Magazine – No Thyself

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Serrate porte e finestre, rifuggite gli strati di permafrost: Howard Devoto è tornato, i Magazine sono tornati. Dopo trent’anni dall’ultima opera, con una line-up sconvolta (tralasciando appelli e contrappelli, su tutti manca la chitarra di John McGeoch, deceduto nel 2004), ecco un’altra band dei bei tempi andati da ascrivere nel computo dei fenomeni retromaniaci, si potrebbe dire.

Ma no, qui tutt’al più c’è da parlare di retrofilia: diciamolo brutalmente, i Magazine non hanno mai movimentato le masse. Questo ritorno sarebbe anche potuto passare inosservato, e se fosse il disco di un qualsiasi sbarbatello ciò sarebbe senza dubbio successo. Ma “No Thyself” non è un meccanico ritorno maniacale ad uno stile passato, è un ritorno ad una cara idea: rompere con l’usuale (alla fine dei ’70 costituito dal punk), iniziare qualcosa di nuovo. E di idee così non se ne sono viste né sentite troppe.
E anche quel simpaticone di Fichte è sempre stato parecchio d’accordo sul fatto che un’idea, nella sua forma specifica, appartiene ad uno e uno solo, che in questo caso prende il nome di Devoto. Con il suo squallore altezzoso lui sì che ha impressionato molti (sempre nei bei tempi andati, Morley dell’NME lo riteneva l’uomo più importante del mondo): non sarà solo grazie a lui che oggigiorno ci si può riempire la bocca con la parola ‘post-punk’, ma lasciarlo nell’ombra di un archivio fotografico sarebbe stato un peccato.

Certo, Do the meaning e Holy dotage potreste sentirle accostando l’orecchio a qualsiasi garage pieno di quindicenni suonanti, ma questo (e giusto qui sta un po’ di old style) non è un album da sentire e basta, va ascoltato, in qualche modo capito. “Religion wasn’t made for everyone”, echeggia Devoto in Physics, con aria da crooner decadente; ebbene, la religione del ‘bello e immediato’ non vi salverà nell’ascolto di questo disco: qui il piacere non è in qualche canone rassicurante, ma nell’esercizio di quella cosa chiamata capacità di significare che, di questi tempi, non sta simpatica a molti. Mica fuffole.