Unsane – Wreck

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Ci sono band che hanno fatto della coerenza la loro bandiera, del loro stile coeso e personale un vessillo, e che non bisognerebbe mai dare sul viale del tramonto. Il perché è presto detto, si rischia di beccarsi un Wreck nei denti. Gli Unsane del 2012 sono una delle sfumature migliori che questa band granitica abbia manifestato nella sua lunga carriera fatta di eccessi, copertine da far invidia ai Brujeria e morte – Charlie Ondras R.I.P –, ed è una vera fortuna trovarsi fra le mani un disco del genere proprio in questo momento storico, qualcosa di davvero necessario per chiunque viva di musica alternativa, oggi.

La copertina truculenta serve per acclimatarsi mentre Rat apre le danze come lo farebbe un gigante monolitico in lento avanzamento, tensione ansiosa ai livelli di guardia e i  Big Black di Steve Albini che flirtano con dinamiche da Meshuggah sotto sedativi.  Un attacco claustrofobico in piena regola stemperato immediatamente dal grido rassegnato di Decay, vera marcia al patibolo capace di sovrapporre certe intuizioni post-hardcore di band come gli At The Drive In  – Riascoltatevi Quarantined – con il peso specifico dei Melvins più densi. Maligna e premonitrice è la fisarmonica Sabbathiana che ronza per tuttaNo chance, dove i vocalizzi di Spencer – Qui vicinissimo alle tonalità di un Nick Olivieri dell’ estremo – raggiungono lo zenit punk. È un gorgo maligno fatto della materia con cui sono composti incubi e paranoie moderne, contiene una nuova registrazione di Pigeon – Già presente nell’ Ep Coextinction Release del 2010 –,  un momento distensivo “Stuck” – Ma solo alla traccia otto, quindi quando ci arriverete, se ci arriverete sani, capirete perché è stata cosa intelligente farlo ora –  e una cover letteralmente spaccaossa del classico Ha Ha Ha dei maestri Flipper.

Nettamente più a fuoco di Visqueen del 2007 e con qualche carta in più di Blood Run (2005) questo nuovo album si propone come pietra di paragone per i lavori composti dopo la reunion del 2003.
A modern masterpiece.