Rocklab: Ciao Sondre! È un vero piacere intervistarti anche se l’album di cui stiamo parlando non è ancora reperibile in Italia, persino lo stesso ‘Dan In Real Life’, il film di cui hai composto la colonna sonora, non è ancora arrivato sui nostri schermi. Le informazioni sono poche, qualche cosa sull’attore e un accenno di trama qua e là. Cosa ci puoi dire di questa pellicola e cosa ti ha spinto ad accettare il compito di scrivere la colonna sonora?
Sondre: Il protagonista è Steve Carrel. E’ un uomo che ha perso la moglie, e oltre a convivere con questa situazione cresce da solo le sue tre figlie. Nel film si innamora di Juliette Binoche, creando di volta in volta situazioni goffe e sconvenienti (è la promessa sposa del fratello). Il regista del film (Peter Hedges ndr) mi ha contattato per chiedermi se volevo scrivere la colonna sonora molto tempo prima che iniziassero con le riprese. Era entusiasta, e molto convincente a dire il vero, era un mio fan sin dagli inizi, ha insistito molto e alla fine ho pensato che si poteva provare
R: Come hai affrontato questo compito? Hai visto il film più e più volte, hai parlato col regista o con gli attori, ti sei lasciato guidare da una sola visione…
S: Ho cominciato a scrivere sin dal primo incontro col regista, e siamo rimasti in stretto contatto per tutta la durata del “processo creativo”. Mi ha invitato a vedere i copioni e le evoluzioni, mi ha invitato alle audizioni, e ho trascorso molto tempo sul set insieme agli attori stessi. Ho anche dato una mano in cui gli attori erano alle prese con strumenti musicali. Tutto questo è stato molto stimolante, una gran fonte d’ispirazione così, appena è cominciato il processo di editi del film, io avevo la colonna sonora praticamente pronta.
R: Qual è stata la più grande differenza che hai riscontrato tra lo scrivere un album e lo scrivere una OST? Intendo, ti sei sentito limitato dovendo scrivere qualcosa necessariamente inerente questa o quella scena?
S: La differenza principale è che in una OST non sei tu che esprimi te stesso al 100%, è più un aiutare qualcun altro ad esprimersi. È stato un bel cambio di prospettiva dopo aver registrato quattro dischi da solo! Mi è piaciuto lavorare con diverse persone che mettevano a disposizione la loro abilità e capacità per finire il film
R: Il sound generale è meno rock di ‘Phantom Punch’, e più pop delle ‘Dupuer Session’. Molte colonne sonore si basano su strumentali o su raccolte di brani vari da altri artisti. Il tuo è quasi un album vero e proprio, con pezzi parlati e un suono proprio. Cosa ti ha spinto in questa direzione di scrittura e come sono state le session di registrazione?
S: Peter Hedges mi ha espressamente richiesto la chitarra acustica come elemento portante dei brani, e preferiva canzoni semplici, suonate quasi in presa diretta, senza tante sovraincisioni. Così mi sono basato su queste direttive aggiungendo qua e là dei personali tocchi di colore, che alla fine hanno reso il tutto più omogeneo. Molte cose sono state registrate nella mia stanza da letto a Manhattan. Altre invece sono state registrate a Bergen con amici musicisti, altre ancora sono state registrate in maniera più professionale a N.Y., in uno studio attrezzato al massimo. In aggiunta alle canzoni pensate abbiamo usato qualche mio vecchio brano preso da ‘Faces Down’, dalle ‘Dupuer Session’ e dall’ultimo lavoro.
R: Parliamo degli ospiti: Regina Spektor
S: Sono stato un suo grande ammiratore da tempo, e ho subito pensato che la sua voce sarebbe stata perfetta su questo brano (Hell No) che avevo scritto per il film e che avevo presentato a Peter. Alla fine è uscito fuori che anche lui ammirava Regina e abbiamo deciso di contattarla. Lei è molto famosa in America, e di conseguenza molto impegnata, ma la canzone l’ha colpita, e anche la trama del film, quindi è venuta un pomeriggio in studio a stupirci! Ha davvero elevato la canzone ad un altro livello dandogli la giusta “piega” che stavo cercando. È un’artista completa nel vero senso della parola.
