Dopo avervi parlato dell’ottimo esordio “Pensieri Parole Opere Omissioni” della band pescarese, abbiamo deciso di approfondire la conoscenza di Vania, Gino e Damiano in arte Isterica.
Partiamo dal titolo del vostro album: “Pensieri parole opere omissioni”. Uno stralcio di preghiera cristiana ripreso dal “Confiteor”. Come mai questa scelta?
L’album affronta con forte vena sarcastica e non troppo velato disagio, tutte quelle tematiche che imbruttiscono la nostra quotidianità, anzi potremmo quasi definirlo una monografia di una società malata. Pensieri Parole Opere Omissioni è il nostro atto di dolore: facciamo tutti parte di questa giostra difettosa, di conseguenza siamo tutti un po’ colpevoli. “Siamo un po’ tutti sbagliati” come diceva Gaber. Secondo noi ognuno ha le sue colpe e ognuno nel suo piccolo può e deve adoperarsi per migliorare le cose.
Riguardo i pensieri e le parole: in quali contesti e in quali circostanze di vita è maturato il carburante per le liriche del gruppo?
Il carburante è la vita stessa, in Pensieri Parole Opere Omissioni ci sono le nostre vite con le difficoltà, i dolori, le paure, qualche gioia e la rabbia di tutti i giorni.
Quanto alle opere: nell’ascoltare il vostro disco, le suggestioni spaziano dai Prozac+ ai Sick Tamburo, dai CCCP ai White Lung, da Giorgio Canali & Rossofuoco indietro fino agli X. Quali sono stati i dischi punk che vi hanno formato? E quali, invece, i dischi non punk?
E’ Sempre difficile fare una lista perché si finisce con il tenerne fuori molti, ad ogni modo tra i tanti diremmo: Affinità – divergenze fra il compagno Togliatti e noi (CCCP), Punk ( Decibel) London calling (Clash), Rocket to Russia (Ramones), Los Angeles (X). Non Punk: White album (The Beatles), Nevermind (Nirvana), Kaleidoscope (Siouxsie and the Banshees), Storia di un impiegato (De Andrè), I buoni e i cattivi (Bennato), La voce del padrone (Battiato).
Passiamo alle omissioni: quanto c’è di “non detto”, ammesso che ci sia, in un disco punk viscerale e diretto come il vostro?
Pensieri Parole Opere Omissioni come dici tu è un disco diretto e viscerale, dove tutto viene sbattuto in faccia senza pensarci troppo su, quindi crediamo di non aver omesso nulla, forse qualche parolaccia di troppo…
Le vostre canzoni affrontano tematiche sociali, politiche, ed esistenziali, ma al tempo stesso non disdegnano una certa voglia di melodia. Perché. secondo voi, è giusto coniugare questi due aspetti, rabbia e melodia. tenendo conto che il secondo è visto con orrore dai puristi del Punk.
Perché la melodia è forse la cosa più interessante che appartiene a noi Italiani musicalmente parlando e riteniamo possa maggiormente distinguerci fuori dai confini italici.
Che idea vi siete fatti della situazione politica italiana, europea, globale? Meglio, che idea del mondo può farsi un gruppo Punk al giorno d’oggi, in cui sembra che una forte posizione critica sia costantemente compromessa da pragmatismi di comodo, dal “tutti hanno ragione quindi nessuno” e via dicendo?
Se partissimo con il dire che tutti hanno torto forse avremmo anche uno spiraglio di speranza, ma siamo talmente stupidi che il voler aver ragione a tutti i costi ci ha portato a giustificare tutta la nostra scelleratezza.
In definitiva, nell’era dell’appiattimento culturale e della pluralità di facciata, che segno può ancora lasciare una band che va controcorrente?
Nessuno! Ormai in radio, in tv, nei social il politicamente corretto la fa da padrone, se sei diverso vieni totalmente emarginato spesso anche dalle realtà indipendenti perché alla fine contano solo i numeri e quindi il profitto.
