The Kooks – Junk of the Heart

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Settembre 2011 Virgin thekooks.com

Si sono autodefiniti ‘musical whores’, i Kooks (forse per appropriarsi simpaticamente di un marchio che qualcuno ha sempre pensato di imprimergli senza poi farlo effettivamente), risultando molto svegli, e, almeno su questo, non gli si può dar torto: con questo terzo disco, i quattro di Brighton tornano a inghirlandare il mondo con ritornelli piacioni di facile presa che, per quanti pregiudizi si possano avere, non lasciano indifferenti.

Resta solo da decidere se siano ‘whores’ allegrotte e genuine o malevole e tramanti. I Razorlight e Alex Turner, acerrimi nemici di Pritchard e soci, appoggeranno facilmente la seconda ipotesi, ma le scaramucce tra rockers britannici hanno fatto il loro tempo: Christian De Sica e Massimo Boldi si lanciano frecciatine molto più efficaci sui rispettivi cinepanettoni. Nell’attesa della non-meraviglia causata dalla presenza dell’iperglicemico singolo ‘Junk of the heart’ nella colonna sonora dei suddetti cinepanettoni, non resta che arrendersi alle restanti luminose undici tracce, abboccando agli hook melodici presenti a intervalli calcolatissimi lungo tutto il disco che giustificano i sold-out e i vari gradi di ossessione per i Kooks (riscontrabile anche tra i music nerd più intransigenti), ma non le letture miracolose e salvifiche che si danno del loro operato: sono un quadretto molto accattivante e ben supportato sia a livello tecnico che di immagine, il che è ottimo, ma godiamoceli senza troppi “sono il futuro della musica!!” et cetera; procediamo nella brezza tiepida di ‘How’d you like that’ o ‘Rosie’ (di cui la discinta giovane donna ritratta sulla copertina dell’album è degno rappresentante), presto rabbuiata dall’uggiosità di ‘Runaway’ e il sottobosco tremolante di ‘Petulia’. E il tutto non potrebbe concludersi meglio che con la rivolta da caffelatte di ‘Mr Nice Guy’, indispettita ma piacevolissima.

La classe c’è, il metodo anche, di faccia da schiaffi non ne parliamo: anche se con un line-up rimiscelata, i Kooks dimostrano che due più due fa quattro, ma a volte anche cinque.