Palustre

Una delle più belle realtà sotterranee nostrane, niente di meno. Con una manciata di dischi(uno più interessante dell’altro, sia detto…) dati alle stampe nel volgere di una paio di stagioni e progetti ambiziosi e di largo respiro all’orizzonte. Pochi proclami,ancor meno strizzate d’occhio alla simpatica “comunità degli indipendenti” e tutta sostanza. Chè tanto la musica proposta da Palustre parla con gli occhi, non ancheggia e non si concede al primo appuntamento e tantomeno al terzo, ma richiede tempo e restituisce fiducia e stimoli a lunga conservazione. La piccola comunità di artisti ravennati ha un cuore e due anime; una che gravita attorno al sacro fuoco del cantautorato nostrano, per quanto disseminato di spunti tutt’altro che ossequienti alla tradizione folk , l’altra sospesa tra avantgarde, jazz e spazi siderali.
Per una purissima questione di gusti personali e senza voler far torto alle pregevoli uscite “off”, è soprattutto sul primo versante che orienteremo le nostre domande e relativa breve disamina. Se in sede di recensione abbiamo già avuto modo di incensare le stanze abitate dal fantasma dei ricordi di Aldo Becca( la sue penombre attraversata da una luce che ferisce gli occhi ma non scalda…) e il personalissimo “vaudeville romagnolo”, capace di bagliori accecanti nelle danze e di icastici “J’accuse”, lasciateci spendere qualche parola in più sul terzo moschettiere, Matteo Allodoli che non abbiamo avuto occasione di approfondire “ a latere”; una voce sottile e flessuosa, che alterna Saudade( non la spiaggia di Rio, ma schiuma torbida di un mare cattivo in tempesta, ”mutande sporche da marinaio”…) e quando swinga lo fa davvero( dovremmo forse vergognarci a tirare in mezzo Caputo e i Denovo? Non crediamo proprio e la storia farà forse giustizia…) e sperimentazione su accordi e voce( cita Stratos, noi aggiungiamo il Battiato di mezzo, Graziani…). Osa parecchio e qualche volta si fa anche prendere la mano( “Machinina” soprattutto..), ma è un gran bel sentire in ogni caso.
I dischi si presentano inoltre in una confezione che non vorremmo anticiparvi per non rovinare la sorpresa nel caso voleste avere la lungimiranza di ordinarli, ma ora è arrivato il momento di lasciare spazio ai commenti e alle impressioni dei ragazzi, che ci rispondono in adunanza plenaria….

Rocklab: Devo confessare di avervi scoperto praticamente per caso, vagando per la rete lo scorso autunno e sono rimasto davvero molto colpito da quello che ho avuto occasione di ascoltare; le vostre uscite, peraltro magnificamente curate dal punto di vista grafico, al momento però non contano ancora un gran numero di recensioni e approfondimenti; in tempi di sovraesposizione e di visibilità a tutti i costi la vostra una scelta di tenere un basso profilo pare in netta controtendenza……
Palustre: Mantenere un basso profilo come dici tu michele per noi significa lavorare sulla musica prima di tutto, preferiamo produrre piccole tirature che arrivino dove possono e dove la musica verrà recepita e accolta, piuttosto che spendere le nostre energie uccidendo la creatività e stressandosi in spedizioni alla cieca.Non è essenziale vendere ciò che nasce da esigenze più profonde, noi puntiamo sulla lunga distanza,quella che si intravede all’orizzonte di chi ama quello che fa. Perchè la musica ci accompagna e ci accomuna al di là del sistema dentro il quale ci si muove per la sua promozione. sono i nostri dischi a parlare, per chi vuole ascoltare, pompare il nostro lavoro non lo rende più importante, granitico o più bello. ?è già bello perchè è stato possibile… ?Il resto è buono se viene, proporzionalmente alle sue possibilità comunicative, che mai sono un traguardo obbligato negli intenti.