Potete parlarci delle vostre esperienze musicali passate? Cosa avete tenuto e cosa avete abbandonato in questo nuovo percorso?
Veniamo tutti (eccezion fatta per Vania che non ha avuto altre esperienze musicali) da realtà indipendenti, Santo Niente, The Fiftyniners, Rockin Riot, il che vuol dire garage adibiti a salaprove, centri sociali, tanti chilometri, un po’ di gloria da stronzi (cit.) e pochissimi soldi. In questo nuovo percorso abbiamo sicuramente mantenuto la coerenza e la rabbia di vivere di musica indipendente, abbiamo abbandonato, invece, tutto il resto, etichette, agenzie di booking ecc. ecc. in pratica non dobbiamo rendere conto a nessuno dei nostri fallimenti.
Gli Isterica in qualità di musicisti come sbocciano? Raccontateci del vostro “primo” incontro con lo strumento.
Come la maggior parte di tutti quei ragazzini brufolosi che si avvicinano ad uno strumento, lo vedono suonare da un amico, in un concerto oppure in tv e pensano:”cavolo se può farlo lui perché non posso farlo io?!?”
Qual è stata, sempre che vogliate parlarne, l’esperienza più assurda che avete vissuto facendo concerti?
Non vogliamo parlarne semplicemente perché sono episodi legati ad altre band, pertanto troviamo sia più saggio e dignitoso stendere un velo di omertà.
Cosa rappresenta “Nina”, il personaggio della traccia omonima?
Nina è una persona legata ad un periodo difficile vissuto da noi.
“Uomo” è un brano che parla di un rapporto in cui il più debole deve prevaricare l’altro per sentirsi il più forte. Pensate che la figura del maschio violento si sia radicalizzata negli ultimi anni all’interno della società, o che invece sia una tara psico-antropologica che tende a ripetere il medesimo schema in epoche diverse? Insomma, natura o cultura? O tutti e due?
Questa è una bella domanda. Non crediamo che la natura abbia colpe in tal senso, la prevaricazione e la violenza sono distorsioni mentali che si manifestano quasi esclusivamente negli esseri umani, forse anche a causa di una frustrazione di fondo. Certo è che non si può nemmeno dire che sia solo un discorso culturale, altrimenti non potremmo spiegare perché i fenomeni di violenza aumentino negli anni invece di diminuire anche li dove dovrebbe esserci una situazione socioculturale più elevata.
Nel brano “Migranti” affrontate il torbido legame fra razzismo, disinformazione, e propaganda politica. Come pensate che si possa sciogliere questo legame, almeno qui in Italia?
Almeno qui in Italia? Qui in Italia è veramente difficile, perché l’Italia è una nazione razzista e la nostra difficile situazione economica accompagnata da un’ appropriata disinformazione non può che peggiorare le cose. Fino a quando sentiremo frasi del tipo “io non sono razzista però…” a nostro modo di vedere non avremmo alcuna speranza, perché il vero problema è tutto dietro quel però.
L’ultimo brano del disco, “Isterica”, porta il nome della band, ed è anche uno dei pochi a suonare più spensierato, fra pop-punk e surf-punk: Perché avete deciso di metterlo alla fine? E come nasce invece il nome del gruppo?
Esattamente, è un po’ come tirare i remi in barca dopo aver remato per diverso tempo controcorrente…prendi fiato, fai mente locale e dici a te stesso:”Forse smetterò..”. Passate una giornata in compagnia di Vania e capirete il perché del nome…
Ultima domanda: quali sono i prossimi passi, e se avete già in cantiere altri progetti discografici
Di sicuro faremo dei live, perché dire le cose in faccia è decisamente più divertente che dirle ad una parete di uno studio, nel frattempo stiamo già provinando alcuni pezzi per un nuovo lavoro discografico.
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