Black Lips – Satan’s Graffiti Or God’s Art

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Andare a discutere di precetti religiosi in merito al nuovo lavoro di una band come i Black Lips, fortemente influenzata dalla Punk-Rock music, può sembrare un’operazione blasfema al contrario. Insomma, da un punto di vista laico, cosa rappresentano gli insegnamenti – in questo caso cattolici –, se non un vademecum basato sull’esperienza tramandata nei secoli?

Nulla di talebano (passateci il termine), piuttosto un modo per analizzare le dinamiche di comprensione dell’essere umano in rapporto ad una presunta crescita spirituale e coscienziale. Lo sa bene Jared Swilley, bassista e membro fondatore della band di Atlanta. Lui, cresciuto in una famiglia di predicatori, oggi – in realtà da qualche tempo – intento nello scendere a patti con il passare del tempo, la crescita, anche artistica. Insomma, ad un certo punto dev’essere che ti accorgi della caducità di certi stereotipi Punk – pensiamo a quello arcinoto à la Sid Vicious –, e dell’inutilità di svariati atteggiamenti.

Per Jared oggi tornano buone come non mai le invettive dei Crass, figlie di un approccio alla materia votato alla comprensione ed al libero scambio di idee: su come trattare con intelligenza e comunicare reciprocamente. “Peace & Anarchy” direbbe Steve Ignorant. La liberazione attraverso la ribellione, muta così in una sorta di liberazione che passa necessariamente attraverso l’accettazione. Porgi l’altra guancia. Amen.

Ché la vita è già abbastanza dura di suo, e se, com’é vero, tutti abbiamo bisogno di una valvola di sfogo/qualcosa in cui credere, va benissimo abbracciare filosofie profonde come anche il più risoluto Rock’n’roll. L’importante è probabilmente rendersi conto che tutti abbiamo gli stessi bisogni primari, oltre ai quali si ergono necessità altrettanto importanti come appunto quella di sentirsi parte di un gruppo. Siamo animali sociali.

Detto questo, è sicuramente vero che l’arte aiuta ad ammorbidire questo processo, e come dicono gli stessi Black Lips: “È così liberatorio quando puoi godere di ciò che altre persone creano. È un ottimo modo per creare empatia. È una cosa bella“.

Satan’s Graffiti Or God’s Art, ottavo disco dei Black Lips, in questo senso risulta didascalico fin dal titolo. Si riferisce ad uno di quei messaggi spesso tramandati dalle chiese pentecostali, ma che nel contesto in cui è posto può assumere significati molteplici. Un discorso legato anche all’interpretazione personale dell’arte e del mondo in genere, non privo di messaggi malcelati legati al fatto che sì, tutto è opinabile, ma l’importante è prodigarsi nel tentativo di comprendere l’altro.

La genesi dell’album vede però un assunto legato alla variazione della lineup, che qui presenta – oltre alla decisione di registrare nello studio Losangelino di Sean Lennon (il figlio di John Lennon e Yoko Ono) –, l’avvicendamento alle pelli fra il batterista storico della band Joe Bradley – riluttante all’idea di una collaborazione con il figlio di Lennon –, e Oakley Munson.

Considerato dagli stessi Black Lips un album da “Do Or Die” – “era giunto il momento di fare qualcosa di veramente sopra le righe, o non essere più una band”, diranno –, Satan’s Graffiti Or God’s Art, si rivela in realtà un album di grande respiro (18 brani), capace di abbracciare buona parte delle influenze e delle intuizioni che i nostri, fin primi splendidi lavori, hanno rielaborato in seguito.

Pensiamo al brano di denuncia anti-nazista “Crystal Night“, un vero Pop Atnhem di matrice wilsoniana (Brian), cantato dal frontman Cole Alexander in compagnia del sassofonista della band Zumi, che è ebreo. Oppure all’entrata in grande stile dei fiati nella successiva “Squatting In Heaven“, roba mutuata dai grandiosi Fleshtones. Il singolo “Occidental Front“, così barricadero nel suo approccio ad un Garage-Punk portato all’accesso dall’incedere al trotto (Western) delle percussioni, serve da viatico alla ben accolta (dal pubblico) “Can’t Hold On“, che impasta Psichedelia e Garage in un grido disperato. In Satan’s Graffiti Or God’s Art troverete inoltre perle (anzi sassolini) di Acid-Psych (“We Know“), il Cow-Punk di “Lucid Nightmare”, ed il Blues drogato di “Come Ride With Me“.

Tutto per non tradire la propria fede: nella vita, nell’interazione con il prossimo (in maniera risoluta), nel Rock’n’roll. Un disco splendido, un messaggio necessario.

Data:
Album:
Black Lips - Satan's Graffiti Or God's Art
Voto:
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