Julie’s Haircut – Invocation and Ritual Dance of My Demon Twin

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Avete presente quel luogo comune secondo cui una band dà il meglio di sé nei primi tre dischi e il resto è solo ordinaria amministrazione? Ecco, quel vecchio adagio non vale di sicuro per una band come i Julie’s Haircut, e questo nuovo lavoro, il settimo addirittura, sta qui a testimoniarlo.

Una carriera lunga e corposa quella del gruppo romagnolo. Iniziata oltre quindici anni fa, battendo terreni già prepotentemente psichedelici, nel tempo li ha visti alle prese con una gamma di sonorità che dal Garage arriva a toccare il Noise. Oggi, tutta l’esperienza accumulata nel tempo – grazie ad incontri e suggestioni con musicisti aperti a nuove sollecitazioni – gioca a favore di Luca Giovanardi e soci.

Un percorso che aveva già trovato nel precedente “Ashram Equinox” – in cui si trovano già molti degli elementi che andranno a caratterizzare questo nuovo lavoro – un ottimo punto di approdo, nel quale grande è l’influenza dei personaggi con cui i Julie’s Haircut si sono interfacciati nella loro carriera. Primo fra tutti Damo Suzuki, vera e propria leggenda vivente; artista poliedrico e inesauribile fonte di ispirazione – non a caso protagonista fugace con i Can di quella stagione “Kraurtrock” che tanto sembra permeare gli ultimi lavori dei Julie’s Haircut.

Grazie all’esperienza maturata in seno al proprio “network”, troviamo costante nella produzione del gruppo una straordinaria libertà espressiva: frutto di quella capacità d’improvvisazione che rappresenta parte integrante del processo compositivo. Un flusso libero e creativo, che però nel nuovoInvocation and ritual dance of my demon twin viene incanalato sapientemente: anche grazie alla prestigiosa collaborazione con la Rocket Recordings.

Nella musica dei Julie’s Haircut continua così ad essere preponderante l’elemento ossessivo, tipico di certi brani motorik dei Settanta, qui arricchito d’ingredienti inediti. La qualità e la cura nel dettaglio rimane costante per tutto il disco; a partire dalla prima, lunghissima, suite di oltre dieci minuti (“Zukunft”) capace di mettere fin da subito le cose in chiaro sulla natura dei brani che lo compongono.

Ciascun brano rappresenta una componente di un flusso sonoro unico, apparentemente ininterrotto. Un punto di netta maturazione, che vira in direzione di un nuovo approccio testuale; come nel caso di “Salting Traces” – brano nel quale fa capolino la tematica sociale dei flussi migratori. Fondamentale, in questo nuovo corso, l’inserimento di Laura Agnusdei al sax: ingrediente che da tempo i Julie’s Haircut stavano cercando per arricchire l’amalgama psichedelica con un tocco jazzy. Altra costante, l’elemento orientaleggiante presente in brani come la splendida “Cycles” e la conclusiva “Koan”: nella quale fa capolino anche la voce femminile del membro fondatore Laura Storchi. L’innesto più frequente delle voci, tra l’altro, dona una forma più delineata ai pezzi, senza che per questo sconfinino nel territorio della forma-canzone, decisamente alieno all’immaginario della band.

Insomma, quello che vi davamo in apertura era in realtà un vero e proprio consiglio: venite a deliziare le vostre orecchie con questi nuovi ma sempre raffinati, psichedelici, sperimentali (ma per nulla scontati) Julie’s Haircut.

Data:
Album:
Julie's Haircut - Invocation and Ritual Dance of My Demon Twin
Voto:
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