Alla ricerca di un posto migliore con i “Tomorrow The Rain Will Fall Upwards”

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Vladimir Vladimirovič Nabokov
è sempre stato incline alla metafora, all’ibrido culturale; sarà per via di quel suo approccio sempre crudo e disilluso che già dagli anni ’50 lo rese famoso grazie al testo “Lolita” – la storia pedofilo/incestuosa da cui, qualche anno più tardi, Stanley Kubrick trarrà ispirazione per la sua pellicola: Lolita (1962). Ma Nabokov era anche cintura nera di aforismi. Il più famoso: “Non essere in collera con la pioggia, lei non sa come cadere verso l’alto“, sembra fare al caso nostro. In realtà, lo scrittore Russo voleva solo intimare al lettore di prendere le cose come vengono: leggerezza che probabilmente non possiamo permetterci al giorno d’oggi. Inoltre, se ci pensate un attimo, è proprio quello a cui tendono i maggiori sistemi politici odierni – lascia fare a noi, risparmierai tempo, energie, e ti promettiamo che non ti tornerà indietro sotto forma di cetriolo.

I compagni Tomorrow The Rain Will Fall Upwards non ci stanno, prendono la palla al balzo e ci sparano un disco “politico” che va ad inserirsi a parete nella segreteria del Partito Comunista Della Federazione Russa, fra i ritratti di Zjuganov e Dugin. Il mood è: celebrare i tentativi storici da parte della sinistra nell’ottica di creare un mondo migliore – se state anche voi pensando alla faccia di Veltroni, sappiate che qui s’intende altro.

Dopo il 10″ How Great A Fame Has Departed ‎(2014) i nostri tornano – sempre sotto l’etichetta berlinese Blackest Ever Black – con un album perturbante, capace di muoversi sul territorio europeo (stilisticamente parlando) proprio come lo spettro di Marxiana memoria. E se davvero un giorno la pioggia cadesse verso l’alto? S’interroga la band, probabilmente consci del fatto che non cambierebbe nulla: rimarremmo comunque bagnati! – per di più con una netta predominanza delle zone inguinali. E allora ecco arrivare in nostro soccorso “Wreck His Days” con il suo fascino splendidamente misterioso: abile nel riprodurre quel time-lapse costante di caos distante, schermato ma vivido. Immerso in una coltre di fumogeni da rivolta.

Parliamo dell’esempio lampante di come si possa e si debba fare musica Elettronica nel 2016 al netto delle tante derive qui contenute. Post-Dub, Ambient e Death Jazz – quest’ultima, la nuova sfavillante etichetta che vi appioppo senza rimorsi –, in favore della lotta contro un mondo ormai fondato sull’ego sociale (e social), impotente nei confronti delle diversità e sempre più votato al conservatorismo. Così ecco emergere nel brano “Rosa / Kollontai” – omaggio a Alexandra Kollontaj e alla marxista Rosa Luxemburg–, quel fil (quantomai) rouge capace di abbracciare l’intera opera, ovvero:

Wreck His Days è dedicato a: “Tutte le donne che nel corso della storia hanno combattuto contro l’odio e dedicato la propria vita per rendere il mondo un posto migliore.

Che se per caso siete di drogati di Serie Tv come chi vi scrive, troverete insostenibile e curioso al contempo il parallelo con la Silicon Valley di Mike Judge: questo nell’ottica descrittiva incentrata sul cosa s’intenda oggi per “posto migliore” – eh! perché nella serie televisiva è proprio questa la frase che viene usata come conclusiva di ogni presentazione (di prodotto) al grande pubblico: anche se in realtà qua le responsabilità andrebbero tutte addebitate a quel Jobs Steve che non più tardi di qualche anno fa ha deciso di inserire nei nostri guardaroba un computer. Parole vuote e telefonini carichissimi.

tomorrow-rain_wreckPerché dovreste ascoltare un disco del genere? Perché “Ay Carmela” – rivisitazione di un classico sulla guerra civile spagnola – si propone come viscerale spaccato emozionale per synth e percussioni inquietanti. Perché le voci sullo sfondo di “I Beat As I Sleep As I Dream” – pezzo che non sfigurerebbe all’interno di un lavoro a firma Ben Frost – rimandano alle suffragiste Britanniche Lydia Becker e Millicent Fawcett, perché c’è il Jazz marcio di “Ghost From The Coast” – che vagamente ricorda i pattern riconducibili alla colonna sonora di Twin Peaks – ed i campionamenti esotici di “Reverberasia“. Ma più schiettamente, perché se nel 2016 non siamo ancora in grado di fottercene della direzione da cui proviene la pioggia, non potremo mai agire liberamente, figuriamoci cambiare le cose – e so benissimo che a molti di voi il cambiamento spaventa.

Info:
http://blackesteverblack.com/

 

Data:
Album:
Tomorrow The Rain Will Fall Upwards ‎– Wreck His Days
Voto:
51star1star1star1star1star