Attitudine e Visual: La Sala Grande del Teatro dal Verme è interamente fatta di legno, sopra il palco sono presenti delle strane sfere bianche che aiutano a creare un’atmosfera intima e calda. Thurston Moore sembra il padre di Beck con il suo capello lungo che ricorda i tempi andati dei Sonic Youth e del noise wave delle origini. Vestito in modo elegante come se dovesse andare ad una cerimonia ma con un tocco “giovanile” rappresentato dalle intramontabili “Suede”. Lo accompagnano Keith Wood alla chitarra acustica, Samara Lube al violino, Mary Lattimore all’arpa e John Moloney alla batteria. Il gruppo spalla in questa data di Thurston erano i Tall Firs.
Audio: Grazie alla forma della sala la musica circonda lo spettatore, il suono è avvolgente e caldo.
Setlist: La Setlist è stata variegata sia da alcune canzoni tratte dall’ ultimo album Demolished Thoughts, uscito nel 2011, sia dagli album solisti precedenti. Forse ad alcune canzoni dei primi album mancava quel tocco elettrico e sperimentale che le caratterizzava ma il tocco intimo della chitarra acustica dava loro una nuova ed interessante forma.
Come dicevo, nella Setlist sono stati fatti dei salti avanti e indietro nel tempo, grazie a canzoni come Ono Soul, Psychic Heart e Staring Statues tratte dal primo album Psychic Hearts, 1995, suonate nei ben due Encores, o come Fri/End e Never Light dal secondo album Trees Outside the Academy, 2007. Ovviamente il protagonista del concerto è stato l’ultimo album: presenti 7 canzoni su 9.
Momento Migliore: Quando tutta la band tutta la band ha cominciato a suonare con gli occhi chiusi trasportati dalla melodia, molto coinvolgente, nessuno emetteva un fiato ipnotizzato dalla musica.Appena le note si sono spente è scattata la standing ovation.
Locura: Ogni qualvolta quella povera chitarra acustica veniva suonata/maltrattata come se fosse stata elettrica nel pieno degli anni 90 aveva un certo modo qualcosa di comico…
Pubblico: All’entrata si poteva vedere ogni tipo di spettatore: dall’intenditore di musica all’ascoltatore curioso. C’erano persone di tutte le età; mi ha fatto sorridere vedere un padre con il proprio figlio di 6 anni!
Tra il pubblico erano anche presenti “dei musicisti che non possiamo nominare” (cit.) ma io lo voglio dire lo stesso chi erano. Erano Flea e Josh Klinghoffer dei Red Hot Chili Peppers. E voglio dirlo perché la cosa mi ha lasciato senza parole e ha creato un momento di “guarda chi c’è!” e molte foto rubate con i cellulari in sala.
Purtroppo non c’è stato il sold out che si meritava questa grande leggenda.
Conclusione: Il concerto è durato all’incirca due ore, intese e molto apprezzate. Durante l’esibizione si sono visti dei momenti molto intimi e acustici, inusuali per Thurston che però non ha dimenticato la sua parte selvaggia: ha aggiunto delle schitarrate che hanno fatto scendere la lacrimuccia ai nostalgici degli anni feroci in cui hanno proliferato i Sonic Youth. Soprattutto negli Encores ha dato a tutti una bella scossa (peccato per le sedie). Nota dolente la presenza di alcuni momenti troppo dilatati. Concluderei dicendo che è stato un concerto inconsueto che ha lasciato a bocca aperta chi non conosceva bene questo lato più “morbido” di Thurston Moore e ha sicuramente soddisfatto chi lo apprezzava già. Le persone che uscivano nel freddo di Milano lo facevano con un bel sorriso. Anche il passato può rinnovarsi e i vecchi del rock non sono poi così rimbambiti.