Che cos’è un concerto se il nome lo vedi ma non lo senti? Se i protagonisti sono quelli che dovrebbero soltanto accompagnare il nome, se l’anima del concerto proviene da una figura grossolana che compare sul palco recitando dei monologhi in siciliano? Dov’è finita stasera la Consoli? La scelta dei teatri incuriosiva parecchio ed è questo il motivo per cui si è scelto di prendere parte all’evento e di parlarne. Il suo percorso musicale non aveva mai colpito particolarmente l’attenzione della sottoscritta, ma la scelta stilistica dell’ultimo progetto aveva quantomeno aumentato il livello di curiosità rispetto alla sua dimensione live. Per cui si è scelto un accompagnatore felicemente ignaro dell’esistenza della parola alternative e ci si è recati in un mega tendone che i baresi, dopo l’incendio del Petruzzelli, hanno, con mite orgoglio, voluto chiamare Teatro. La Consoli ha scelto di far recitare i suoi pensieri ad una donna che apre lo spettacolo. Costei recita un soliloquio in siciliano impersonando una sposa sbilenca che ha ingoiato la fede nuziale. Divertente certo, e l’atmosfera sembrerebbe anche essere quella adatta per un teatro, ma terminata la scenetta compare la cantantessa col suo bel abitino di raso amaranto che parte con l’interpretazione dei brani di Eva Contro Eva. Al solito sbatte il suo piedino con forza per terra mentre suona e canta ma non c’è proprio storia. E’ spenta e annoiata anche su brani caldi come Il Pendio Dell’abbandono. Trasmette freddezza, apatia….mentre i suoi musicisti agghindati con graziosi abiti d’epoca regalano al pubblico l’ardente trasporto e la convincente bravura che dovrebbe essere componente certa di ogni santissimo live che si rispetti. Passionali, impeccabili, divertenti, divertiti, dal contrabbasso all’ukulele, dallo zampognaro al violino riescono tutti ad interpretare alla perfezione quello spirito meridional-orientale che forse la Consoli aveva in mente per la sue nuove vesti. Ma in questa sede lei non cattura, non emoziona, non trasmette, interpreta sì ma senza l’anima che si dovrebbe avere quando si sceglie la strada della musica popolare. I musicisti fanno la differenza. Uno spettacolo retto dall’entusiasmo di chi l’accompagna, inclusa Marina Rei, che compare nella seconda parte del concerto e che con le sue hit regala paradossalmente un po’ di sano calore all’intera esibizione. In buona sostanza un live semi-acustico in cui la catanese non riesce proprio ad emergere e che perde ancor più consistenza anche passando all’interpretazione delle sue hit storiche. Non ci si aspettava un animale da palcoscenico…certo…ma neanche una donna fredda senza voglia di divertirsi.
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