Subsonica: Almost Famous per una notte…

Un piccolo cappello a questo “particolare” articolo. Questa non è una recensione del concerto dei Subsonica, ma bensì un racconto di una giornalista/fans di una particolare serata vissuta con il gruppo torinese, prima durante e dopo il concerto… Prendetela per com'è, un simpatico spaccato di una serata particolare… ;)

Una giornalista alle prime armi, un ‘incantevole sera di maggio e il ritorno di una band in uno straordinario viaggio nella musica. Questi gli ingredienti di un’ inaspettato “dietro le quinte”, vissuto attraverso gli occhi di una ragazza alle prime esperienze. Proprio così, il 12 Maggio 2005, tutte le circostanze mi hanno bruscamente immerso in uno scenario dal sapore anni 70, in cui chimericamente interpretavo la timida e impacciata figura di Almost Famous di Crowe. Ore 17.30 partenza da Bari direzione Palasport di Andria. Ore 18.30 io e la mia auto siamo di fronte all’ingresso del palazzetto. Primo problema: PARCHEGGIO. Un bizzarro parcheggiatore (abusivo) mi indica un posto. Faccio inversione e lentamente cerco di adagiare le 4 ruote nello spazio prescelto. Secondo problema: una delle 4 sfiora il marciapiede e con uno di quei suoni da cartoon collassa su se stessa. Mi tocca cambiare la ruota, ma il problema più grande e cercare di estrarre il crick incastrato all’interno del portabagagli. Dopo 5 minuti sono già tutta sporca di grasso e incazzata nera esco la testa dal portabagagli imprecando: “Qualcuno mi aiuta ad estrarre questo maledetto crick?”. Di fronte a me , a pochi centimetri un camper, al suo interno Casacci sbadiglia, Bass Vicio osserva incuriosito la mia grottesca situazione fantozziana, mentre le due lenti a specchio di Boosta rimangono impassibili e indifferenti alle mie imprecazioni. Attraversano l’ingresso e accolti dalle prima gente in coda ai cancelli, vengono fatti accomodare all’interno per il sound check. A me non rimane che risolvere al più presto il problema ruota forata. In effetti, solo pochi minuti e tre arzilli giovani hanno già diligentemente e repentinamente eseguito il lavoro. Ora posso dirigermi al botteghino per ritirare il mio accredito stampa e sperare di corrompere qualcuno per riuscire ad ottenere uno straccio d’intervista ai 5 dei Murazzi. E’ trascorsa circa un’ora dal mio ingresso nel Palasport e il mio livello di tolleranza segna –3000, alterato da insipidi uomini in divisa, da una security menzognera che ad ogni mia richiesta mi ride in faccia e mi depista crudelmente e dai gelidi sguardi dei 5 che con fare da divi percorrono la strada dalla mensa al backstage. Tra me ed ognuno di loro solo una gelida transenna. Lo spirito di rassegnazione inizia a prevalere ed impulsi di sdegno misti ai crampi della fame mi spingono inavvertitamente verso gli spalti. Inavvicinabili, intoccabili e intrattabili, inizio a capire quanto la fama e la popolarità ti rendano distante e poco disponibile a concedere attenzioni. Le luci si spengono improvvisamente e 4 lampadine intermittenti illuminano le 5 odiose faccine dei Torinesi. Ormai è chiaro, li sto odiando perché non sono più le semplici personcine di una volta, che amavano relazionarsi col pubblico. Vi odio, vi odio, vi odio…… Non è vero…Parte la musica e la folla deflagra all’unisono. E’ “Giorni a perdere” che apre le danze seguita da “Ratto”. Insieme agitano, scuotono, accendono gli animi che fino a qualche minuto prima erano ancora un po’ dubbiosi ed esitanti riguardo la scelta degli astronauti di abbandonare le rotte interspaziali per approdare sulla terra. Ok! Quanto posso continuare ancora a fare l’offesa! I miei arti si ribellano, impossibile tenerli inerti. Parte “Albascura”. L’orda di gente che osservo dall’alto è impazzita ed io ormai faccio parte di quella fiumana. Samuel esegue i suoi salti da primato, Boosta ha già messo la sua tastiera in tutte le posizioni possibili. Le persone intorno a me ballano e saltano su e giù e io con loro. L’isteria collettiva nell’aria raggiunge l’apice. Samuel preannuncia “L’Abitudine” e convinti o no delle note di “Terrestre” siamo tutti lì galvanizzati dall’introduzione di Boosta, dalla voce inizialmente tenue di Samuel, che esplode improvvisamente nel ritornello, degnamente accompagnata da Max e la sua doppiomanico, da un Ninja scatenato, che a giusta ragione mi chiedo anch’io chi abbia programmato, e da un Bass Vicio che imponente domina il suo basso. Inizialmente frustrata, poi delusa, ora stanno suonando e tutto va meravigliosamente bene. Ripartono i brani precedenti e con grande entusiasmo rispondiamo in un’ unico coro, in tempo perfetto “Liberi tutti”. Ora Max e Samuel soli sul palco. Ecco che parte inaspettata un’isolata melodia dal sapore reggae. Samuel interviene deciso. E’ “Sole silenzioso” in un’insolita versione che placa per un’attimo gli animi concitati. E’ vero siamo tutti lì bramosi di ballare e cantare