[Attenzione! L’articolo contiene valanghe di spoiler]
Doveva essere l’anno scorso, invece è quest’anno. “See you again in 25 years” (diceva Laura Palmer al termine della seconda stagione) salvo rinvii, appunto. Un cast stellare messo a mo’ di specchio per le allodole a disposizione dei detrattori (ovvero tutti): “Troppa gente, troppe star, sarà una porcata”. Un museo del fan service ipotizzato a cui il regista statunitense, osservando i primi due episodi d’apertura, va bellamente in culo – poi magari crolla sul finale/a metà /rimane sui livelli; per il momento le chiacchiere stanno a zero.
Ancora Lynch, dopo lo splendido prequel del 1992 “Fuoco cammina con me“, in compagnia di Mark Frost, che nel frattempo ha fatto uscire (furbamente) i testi “The Secret History of Twin Peaks” (2016)” e “Twin Peaks: The Final Dossier (2017)” – dicono propedeutici per comprendere come certe parti verranno poi edificate: e a giudicare dalla caccia al riferimento malcelato che si sta scatenando in queste ore, l’esperimento è pienamente riuscito.
Il tutto è avvenuto ieri sera alle 3 di notte in contemporanea con gli U.S.A, roba per disoccupati – ovviamente dopo che Sky Italia ha combinato la frittata (ormai ricorrente) di metterli a disposizione nella mattinata di Domenica (fino alle 11:00), impedendo agli appassionati di accedere ai propri social per paura di beccarsi uno spoiler fra i denti (tipo adesso). Noi ovviamente c’eravamo.
Due episodi da circa un’ora l’uno, “The Return Part 1” e “The Return Part 2“, capaci di ridestare il prurito per un mistero mai completamente sopito.
Un ritorno che vede Lynch nel tentativo di giocarsi l’all-in.
Due puntate con dedica – la prima a Catherine E. Coulson (la signora ceppo) e la seconda a Frank Silva (Bob) – dal sapore di distillato lynchiano, nonché summa – lui l’ha definito come il suo testamento dove aver girato il suo ultimo lungometraggio con Inland Empire – gravida di citazioni dalle sue precedenti opere. Si va da Eraserhead (il pavimento della loggia, l’iniziale dialogo in bianco nero, la testa del sicomoro) a Cuore Selvaggio (la camicia di “Bob” Cooper che cita Sailor), passando per tutta una poetica presente nei suoi corti.
E’ un Lynch purissimo e maturo quello che emerge dalle due ore messe a disposizione da Sky Atlantic per l’anteprima, che però non disdegna l’idea di dilatare lo spazio e il tempo della sua creatura verso differenti mete ed altrettanti luoghi metafisici.
Oltre al fatto che il regista intende i 18 episodi come un unico fluire, la novità principale sta nell’inserimento di nuove location (pensiamo a New York e Las Vegas, ma non solo) associate ad una visione d’insieme più cruda che lascia minor spazio agli splendidi intermezzi di Badalamenti in favore di silenzi e suoni legati al contesto naturale. Vengo meglio delineati i meccanismi interni alla loggia nera e avvengono upgrade inaspettati di personaggi cardine: segnatamente il nano. Del resto, fu il regista stesso ad affermare che nel nuovo microcosmo sognante stazioneranno entità: “Molto più terrificanti di Bob“, e non stentiamo a credergli.
Giunti a questo punto, mossi dagli interrogativi cardine che divampano in rete, cerchiamo di fare chiarezza, quantomeno dando una nostra interpretazione agli svariati quesiti emersi.
La nuova forma del nano.
E pensare che l’aveva anche annunciato con le parole: “la prossima volta che mi vedrai non sarò più io“. Detto, fatto. Il braccio sinistro di Mike – già compagno di malefatte di Bob poi redento dopo un’epifania religiosa (cosa che lo porterà a tagliarsi il braccio su cui era impressa l’effige malefica “Fuoco cammina con me“) – dopo essere mutato nel nano (la forma malvagia), oggi compare sotto forma di sicomoro.
L’albero di sicomoro è una specie di fico presente in Egitto, il cui legno in antichità veniva usato per costruire sarcofagi. Sappiamo tutti come già nella seconda serie si parli di dodici sicomori all’entrata della loggia, come del resto la canzone che Cooper sente nell’ultima puntata s’intitola: “Sycomore trees“.
