Indian | thecomputers.com | ![]() |
Cos’è cambiato nei The Computers dalla prima uscita discografica con la One Little Indian (This is The Computers, del 2011), all’ultima Birth/Death? Molto. Apparentemente sembrerebbero essere due band diverse accomunate solo dalla ragione sociale, in realtà a cambiare sono state solo le percentuali dei generi musicali dai quali sono influenzati all’interno degli album. Mentre nel primo episodio è stata una certa attitudine Punk a focalizzare l’attenzione; con il secondo “Love Triangles Hate Squares“, l’avanzata di svariati canovacci riconducibili ai dettami del Blues, del Rock’n’roll e in parte del Soul, è stata inesorabile.
Con questo terzo “Birth/Death“, i The Computers mettono invece in scena un tripudio di Soul, che sposa sia le asprezze del Rock’n’roll che le melodie più Pop: tutto in favore del groove. Sebbene questo percorso risulti alquanto inusuale e porga il fianco a svariate perplessità – quale sarà la loro vera forma? –, il risultato lascia intravedere una versatilità importante. Forse, la risposta al quesito di cui sopra si cela dietro l’inserimento di James Mattock alla chitarra e Thomas McMahon al basso (già dall’album precedente) – innesti capaci di spostare la bilancia in direzione di queste nuove sonorità.
Il pianoforte diventa così una costante importante (“Weighted Down”), mentre il largo uso dei cori ammicca in direzione delle dinamiche Soul più consolidate (“Birth”). Anche la voce portante, quella di Alex Kershaw, smorza la propria aggressività: abbracciando un andamento melodico di cui il nostro sembra padroneggiarne ampiamente i tratti. Quello che però segna con maggior vigore il nuovo corso, risiede nel taglio assegnato agli arrangiamenti di chitarre e basso – che prese singolarmente si avvicinano alle ritmiche proprie del Funk (“What’s The News? Here’s The Blues”, “NYE”).
La svolta Pop alterna brani interessanti in questa direzione (“Pound for Pound”) ad episodi più articolati, come “Crucifixed on You” capace per un attimo di ridestare l’impianto Punk-Rock che fu. Possiamo considerare Birth/Death come il secondo album di “nuovi” The Computers, un lavoro capace di segnare un passo avanti rispetto al suo predecessore, manifestando una cura dei brani inedita a discapito dell’urgenza che li caratterizzò agli albori. Resta comunque un buon lavoro quello della band di Exter (UK) e desta curiosità vedere come faranno conciliare dal vivo i vari aspetti dei loro repertori differenti tra loro.




