Pinback @ Circolo degli Artisti (Roma) – 16/11/2011

Attitudine e Visual: In tre sul palco (chitarra, basso e batteria) con un mega schermo alle spalle sul quale scorrevano video e immagini. Molto spazio per muoversi, tanti strumenti in giro (a parte il batterista, gli altri due componenti sono polistrumentisti) e un baule con appese le foto dei bambini e delle famiglie lasciate a casa. Serata tranquilla, da jeans e maglietta. Anche se la delizia (nel guardarli) è stata la chicca dei calzini di Rob Crow.
Rob è un ragazzone, alto e in carne, con una barba dal taglio inusuale. Riuscite ad immaginare un uomo così, con indosso calzini (diversi fra loro) a cuoricini e orsacchiotti? In fondo non gli stavano male. E forse non è stato un errore di vestizione, il classic errore dettato dalla fretta. Quei calzini, per indossarli, devono essere pur I suoi. Una scelta di stile, mettiamola così. Tutto suo, s’intenda.

Audio: Premessa doverosa. Prima dei Pinback, si sono esibiti altri artisti (Tiger! Shit! Tiger! Tiger!, Male Bonding e Jp Inc). I primi due gruppi hanno condiviso con i Pinback i problemi di audio che hanno effettivamente penalizzato la serata. Il suono degli strumenti copriva letteralmente le voci. Una sorta di film muto al quale mancavano i sottotitoli ma non le musiche che accompagnano le scene. Nessuno fra il pubblico o i presenti in sala ha accennato o protestato per il disagio. Se n’è accorto Armistead al termine di una canzone, dopo già una mezz’oretta di concerto. Non che le cose poi si siano risolte, ma per lo meno un pò di voce si è iniziata a sentire.

Setlist: Partiamo dal fatto che si sentivano solo gli strumenti. E diciamo che nelle imprese alla Mission Impossible sono pure un pò negata io (la scaletta brani era davanti a me, ad un metro di distanza, ma non si capiva nulla di quello che era scritto). Sì, lo ammetto: a memoria, posso confermare che hanno suonato From nothing to nowhere e Good to sea. Il resto non chiedetemelo, non saprei davvero che altro dirvi.

Momento migliore: E’ brutto avere delle aspettative se poi vengono in parte disattese. La gente in sala era rapita, contenta, e in fondo lo ero anch’io: wow, finalmente. Ahimé, nulla in tutta la serata mi ha dato la scossa. Pertanto, non c’è stato alcun momento migliore, nulla di tutto ciò che ci si poteva aspettare.

Locura: In transenna alcuni ragazzi stavano cantando a squarciagola. Rob li ha visti, ed ha lanciato ad uno di loro il microfono. Mentre il fan sorrideva e continuava a cantare (ma non si sentiva una madonna sempre per il problema dell’audio) Rob è sceso fra il pubblico, si è ripreso il microfono ed ha iniziato ad abbracciare tutti.

Pubblico: Poca gente presente, il concerto forse ha un pò sofferto per la scelta di una data infrasettimanale. Tutti under 40, c’è stato quello che ballava e saltava, capellone con i capelli ricci e gli occhiali un pò da talpa. O il tipo intellettuale, col cappotto grigio tutto impettito che canticchiava con lo sguardo fisso sul palco. O ancora la ragazza di rosa vestita (una tuta color confetto), che dall’inizio alla fine ha saltato di continuo senza mai stancarsi. Della serie, pochi ma buoni.
E nonostante tutto, affezionati.

Conclusione: Un’oretta di live che mi ha lasciata un pò perplessa. Attivi dal ’98, artisticamente li conosco dal 2001 (in sostanza, mi ero persa per strada l’album d’esordio). Dire che sono dei bravi musicisti è riduttivo: hanno avuto grandi intuizioni, negli States sono a tutt’oggi tra i più grandi gruppi indie esistenti. Non si può nemmeno catalogare il loro genere come indie, a dirla tutta. Sarebbe una limitazione al carattere che ogni loro singolo brano presenta. Soprattutto nell’ultimo lavoro (Autumn of the Seraphs, 2007) c’è qualcosa di pop, qualcos’altro di rock, una punta di electro. Scelta discutibile, e va bene, io non voglio parlare di questo, voglio solo togliermi un sassolino dalla scarpa. Da un gruppo che porta un nome come il loro mi aspetto che in un’esibizione live ci sia un qualcosaQuel qualcosa. Il segno tangibile che fa la differenza da me sdraiata sul divano che mi ascolto il loro cd. E quel che cerco non è il video sullo sfondo con i filmati. Se scegli di suonare l’alternative, sul palco devi comportarti di conseguenza.