Rocklab: Volendo sintetizzare potremmo dividere le vostre uscite in 2 macrocategorie: i prodotti di stampo cantautoriale( per quanto non privi di un quid “sperimentale”…) e lavori che si inseriscono invece in un più netto filone “avanguardistico”…da dove nasce questa passione per i suoni “out” e come coniugare uscite che si rivolgono ad un pubblico spesso davvero poco ricettivo verso forme d’arte tanto distanti l’una dall’altra?
Palustre: Hehehe abbatteremo le macrocategorie all’interno del nostro micromondo, i dischi di cantautorato erano la giusta partenza, un reverbero di umano in un epoca di caos. ?più evocativi e introversi dei lavori avanguardistici che proponiamo, che hanno invece lo scopo di muoversi all’esterno, fuori dall’uscio di casa dove tutto è un morso veloce. ?Quei tre lavori gemelli sono a loro modo tutti molto sofferti, c’era bisogno di fissare fette della nostra esistenza provinciale ed emotiva, la coesistenza sempre stimolante e quindi il confronto tra le nostre esperienze ha fatto da buon collante, il confronto tra di noi così in quel momento ha dato un frutto di poche velleità modaiole-artistiche e molta energia umana-esistenziale, mentre altri lavori palustre si muovono più alla ricerca di pianeti nuovi ed inesplorati, o descrivono senza mezze misure attraverso il suono e le diverse sensibilità creative il nostro mondo moderno. ?Se sperimentare poi significa cercare senza fermarsi dove è comodo allora sviscerare il suono da dentro o cercarlo al di fuori non saranno mai due linee di pensiero in contrasto.

Rocklab: Pensando alla vostra Ravenna non ci vuole forse una palla di vetro per arrivare al “senso” di Palustre, ma vorrei che aggiungeste qualcosa sul “perchè” e ci raccontaste come vi siete incontrati e da quali esperienze provenite…
Palustre: Palustre non è solo un riferimento geografico infatti, palustre è il nostro modo di vedere e di vivere il senso più profondo della musica, che tanto più spinge a cercare territori assolati, freschi e puliti, tanto meno racconta la verità e il mondo. palustre sono anche dischi nati lontano dalle paludi, Io matteo ed andy veniamo tutti da esperienze varie con innumerevoli progetti e band, tutti e tre scriviamo testi se abbiamo qualcosa da dire , tutti e tre ci stimiamo e confrontiamo crescendo, veniamo da dove vengono tutti i ragazzi che fanno musica, dal nulla, da coverband adolescenziali, da pomeriggi passati con un registratore quattro piste anzichè una birra con vodka tunz tunz sopra una duna sotto al sole, invece dei vestiti ci compravamo microfoni,la birra ce la facevamo dopo aver lavorato.

Rocklab: Le tre opere gemelle di Aldo Becca,Andrea Lepri e Matteo Allodoli sono di primissimo spessore e mostrano una vena poetica e un talento compositivo degno davvero di nota; se da un lato ognuno propone delle sonorità ben riconoscibili, occorre rimarcare che hanno in qualche modo partecipato al lavoro dell’altro,, chi con la propria voce, chi accarezzando corde sparse o prendendosi cura della produzione, dando vita grazie a questa “complementarità” ad una sorta di ritratto di famiglia……..
Palustre: Appunto collaborazione…mai chiudersi credendo che la propria strada possa essere sempre dritta e più semplice o migliore nei risultati se solitaria, ma collaborare con chi ama come te la musica ed è capace di dare un cm di spessore di più allo scorrere del tempo.

Rocklab: Senza entrare in un’analisi dettagliata dei 3 dischetti, risulta evidente come, a fronte di una scrittura sempre ricercata e rifinita, abbiate un approccio sempre rivolto alla forma canzone e in un certo qual modo “orecchiabile”…. Un pubblico per la vostra musica ci sarebbe eccome, non fosse che in questo paese c’è profonfo abisso tra gli emersi e gli eterni emergenti…. ?Cosa ne pensate?

