Amiina: Note di ghiaccio e di fuoco

  • Si sono fatte conoscere come “le ragazze che suonano gli archi con i Sigur Ros”, ma le islandesi Amiina sono capaci di camminare molto bene anche con le loro gambe, e l’hanno dimostrato con il recente album d’esordio ‘Kurr’ uscito nel 2007. Ecco quindi una chiacchierata con Hildur Arsaelsdottir sulla loro musica, la loro terra, la loro vita e le loro esperienze:

    Rocklab: Prima di parlare della vostra musica mi piacerebbe conoscervi meglio come persone. Chi sono queste quattro ragazze quando non suonano? Quanto la vita di tutti i giorni influenza la vostra musica e in che maniera?

  • Amiina: Si certamente, la nostra vita di tutti i giorni influenza molto la nostra musica, così come quello che siamo, quello che ci piace e quello che pensiamo. A noi piace tantissimo cucinare e bere e fare piccoli lavoretti d’artigianato, ci piacciono le stoffe e i tessuti, i suoni e gli odori, i libri e le storie, la natura… e tutte queste cose finiscono per influenzare la nostra musica.
  • R: Gran parte delle band islandesi che si sentono anche in Italia hanno sonorità molto simili, pur con le proprie personalità ben distinte. Un suono melodico, delicato, onirico (voi, i Sigur Ros, i Mum, gli Slowblow…). Che collegamento c’è tra la vostra terra e le atmosfere delle vostre canzoni?
  • A: È difficile dirlo. Ci sono molti gruppi in Islanda che hanno un suono completamente diverso da quello che hai descritto. Penso che alcune di quelle band siano molto popolari fuori dall’Islanda, ed è pensando a loro che la gente crede che dalle nostre parti tutti abbiamo un tipo di sonorità speciale. In realtà è difficile per noi dare un giudizio, così come è difficile per dei fratelli e delle sorelle dire se si assomigliano tra loro, e ciò perché oramai sono abituati gli uni alle altre.
  • R: Io vi ho conosciute grazie al vostro tour italiano con i Sigur ros. Cosa potete raccontarci di quell’esperienza? Quali sono il ricordo migliore e quello peggiore che vi siete portate dietro dall’Italia?
  • A: L’Italia è uno dei paesi più affascinanti che abbiamo visitato e ogni volta ci torniamo volentieri. La cosa migliore è la gente, sempre calda e piena di vita, ma anche l’ottimo cibo e i grandi vini. Il pubblico italiano è tra quelli più attenti e nel contempo ci da molti feedback, ci fa sempre capire quello che gli piace e per noi questa cosa è molto importante. Sai, a volte chi ti ascolta magari rischia di essere troppo “educato” e così è difficile sapere quello che pensa del concerto, ma per fortuna questo in Italia non succede mai!
    Penso che il mio ricordo migliore dell’Italia sia quello della sera in cui vinse le semifinali della coppa del mondo di calcio, la partita stava per finire mentre noi suonavamo all’aperto a Ferrara, e concluso il concerto andammo per le strade con gli italiani a festeggiare la vittoria. Ci sembrava di essere italiani e quindi era come se avessimo vinto anche noi, passammo quindi la notte cantando e ballando per le strade, fu fantastico!
    Ma hmmm, fammi pensare, un brutto ricordo? Beh, una volta abbiamo suonato ad una piccola serata e il palco era davvero minuscolo per noi, e così abbiamo dovuto posizionare parte della strumentazione giù dal palco e ci siamo trovate a suonare praticamente in mezzo al pubblico. Fu un concerto molto difficile perché non potevamo vederci tra di noi, eravamo tutti schiacciati, noi e il pubblico. Ma dopo il concerto ci offrirono dell’ottimo prosecco, quindi alla fine è andata bene!
  • R: Parlando della vostra musica, una delle cose che più mi hanno colpito in ‘Kurr’ è sicuramente la sensazione di familiarità, un senso di tranquillità, come una sorta di sicurezza come quella che si può provare tra le mura domestiche.
    Quali sono le sensazione che volete comunicare a chi ascolta il vostro album? Siete soddisfatte dei risultati?
  • A: Noi siamo affascinate dai suoni, e molti di quelli che più ci colpiscono sono organici, caldi, circolare, e magari anche un poco strani, ma la maggior parte sono molto belli e di buona qualità, giocano un ruolo fondamentale nell’insieme delle emozioni che il disco trasmette.Non ci siamo messe a tavolino a discutere su quali sensazioni volevamo comunicare, volevamo creare solamente un nostro mondo di suoni. L’album è nato così, e siamo molto contente di questo.
  • R: Nelle vostre canzoni suonate tantissimi strumenti diversi, come scrivete i vostri brani?
  • A: Non abbiamo una formula prestabilita per scrivere una canzone, nascono in maniere differenti, ma di solito qualcuno ha un idea, magari una piccola parte con uno strumento, e gli altri si aggiungono suonando ognuna gli strumenti che si sentono di prendere in mano quel giorno, o cercando suoni che pensano possano adattarsi bene all’idea iniziale. Spesso finiamo suonando strumenti completamente diversi da quelli con cui abbiamo iniziato.
  • R: Il vostro nome è ben noto a una buona cerchia di appassionati di un certo tipo di musica da molto tempo, sicuramente da più di due anni, ma il vostro disco esce solamente in questi giorni. Quali sono le ragioni di questa attesa per una vostra pubblicazione ufficiale?
  • A: Quando abbiamo iniziato a scrivere musica insieme stavamo facendo tantissimi concerti con i Sigur Ros, il tour ci prendeva un’enorme quantità di tempo così che non ce ne restava per registrare o preparare nuovo materiale. ‘Kurr’ è stato realizzato tra un tour e l’altro quando avevamo a disposizione un paio di settimane senza viaggi così che siamo riuscite a scrivere nuove canzoni e a registrarle. L’attesa è dovuta quindi alla mancanza di tempo da passare a casa nostra.
  • R: Per finire che progetti avete per il futuro?
  • A: Vogliamo continuare a creare musica insieme, preparare un nuovo album e sviluppare ulteriormente la nostra versione live. Ci piacerebbe suonare la colonna sonora di un film prima o poi, e collaborare con altri grandi musicisti.