R: Lillian Samdal. In rete si trova davvero poco su d lei e molta gente sul tuo forum ufficiale chiede se ha mai registrato un album tutto suo.
S: Sfortunatamente Lillian non ha ancora registrato niente di suo. Ha molti progetti musicali, è sempre impegnata ma il canto non è la sua occupazione principale, il che è un vero peccato, e se l’hai sentita cantare capisci perché! Mi ricordo che aveva una serie di demo da parte che ho sentito, su alcuni dei quali abbiamo anche cantato assieme, ma niente uscite ufficiali.
R: Ultimo, ma non per importanza, Sondre Lerche come produttore! Cosa ci puoi dire del brano Fever dove hai agito al di fuori della sala d’incisione?
S: Eh eh eh, lo hai scoperto! La Disney, che è il nome dello studio che stava dietro il set del film, mi ha chiesto se potevo produrre una nuova versione di Fever per un nuovo artista presente anche tra gli attori del film. Per il regista era veramente, veramente necessario che questa nuova versione fosse il più possibile vicino all’originale di Peggy Lee, che in realtà era la versione che stavamo già usando nel film. Alla fine il mio lavoro è stato supervisionare il tutto ed essere certo che il timing, le battute, gli attacchi fossero tutti fedeli all’originale. Fever di Peggy Lee è certamente una delle migliori registrazioni “pop”, la stessa idea di farne una cover fedele è comunque un’impresa difficile e sai che il risultato sarà comunque inferiore all’originale. Ma alla fine nel film andava bene, e alla fine mi sono scoperto molto interessato a lei. Ho da poco finito di leggere un libro sulla sua storia, davvero incredibile. È certamente diventata la mia cantante preferita e un punto di riferimento.
R: Il times ha scritto “la sua vena eccentrica riesce a donare nuova vita a un classico di Townshend: Let My Love Open The Door”. Che ne pensi?
S: Terrificante. Non mi ero mai accorto di quanto questa canzone fosse mai stata usata. Per il film era tuttavia una canzone perfetta. È nella scena in cui Steve Carrel e Dan Cook la suonano in un modo e una struttura diversa, a cui ho anche dato una mano anche io. Alla fine abbiamo pensato fosse interessante inserirla nella colonna sonora ufficiale, in una maniera allo stesso tempo acustica ma energica, ma con qualche nota di colore in più. Alla fine ho inserito un quartetto d’archi chiamato Ethel che ha saputo dare il giusto tocco finale.
R: Parliamo del tuo piccolo cameo nel film, quello che tu hai definito “my big Hollywood moment”!
S: Oh sì! I Faces Down e io siamo nella scena finale e suoniamo Modern Nature mentre iniziano i titoli di coda sopra le noste teste. Questo è l’apice delle nostre carriere cinematografiche.
R: Dando un’occhiata al tuo sito ho visto che per ora hai in programma quattro date, due in America, una in Norvegia e una in Giappone. Sei sempre in pista eh!?
S: Beh sì. Provo sempre a ritagliarmi qualche spazio per riposarmi ma ogni volta salta fuori qualcosa di interessante a cui non riesco a dire no e alla fine sono sempre in giro.
R: Cosa fai di bello al momento? Stai lavorando su qualcosa di nuovo? Pensi di portare i brani di ‘Dan in Real Life’ dal vivo?
S: Ho concluso da poco un tour da solo, a Novembre, in America, presentando i brani di Dan e le mie composizioni dagli altri album. È stato entusiasmante ma per i prossimi mesi vorrei prendere una pausa e provare a concludere qualche idea che ho in mente per il prossimo lavoro. Sarà una cosa che mi prenderà un bel po’ di tempo.
R: Ultima domanda, che in realtà è un commento. Leggo spesso le tue Punch Lines sul tuo web, e ho cercato su Youtube dei filmati relativi al posto “tributes and insults”…. Oh mio Dio, scene davvero terrificanti.
S: Beh, YouTube è comunque un bene, ci sta davvero di tutto là dentro. Sono contento che segui le Punch Lines, è il mio modo di tenermi in contatto con chi mi segue, thanks!