Piet Mondrian – Misantropicana

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11 Settembre 2010 Urtovox PietMondrian.tumblr.com

Lascia Perdere

Costruisco combinazioni di linee e di colori su una superficie piatta, in modo di esprimere una bellezza generale con una somma coscienza. La Natura (o ciò che ne vedo) mi ispira, mi mette, come ogni altro pittore, in uno stato emozionale che mi provoca un’urgenza di fare qualcosa, ma voglio arrivare più vicino possibile alla verità e astrarre ogni cosa da essa, fino a che non raggiungo le fondamenta (anche se solo le fondamenta esteriori!) delle cose…”

Questo era quanto diceva Mondrian a proposito della sua arte. E in effetti quello faceva: linee orizzontali e verticali, e spazi di colore.

Se sposti il suo teorema dall’arte visiva alla musica ti aspetti facilmente “minimalismo”, un atteggiamento artsy/new wave e un po’ di bizzaria. Ed è quello che trovi qui.

I Piet Mondrian, che prendono il  nome dal pittore olandese campione dell’astrattismo, sono un duo creativo toscano dove lui col vocione e lei col vocino si alternano al microfono, mentre suonano strumentini in mezzo a programmazioni elettroniche e ogni tanto una batteria vera. Detta così, è una cosa già vista e stravista. Che palle.

Ne sento parlare molto bene. E capisco perché. I testi hanno slogan simpaticamente caustici, cinismo + impegno: la formula vincente dei nostri anni. Ne faccio una lista:

piano b, sterminare i fascisti, gli anziani e i menefreghisti

il sesso ci riproduce ed è un male

ho votato lega e bestemmio cristo e chi lo prega

tanti figli belli asciutti, atletici ed abbienti, quanti voti a destra, quanti genitori stronzi

la sua libido è calda, ma la vagina no

nuove cure scoperte, nuove le terapie, ma non c’è quella definitiva che possa ucciderci

il gossip classico da rivista da leggere al cesso è molto legato al ventesimo secolo

le frasi storiche degli uomini sono tutte sulle t-shirt

Il problema del minimalismo pop mischiato all’elettronico prodotto in Italia è che, nella nostra epoca di produzioni caserecce o poco più, una produzione minimale italiana raramente riesce ad assurgere ai livelli di una qualità sonora decente e convincente, come farebbe in terra straniera. Gli Offlaga Disco Pax ce l’hanno fatta perché usavano un’elettronica analogica e predicavano un gergo di modernariato musicale anni ’80 da cantina. Il Genio non lo prendo nemmeno in considerazione: un progetto che ha ficcato un singolo in culo al sistema discografico italiano e gli è andata a culo. Il problema di questi Piet Mondrian a mio parere è che tutto rimane sul piano delle idee. Razionalmente si fanno approvare, ma non coinvolgono. Non voglio pensare che la musica non sia istinto. Non voglio credere che ci dobbiamo accontentare ad esempio di queste chitarre elettriche così finte e compresse da farmi pensare ad un synth. Capisco che è meno sbattimento registrare un disco minimale facendo ricorso allo studio e alle programmazioni, oppure a chitarrine e glockenspiel, invece che mettere su una vera band, darsi agli scazzi della gestione di un collettivo musicale ecc. Capisco che i soldi sono finiti. Ma scusatemi se non mi voglio accontentare. “Forse questo è amore” è l’unico pezzo che andrei a riascoltare del disco. Meritano un plauso gli arrangiamenti di archi su “Lascia perdere”.