Imagine Dragons – Evolve

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Nel sentir parlare degli Imagine Dragons il pensiero viaggia in automatico verso Coldplay, Mumford & Sons oltre ad altre band transgenerazionali ormai più in ottica post-millennials, o Generazione Z, chiamateli come volete.

Lucca il 4 luglio era densa di nuove generazioni di neopatentati pronti a festeggiare la Maturità. I Coldplay lo stesso giorno riempivano San Siro: molto più eterogenei a livello di pubblico, ma con una larga fetta di giovanissimi.

Chris Martin lo conoscete, è il classico uomo copertina, mentre gli altri componenti diventano comparse nel grande Universo Coldplay; Marcus Mumford invece ha meno presa, ma resta sempre leader indiscusso. Per gli Imagine Dragons il discorso si fa relativamente diverso. Rimangono tra i pochi che danno ancora l’impressione di essere una band, di preferire la comunione delle responsabilità all’esaltazione di un singolo – almeno, così sembrerebbe.

Pierre Zaoui, filosofo contemporaneo, in una parola, “discrezione” (L’arte di Scomparire, vivere con discrezione. Il Saggiatore, 2015), rende bene l’idea degli uomini dietro il progetto Imagine Dragons.

Dan Reynolds, cantante della band, non possiede quel sentimento da primadonna che porta la gente a ricordarsi il suo nome e scriverlo sui muri. È sposato da prima del botto e con la consorte è rimasto (per ora); poco gossip, poche uscite sbagliate. Su Instagram il chitarrista Wayne Sermon ha una fitta collezione di disegni fatti dai fan, eppure non spicca certamente per bellezza o carisma. Ma la band ha creato quest’aura da band, appunto.

Zaoui a proposito della discrezione abbozza una sorta di «abbandono dei fantasmi di onnipotenza, dell’essere indispensabili, dell’essere responsabili di tutti e di ciascuno». Questa coesione da parte di una band sembrerebbe essere scontata, ma non lo è; sentire Chris Martin presentare “la band” fa strano, considerando che il marchio Coldplay è da vent’anni al pari della Coca Cola o quasi.

Tutto questo senso di discrezione non era di certo il punto focale agli esordi:

«I’m not a selfless man. I’m not a man of wealth. If I had all the world, probably give it to myself, but the trees begin to walk and the ground begins to talk. And myself» (“The River”)

Il sentimento era combattuto. La discrezione si lega con quell’animo underdog che li ha da sempre contraddistinti; se Chris Martin era il ragazzino strano della scuola, Marcus Mumford quello che portava sempre panino, cornetto e patatine per colazione, Dan & Co. erano i nerd:

«I was broken from a young age. Taking my soul into the masses. Write down my poems for the few that looked at me, took to me, shook to me, feeling me. Singing from heart ache from the pain. Take up my message from the veins. Speaking my lesson from the brain, seeing the beauty through the… Pain» (“Believer”).

L’inadeguatezza, per certi versi, porta alla discrezione, al voler emergere, senza, tuttavia, oltrepassare il limite. Kafka scrive «Nella lotta tra te e il mondo vedi di secondare il mondo» e Zaoui lo interpreta puntellando sulla necessità di trovare la giusta distanza dagli esseri e dalle cose che stanno fuori: non troppo vicino per non esserne divorato, né troppo lontano per non sentirsi troppo abbandonato e solo.

Gli Imagine Dragons sono abbastanza vicini alla forma mentis di band pop rock tanto da sbilanciarsi sul crepaccio del pastiche commerciale, senza però mai cadere nel baratro, mantenendo ancora una credibilità negli occhi del proprio pubblico.

Evolve, 23/06/2017 per Interscope Records, è questo: un album nel quale la band “Walking The Wire” tra la stereotipizzazione dei ritornelli dai cori lirici, urlati, dove emerge la rabbia degli underdog (“Rise Up”), e la compattezza della band – ognuno ha il suo ruolo e uno spazio rilevante; come in “Yesterday”, dai vaghi echi stile Queen.

Il baratro commerciale si nota in casi come “Thunder” o “Start Over”, con quest’ultimo decisamente molto riuscito in chiave prettamente danzereccia, decisamente inedita da parte degli Imagine Dragons.

Due singoli usciti, già pluripremiati; un tour che non delude le aspettative e una maturità raggiunta a discapito dell’innocenza e genuinità del primo Ep e di Night Visions. La band avrebbe tanto di cui vantarsi, ma rimane sempre discreta. Si lega con il pubblico, fa un passo indietro quando tocca il limite e rimane ad osservare ciò che è stato creato da un punto di vista privilegiato, da chi sa di essere arrivato, ma non lo vuole ammettere.

Passando alle cose formali, Evolve non è Night Visions e a molti dispiacerà. Pochi brani rilevanti (“Not Today“, colonna sonora del film “Me Before You” è un lavoro di ricalco in stile Coldplay), qualche alto, pochi bassi, ma tanto appiattimento. Sulle ali dell’entusiasmo l’album merita diversi ascolti, ma va perdendosi e rimangono i rimpianti per il calo qualitativo dall’inizio della carriera. Il pubblico non ne è all’oscuro, ma, probabilmente, si accontenta. Le classifiche parlano chiaro: Night Visions ha superato ogni più rosea aspettativa, nessun altro album o singolo ha raggiunto quel successo. Resta la discrezione, probabilmente l’unica grande nota di merito di una band che vuol essere ancora una band.

Data:
Album:
Imagine Dragons - Evolve
Voto:
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About Massimiliano Barulli

Studente di Etnomusicologia @ La Sapienza, Roma. Mi interesso di tutto ciò che ruota intorno alla Musica e di tutto ciò che è Musica. Pop, Rock, Blues, Indie, World Music e contaminazioni.