Sick Tamburo – Un Giorno Nuovo

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“Scienziati studiano cose, tra queste cose ci siamo anche noi.”

Penso che la critica musicale a volte sia impotente di fronte a fenomeni possenti e inspiegabili come i Sick Tamburo. In fondo non è passato tanto dall’intensissimo “Senza vergogna” che a suo tempo, ancora una volta, aveva sorpreso molti. Ho deciso di impegnarmi: mi soffermo e riascolto – anche adesso e con attenzione – le cose passate, ma non riesco a ricordare nulla di deludente che sia stato concepito da loro.

Penso al primo album, omonimo, che ha al suo interno rarità del calibro di “Parlami per sempre“ o ad “A.I.U.T.O.”, di qualche anno dopo, e le storie malate di “La mia mano sola”. “C’è freschezza nell’aria” cantano in questo nuovo album Gian Maria Accusani ed Elisabetta Imelio – che in copertina, nei panni di Mr. Man e Miss Understanding, sullo sfondo di una esplosione atomica, si scambiano una rosa – ed è questa la sensazione che si avverte quando le prime note di “Un giorno nuovo” penetrano nelle orecchie: aria fresca in un paesaggio post-atomico.

Negli anni mi sono spiegato molte cose: cambi di formazione, improvvisi abbandoni, rimescolamenti all’interno di band che hanno fatto la storia. Ricordo quando Dave Navarro, chitarrista dei Jane’s Addiction, sostituì in “One hot minute” il chitarrista storico dei Red Hot Chili Peppers, John Frusciante. Penso, un esempio su tutti, all’emblema indiscusso del sapersi reinventare: Dave Grohl che fonda i Foo Fighters e riesce a stare in piedi e a creare qualcosa di sensato dopo l’irripetibile e ingombrante esperienza da batterista dei Nirvana. Oppure, nella dimensione più ridotta di una realtà musicale nazionale, mi viene in mente la confusa matrioska dei gruppi pordenonesi degli anni ‘90.

I Prozac+ sono stati, per il sottoscritto, l’inizio di un amore per le cose indipendenti nostrane che dura ancora oggi e da quasi venti anni. Non per nulla la musica indipendente italiana contemporanea, quindi post CCCP Fedeli alla linea, CSI e Diaframma – mi si passi la semplificazione – inizia con alcuni album imprescindibili come “Testa plastica” dei Prozac+, “Piccolo intervento a vivo” dei Tre allegri ragazzi morti, “Catartica” dei Marlene Kuntz (di qualche anno precedente a “Il vile”) e “Germi” degli Afterhours (seguito poi da “Hai paura del buio?”, altro grande album della band milanese). Le etichette indipendenti di riferimento di quegli anni erano Vox Pop, Consorzio Produttori Indipendenti e Mescal, da cui uscirono poi band importantissime che non staremo ad elencare qui per ovvi motivi di spazio.

Tornando a noi, è rilevante ricordare come i frontman dei primi due gruppi citati sopra, Davide Toffolo per i Tre allegri ragazzi morti e Gian Maria Accusani per i Prozac+, siano legati indissolubilmente – oltre che dal comune piacere di suonare mascherati – dalla stessa città di origine, dal medesimo passato e dalla militanza nel progetto Futuritmi, band new wave attiva negli ’anni 80 all’interno del movimento artistico pordenonese Great Complotto.

Ma cosa è successo ai Prozac+? In un’intervista fatta a Gian Maria Accusani nel 2009 si leggeva: “I Sick Tamburo sono, in qualche modo, un side project dei Prozac+”. In quegli anni si parlava di una continuazione del progetto Prozac+, ma dopo questo “Un giorno nuovo” il side project pare diventato a tutti gli effetti il main project, senza nulla togliere ai buoni vecchi Prozac+ e ai vari progetti firmati Eva Poles (ex cantante dei tre di “Acido Acida”). E non sembra un caso che la seconda traccia del disco sia “Sei il mio demone” in cui Accusani canta: “sei il mio angelo e ti voglio, sei il mio demone e ti voglio” e che potrebbe essere la giusta risposta ad “Angelo” dei Prozac+.

Qualche istante per riprendersi da due brani emotivamente aggressivi ed ecco di seguito “Oltre la collina”, in cui si sente ancora vivido il ricordo di “A.I.U.T.O.”, in un brano che ha l’aspetto di ballata delicata, ma che è contraddistinto da strutture melodiche solide. Le stesse melodie che caratterizzano un po’ tutto il lavoro dei Sick Tamburo: armonie di esperienza, schizofreniche e piacevoli. “Perdo conoscenza” e “Con prepotenza” poi soddisfano ancora di più, perché ci invogliano a pensare che si possa essere davanti al lavoro in assoluto più maturo della band. I testi sono un continuo sali e scendi e alternanza di alto e basso, sacro e profano, romanticismo e carnalità: “Entra piano ed usa bene le ore, farmi star bene fa star bene anche te”. Le parole toccano tematiche corporee, legate alla malattia vuoi fisica vuoi mentale, come in “Dedicato a me”. Ma è in “Meno male che ci sei tu” che si avverte come un artista possa mantenere la propria identità però innovando e osando – anche grazie alla presenza nel brano dell’inconfondibile voce di Francesco Motta.

Le cantilene scostanti e blindate che contraddistinguono i Sick Tamburo, qui in “Un giorno nuovo”, si intrecciano alla volontà di sperimentare nuovi suoni e soluzioni armoniche e stilistiche. E in “Ad altro siamo pronti”questa volontà è ancora più evidente:

“Cambia tutto se si osserva un po’ e lo sai che niente è eterno / ci incontriamo raramente ormai ma non scordiamo niente / com’eran belli quei momenti sai oggi si sono persi / e ci abbracciamo e ci lasciamo e poi ad altro siamo pronti / si nasce si muore si prova dolore / si odia si ama c’è gioia e rancore / si arriva si parte per posti lontani / si è luce si è buio si cambia ogni istante / si arriva e si parte”.

La fine apocalittica arriva, sancita da un testo brillante e da un arrangiamento attraente che resta in testa senza però essere mai banale, ne “La fine della chemio”. Non si grida mai al capolavoro, perché sono della ferma convinzione che la perfezione la si raggiunga una sola volta nella vita, forse, e poi più. Quindi è sempre meglio essere cauti. Ma qui è difficile non farsi trasportare da un certo entusiasmo.

Data:
Album:
Sick Tamburo - Un Giorno Nuovo
Voto:
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