Palustre: ma noi siamo emersi, no?… (risate) Orecchiabili…quando proviamo cose che appartengono alla sfera del bello incondizionato. Se emergere significa avere un palco più alto e raschiare una qualche posizione in una qualche classifica o poter disporre di un volume abbastanza alto da imporre il proprio suono, rendendo metafisico ogni nostro messaggio, allora suoneremo dalla nostra meravigliosa buca, preparata all’occasione, che all’occorrenza si riempirà d’acqua come un catino dentro il quale l’ascoltatore sarà spettatore visivo di una fantastica zattero-machia. ?Alcuni di noi hanno già suonato su palchi grossi e davanti a tanta gente,dentro e fuori festival e concorsi, spesso sono le condizioni peggiori per comunicare, anche tecnicamente, vieni scaraventato davanti alla gente e via…

Rocklab: In più di un episodio i dischetti in questione testimoniano un legame particolare verso la vostra terra d’origine; qualcosa di estremamente fisico e vissuto….o è soltanto una mia suggestione?
Palustre: Certo siamo tutti legati alla nostra terra, chi non lo è nel bene o nel male? ?ravenna per noi è un posto dove tornare sempre, dove però diventa difficile restare a lungo, ?citerò s. apollinare (lo hanno pure fatto patrono) ?”Ravenna è un luogo dove i vivi muoiono di sete e i morti galleggiano sull’acqua”. ?Forse se avesse avuto modo di recarsi in spiaggia a Marina di Ravenna da qualche anno a questa parte avrebbe sostituito acqua con birra, perchè il turismo artistico culturale è innocuo, e fa parte del dna di Ravenna, inoltre anche economicamente è certo importante, quello alcoolico e da “happy hour” della riviera, invece crea masse informi di morti viventi ogni fine settimana ormai, dal primo raggio di sole, gente che non trova di meglio che farsi pestare i piedi e il fegato per spendere il proprio stipendio…per non parlare del traffico locale, e disagi vari di chi abita la zona… maledizione. Ah a Ravenna si mangiano i cappelletti e la piadina (quella vera, insieme a quella di cesena)…si gioca anche a Mah Jong che è un gioco cinese che però si fa praticamente solo in romagna. A Ravenna i poeti venivano a morire o riposare e i briganti o i rivoluzionari a nascondersi.

Rocklab: Aldo è anche il responsabile delle confezioni antropomorfe che rendono i vostri dischetti degli splendidi oggetti da collezione; parallelamente alla carriera musicale porta avanti anche una interessante attività pittorica e grafica….( sei libero di introdurci nei meandri della tua arte.
Palustre: si presente…diciamo che si fa quello che si può(risate..).Amo l’espressione al di là del linguaggio settoriale, quindi non fa differenza musica o arte visiva, tutto mi affascina quindi mi cimento a seconda dei periodi in ciò che mi viene più naturale. Andy per esempio è anche un bravo attore, ha partecipato a diversi cortometraggi e film, e lavorato a diversi spettacoli teatrali, anche Matteo si divincola bene tra diversi linguaggi, e poi non posso non citare Michy che è essenziale all’etichetta e al nostro umore, nonchè attentissimo collezionista e fruitore di musica underground a 360 gradi, con lui direttamente curo tutte le uscite dalla grafica alla duplicazione del supporto per le nostre tirature fatte in casa.