sulle note di “Discolabirinto”, di “Strade”, di “Aurora sogna”, di “Cose che non ho”, ma ormai non ci importa più niente, se dovessero annunciare che da adesso in poi suoneranno solo i brani di “Terrestre” a noi non importa. Siamo completamente su di giri e li amiamo comunque. Siamo a metà concerto ed è appena terminato il solito break. Una nuova esplosione di applausi e grida. Sul palco Samuel ed un’acustica tra le braccia. Sarà “Dormi”? Non ancora! Ci sta regalando una meravigliosa versione acustica di “Two” dei Motel Connection, che ricattura piacevolmente la nostra attenzione, per un’ attimo assopita dall’afa insopportabile. Siamo ormai tutti sudati fradici, ma qualcosa sta per accadere. Di fronte a noi schermi giganti sul punto di trasmettere le uniche immagini in grado di iniettare in ognuno di noi sdegno e rabbia in una simile circostanza : Bush ed il suo sguardo arcigno, Berlusconi ed il suo odiosissimo sorriso plastico, donne afgane che urlano e intanto Samuel ci accompagna in queste atroci sequenze trasformandosi in dj. Tutti inchiodati a terra, immobili, noi dall’alto attaccati alle balaustre ammutoliti. Qualcuno prova ad accennare un “Chi non salta Berlusconi è” , ma quelle immagini non si possono commentare e i 5 ci ricordano, anche questa volta, nel loro preziosissimo modo, che bisogna diffidare da chi sorride troppo! Siamo quasi al termine e dopo “Nuvole rapide” sugli schermi parte il count down. Solo 5 minuti al termine, iniziano i saluti ed i ringraziamenti col reggae morbido e malinconico di “Preso blu”. Ora il palco è vuoto, le luci sono accese, gli applausi continuano fragorosi ed io sono di nuovo convinta : Non è cambiato niente! Non sono diventati vittime dello star business! Scatto fulmineo. Percorro il corridoio, scendo le scale che portano al centro del palazzetto. Un fiume di gente viene nella mia direzione. Mi schiacceranno?!?! No! Ok i lividi ma non sono riusciti ad interrompere la mia frenetica corsa. Abolisci le false informazioni della security! Ora ci sei solo tu! Nessuno mi guarda. Sono sola. Ora! Sono riuscita ad individuare e raggiungere l’uscita posteriore, da lontano un uomo nero mi viene incontro…Alle mie spalle un gruppo di simpatici omini dell’impresa di pulizia…Mi capiscono al volo e coprendomi mi nascondono tra loro. Sono dentro, zona camerini! Non sono sola. Con me tutte le figlie e le nipoti dei precedenti insipidi uomini in divisa che prima mi avevano depistata. Che stronzi! Ok, ora sto qui buona buona e aspetto! Esce Samuel….Eccole loro che gli saltano addosso….”Sei bellissimo” gli stanno dicendo…Peccato che anche lui non possa dire lo stesso!…Io lì ancora immobile! Ok, ora è solo! “Samuel, visto che l’intervista non me l’avete concessa, almeno un’autografo?! Lui: “Che intervista?” Io: “Rocklab!”. Lui: “Scusami davvero, sono dispiaciuto, ma siamo arrivati da Torino prima del concerto! Però provo a farmi perdonare, te lo scrivo : 1 BACIO A BENEDETTA, SCUSA PER L’INTERVISTA MA SIAMO STATI IMPOSSIBILITATI, ALLA PROSSIMA! 1LOVE. Samuel. Ok, non era quello che volevo ma almeno ho avuto la conferma che effettivamente non sono così stronzi come credevo prima del concerto e quella gentilezza me lo aveva confermato. Seconda tappa: Boosta e il suo superalcolico mi sorridono e dopo il secondo autografo passo alla mente. Max legge la dedica scritta da Samuel. Ecco la stessa faccia interdetta. “Che intervista?”, “Rocklab!”. “Mi scuso anch’io ma i tempi ormai per le interviste prima dei concerti sono strettissimi, scusa anche me…”Grazie lo stesso Max, alla prossima!”. Io e i miei 5 autografi con la coda tra le gambe ci incamminiamo verso l’uscita e tra le grida delle fans dietro i cancelli avverto una voce sottile…”Benedetta!”. Non sei tu! Cammina! Mi dico. Di nuovo ”Benedetta!”…Ok , chi è che mi prende in giro?!? Mi giro. E’ Max. “Se vuoi la facciamo adesso l’intervista? Ora sì che ci siamo! L’estrema gentilezza e pacatezza nei modi di porsi mi regalano la mia prima intervista. Poteva dileguarsi, raggiungere gli altri, invece no, si concede spontaneamente pur non avendo alcun bisogno di rilasciare dichiarazioni a scopo pubblicitario. L’intervista è terminata, ma la loro serata ancora no. Loro proseguono e invitano anche me in un locale a pochi chilometri da lì. Boosta e Ninja in consolle, Samuel sommerso dai flash continua a ballare in mezzo a noi, mentre Max e gli altri sorseggiano i loro drink chiacchierando con i ragazzi accorsi lì per vederli. In conclusione 5 adorabili personcine, che cercano in tutti i modi, nonostante gli scomodi meccanismi della popolarità, di arricchire l’ormai stagnante panorama musicale italiano mischiandosi cordialmente e piacevolmente in mezzo a noi. Grazie a tutti e 5! Ma soprattutto a Ivan (Band assistant) per avermi sopportata!

Le foto non si riferiscono alla serata e sono state prese dal sito ufficiale della band www.subsonica.it