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12 Maggio 2017 | Hound Gawd! | righteousmind.co.uk |
All’interno di quella nicchia gloriosa che prende il nome di Rock’n’roll tutto è dannatamente difficile, oggi sicuramente più di ieri. Lo è fare un disco, come mantenere fermo il punto sulla propria estetica. Per questo, quando nel 2014 si sciolse la Jim Jones Revue, la precedente e adrenalinica incarnazione del buon Jim Jones, molti rimasero col broncio: anche perché trovatelo voi un act del genere.
Lo scioglimento della Jim Jones Revue va ricercato nelle divergenze musicali in seno alla band, ma anche, in parte, nella sensazione strisciante di aver detto tutto il possibile. Bisognava invertire la rotta, e per fare questo serviva il polso fermo del comandante. Detto fatto.
Per questo, già dopo lo spettacolare live d’addio svolto a Kentish Town di Londra, la mente di Jim Jones ha cominciato a lavorare alacremente sul possibile sequel della faccenda.
Jim si carica in spalla Gavin Jay (basso, contrabasso e b-vox), il batterista Phil Martini e completa la squadra con Malcolm Troon (pedal steel, guitar, b-vox) e Matt Millership (tastiere, b-vox).
Scelte ben precise, come quella della pedal steel guitar e del contrabbasso, che vanno nella direzione di un suono più scuro, maledetto: a cui si aggiungono video promozionali psichedelici e un artwork in bianco e nero – senza contare il titolo dell’opera: Super Natural.
Altrettanto esoterico è il nome della band, preso direttamente da un libro di psicologia – “The Righteous Mind” di Jonathan Haidt.
«Un testo abbastanza pertinente a questi momenti di divisione politica, sul come si riesca a veicolarci (al voto, alle scelte) tramite il subconscio» – J.J
Certo, Jim Jones è un tipo dalle idee chiare – ricordate il concerto in solidarietà alle politiche di Jeremy Corbyn? Beh, c’erano anche Paul Weller e Robert Wyatt –, specie quando si parla di politica o di socialità.
«Dopo la fine della Jim Jones Revue non avevamo un’etichetta, zero soldi, ma un album pronto. La domanda è stata come sopravvivere nel frattempo e la risposta è stata trovata nel lavoro casuale a basso reddito. Non è affascinante, è la fede cieca nella musica» – J.J
Questo è il mantra oggi, per molti se non per tutti. E allora basta rimboccarsi le maniche e attingere dalla propria estetica, e quella dei nostri garantisce fuoco e fiamme.
Per chi vi scrive l’imprinting è stata “Human Fly” a firma Cramps – da ballare a rotta di collo in maniera sconnessa – ma per Jim Jones fu “Big Jesus Trash Can” dei Birthday Party verso i 15 anni: e lui ne ha fatto un utilizzo sicuramente migliore.
Seguono Nick Cave & The Bad Seeds, Stooges, Mc5 e il primo dei Grinderman di cui Jim è grande fan: «in quel disco c’erano i migliori suoni per chilometri e chilometri», dirà.
Queste le coordinate, che emergono in tutto il loro splendore nel primo singolo estratto da Super Natural, quell’Heavy Lounge # 1 di cui sopra. Pensate a “Better Git It In Your Soul” di Charles Mingus poi viratela al Punk Rock, distorcetela, ammantatela di mistero, e sarete vicini al risultato raggiunto.
Super Natural fonde Garage-Punk, Blues, Rock’n’roll dei primordi, l’incedere funereo del primo King-ink e tutta ma proprio tutta la sporcizia musicale che state cercando se siete dei depravati sonici.
Puro artigianato Rock’n’roll.