Rocklab: Una piccola curiosita; da profani si pensa sempre che per creare una confezione curata come la vostra si debba incorrere in chissà quali spese….e poi chissà perchè sono sempre le etichette con meno disponibilità a sfornare i prodotti migliori? La sacra arte d’arrangiarsi con quello che si ha?
Palustre: investire per rendere il lavoro più professionale è importantissimo , disporre di attrezzatura per lavorare bene significa anche poter scegliere di non utilizzarla all’occorrenza e di arrivare anche alla bassa fedeltà senza doverne essere ingabbiati in partenza, a volte un buon lavoro richiede solo uno sforzo in più, si può anche pagare una stampa confezionata industrialmente quando si è messa letteralmente l’anima dentro un lavoro, ma non è il caso di etichette come la nostra che campano sulle energie e le finanze di un pugno di appassionati squattrinati. ?Fare qualcosa di un pò più bello non risparmia tempo ma se fatto intelligentemente può risparmiare qualche soldo, in più la soddisfazione è direi 10 volte tanto.

Rocklab: Quanto è importante MySpace per le etichette e i gruppi ancora senza distribuzione? Oppure oltre ad esserci occorre anche sapere ricamare i giusti contatti per “arrivare”?
Palustre: Myspace è una opportunità….una comodità…ci si può creare una pagina senza dover essere esperti in programmazione e siti. ?E’ un buono strumento per tenere i contatti giusti, diventa spazzatura se dentro ci butti di tutto, cercando un qualche modo disperato di darti visibilità. ?Io aggiungo solo chi mi interessa e mi colpisce perciò non sfrutto Myspace per farmi conoscere piuttosto lo utilizzo per tenere contatti con amici sparsi per il mondo.
Quindi a mio avviso dipende da come lo si usa e dal perchè.

Rocklab: Come vi state muovendo per il discorso concerti? Avete qualche nuova uscita in programma, sogni per il 2007?
Palustre: per i concerti ci stiamo muovendo per lo più a bologna dove abitiamo io (aldo) e micky, abbiamo un sacco di contatti sparsi in qua e là, a ravenna organizzavamo i concerti per Spartaco C.S.A. poi ce lo hanno fatto saltare in aria con due bombole….se volete dare un’occhiata a una realtà importante calpestata andate su www.spartaco.org, quella era la nosta “base” di lì è partito tutto.Ora siamo nomadi musici, organizzatori…qualcosa accade all’ xm a bologna, qualcosa se ci proponete voi…faremo del nostro meglio, ma dovete essere preparati alle nostre scelte… ?Obbiettivi per il 2007? Abbiamo innumerevoli lavori da fare uscire, di Matteo c’è almeno un disco doppio, di Andy c’è un mini cd strumentale, colonna sonora originale di uno spettacolo teatrale e un disco ora in fase di registrazione sempre di colonne sonore;di Aldo c’è un disco doppio, un concept strumentale con qualche song all’interno in lavorazione con Fabio Orsi, più diverso materiale inedito da riprendere e fare uscire, c’è anche un film, un disco di Simone Marzocchi amico trombettista e polistrumentista fantastico e divertentissimo. Ci sono i lavori di Valerio Cosi e le sue mille collaborazioni….
Sempre di Valerio insieme a Fabio Orsi stiamo terminando una tiratura di 60 cassette (the frozen season of lisergia) di due brani da oltre dieci minuti l’uno, è un lavoro che consiglio vivamente di prenotare agli appassionati della musica neo-psichedelica e cosmica. ?E poi due dischi palustre per Brad Rose, musicista e produttore americano, un mini cd (progetto: juniper meadows–titolo: grand sonora) e un disco (oriente lux–the eastern sound of oriente lux) insieme all’onnipresente e attivissimo Valerio…lavori di altri musicisti stranieri…..troooooopppe cose, quindi per il 2007 ci auguriamo di riuscire a farne uscire un bel numero, poi di trovare la seconda distribuzione all’estero,ne abbiamo fin’ora una sola in Inghilterra, in Italia li portiamo noi direttamente o li spediamo a chi si interessa, i distributori indipendenti in questo paese lavorano bene solo con chi vende tot., e spesso lavorano investendo molto di più sul materiale che arriva dall’estero. ?Abbiamo qualche amico che gestisce qualche web radio, e podcast, ci piace sostenere e veicolarci attraverso le piccole realtà…

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