La forma dell’albero, abbracciata da quelle che sembrano scariche elettriche, presenta inoltre un capo riconducibile ancora una volta alla testa del neonato presente in Eraserhead. In questo senso non é peregrina l’associazione biblica a ciò che potremmo ricondurre all’albero della conoscenza, nonché simbolo della crescita (forse previa scissione dalla propria controparte malvagia, che apparirà in seguito) da parte di un personaggio che sembra intento al dialogo propositivo con l’agente Cooper e con il redento Mike.
La scena della caduta di Cooper.
Se con la nuova serie apprendiamo come la loggia detenga proprie regole interne, apparentemente inviolabili – dopo 25 anni si torna dentro –, e quando Cooper s’affaccia, spostando il drappo rosso dell’arcinota tenda per scorgere la sagoma del proprio doppelganger, quello che avviene soggiace alle dinamiche spazio temporali sballate del luogo. Non dimentichiamoci che all’interno della loggia nera il concetto di spazio tempo subisce sbalzi non precisati in avanti ed indietro nel tempo.
Sicuramente il collegamento fra quello che accadrà in seguito e la scena in cui la presenza di Laura Palmer viene spazzata via (dopo aver comunicato nuovamente qualcosa all’orecchio di Dale) da una forza sconosciuta, appartiene a dinamiche riconducibili alla bizzarra fisica del luogo. E’ certo anche che la presenza di quello che si manifesta come doppelganger dell’evoluzione del nano, celi molto probabilmente il rientrante Bob – deduzione a cui si giunge ascoltando la risata che fuoriesce dal sicomoro, questa volta dalla testa gialla.
Il Cooper sulla terra è Bob o no?
È sicuramente il doppelganger del Cooper buono rimasto intrappolato per 25 anni nella loggia nera (quanto il tempo sia stato realmente percepito da Cooper rimane un mistero), termine ormai ultimo di permanenza, ma sul fatto che sia ancora l’incarnazione dello spirito maligno di Bob, abbiamo svariati dubbi.
Nonostante il bad Cooper stia via via somigliando sempre di più al buon e vecchio Frank Silva – capello lungo, sguardo truce e spietatezza –, rimangono i dubbi legati a due fattori:
1. Le entità hanno dimostrato di potersi muovere liberamente fra corpi.
2. Nella telefonata del Motel si intuisce la separazione: intendiamo quella in cui Il bad Cooper si mette in contatto con quello che crede essere Jeffrys (interpretato in precedenza da David Bowie) – forse parlando in realtà con Mike (?)
Il bad Cooper potrebbe essere dunque una semplice copia.
La teca di vetro.
È sicuramente un passaggio spazio temporale che si ricongiunge con la loggia. Del resto, l’intero edificio potrebbe essere stato costruito ad hoc proprio per garantire l’accessibilità nell’esatto punto al portale. La comparsa di Cooper è antecedente l’arrivo della coppia che in seguito avrà un rapporto sessuale e scatenerà l’avvento di un’entità dalle fattezze riconducibili (nella testa) alla nuova versione del nano, ma con corpo diverso: quest’assonanza si ricongiunge con il ritrovamento del cadavere della bibliotecaria che presenta il capo differente dal corpo (maschile).
Nella scena in cui Cooper compare nella teca di vetro assistiamo ad un movimento di rimpicciolimento riconducibile alle fotocamere di un tempo, probabilmente un’allegoria per sottolineare la presenza di universi paralleli.
La creatura che compare dopo il breve passaggio di Cooper e che sembra uccidere i due personaggi in atto amoroso, ricorda nelle fattezze e nella dinamica d’apparizione certe descrizioni presenti nei testi di Frost. L’autore narra dell’incontro tra Milford e Nixon alla base aerea di Homestead. Raccontando di una stanza vuota che osservano attraverso un vetro. All’interno della quale è presente una creatura descritta come: “venisse fuori dal mantello di un mago” che incute terrore per poi scomparire.
Il viso di Laura.
Nella loggia nera dopo il discorso fra una Laura Palmer ed un Dale Cooper evidentemente invecchiati, la donna confessa: “Sono morta, eppure sono viva“, squarciando il proprio viso dal quale fuoriesce una luce fortissima. Potrebbe essere un chiaro riferimento a quella loggia bianca tanto abbozzata quanto mai effettivamente affrontata?
Lo spirito che ascende.
La figura che compare ad un certo punto nella cella di fianco a quella del preside, potrebbe essere quella del suo spirito possessore – perché si, è posseduto.