I R.e.m. non sono di certo il gruppo che dal vivo deve dimostrare qualcosa, eppure ancora oggi suonano come se si sentissero in dovere di farlo, ma con una semplicità disarmante. I R.e.m. non sono certo la band di ragazzini che sale sul palco piena di adrenalina e di entusiasmo dovuto alla giovane età, eppure dimostrano che dopo un numero veramente importante di dischi e non so quanti concerti la loro voglia di fare, suonare, divertirsi, stupire è sempre la stessa. Si comportano come se fosse l’ultimo giorno e la fine del mondo fosse alle porte, ma loro stanno bene e col sorriso sulle labbra.
Tutto ciò per dire che il concerto (aperto ottimamente dagli Editors, questo va riconosciuto) che il gruppo di Athens ha fatto all’Arena Civica di Milano si può descrivere con un solo aggettivo: superlativo.
Ma, raccogliendo pareri da amici, conoscenti, collaboratori, tutto il tour italiano è stato di altissimo livello. Le canzoni di ‘Accelerate’ (in particolare il notevole primo singolo Supernatural superserious) si mischiano ottimamente con pezzi più o meno vecchi, la formazione a cinque tiene bene se non di più. Se i R.e.m. hanno deliziato la città meneghina con pezzi di qualche annetto fa come Drive, So fast, so numb, Driver 8, Country feedback, Walk unafraid (che Michael Stipe dedica al fan club italiano che si renderà protagonista di una scenografia su Hollow man che lascia di sasso anche i tre senatori), nelle altre date sono spuntate per il piacere degli astanti Find the river (Napoli), Nightswimming (Perugia), Seven chinese brothers (Verona), Pretty persuasion (Napoli), Strange currencies (Verona), (Don’t go back to) Rockville (Perugia e Udine), Disturbance at Herons House (Napoli). Per il prossimo tour si potrebbe fare un urna e pescando a caso i pezzi che costituirebbero la tracklist di ogni data, beh, sono più che convinto che uscirebbero sempre concerti almeno buoni.
Ma qui si va oltre le aspettative.
I pezzi “forti” sono stati da delirio grazie anche al singalong generale (Imitation of life, Electrolite, Losing my religion, Man on the moon, The one I love), ma perché dimenticare una bellissima versione acustica di Let me in o una trascinante Bad day o una sempre ottima The great beyond? Forse i due estremi qualitativi si sono rivelati qui: in basso c’è Drive, con un arrangiamento più chitarristico che non rende come nel disco (rendendola solo una bella canzone), in alto sicuramente c’è Country feedback, una versione da lacrime vere che cercano in tutti i modi di uscire, da pelle d’oca non figurata ma presente sulle braccia, un senso di brivido sulla schiena e un finale in cui Peter Buck dà tutto se stesso. E se Michael Stipe è in elegante completo nero e camicia bianca ma soffre l’afa milanese, Mike Mills si presenta con una tamarrissima maglietta senza maniche con la scritta “Straight to hell”: ecco le due anime dei R.e.m., eleganza e divertimento, carattere e tanta tanta testa.
E questa sera l’hanno dimostrato ancora una volta, se ce ne fosse stato bisogno.
Le foto sono di Piumarossa