Norah Jones – Auditorium PdM – Roma – 17/09/2012

Attitudine e Visual: L’impatto visivo al solito è eccellente. Stavolta non solo per merito delle linee tondeggianti e giocose che Renzo Piano ha disegnato per la sala Santa Cecilia, ma anche per il bel colpo d’occhio del pubblico che ha riempito la Sala in ogni suo piccolo posto. Anche la scenografia si presenta con colori dalle tonalità forti, dove prevalgono il blu e il rosso, con le luci posizionate stile albero di Natale. Tutto perfetto, fino all’avanzare del buio in sala e all’entrata in scena della band. Norah Jones indossa un vestito morbido molto semplice, accompagnato con delle scarpe vernice rosso fuoco e tacco alto. La sua band ha un look a metà tra una garage band degli esordi, e un gruppo grunge. Forse è proprio la cantante di New York ad essere messa in ombra da un contorno eccessivamente pesante per la grazia con la quale è solita presentarsi ed esibirsi.

Audio: L’acustica è non solo perfetta, ma addirittura vestita su misura per la voce vellutata di Norah Jones. Con lo scorrere del concerto anche lei se ne rende ben conto, e anche il suo cantare sembra goderne.

Setlist: C’è un buon mix tra i pezzi degli esordi e le nuove produzioni. Certo, le atmosfere decadenti elettroniche (Little Broken Hearts e Say Goodbye) degli ultimi brani non convincono molto e lasciano freddo persino il pubblico. Ma gli spettatori sono pronti a esaltarsi quando vengono spolverati i suoi classici come Sunrise e Come Away With Me, nella parte finale del concerto. Nella prima parte invece ci tengo segnalare l’interpretazione di Cold Cold Heart e Don’t Know Why.

Momento Migliore: Senza dubbio il momento dedicato a Gram Parsons, supportato dal chitarrista country Jesse Harris è davvero un pezzo di bravura. Omaggio a uno degli artisti più eclettici della canzone americana. Musicalità perfetta per le sue corde, che dimostra una scelta ben studiata anche dal punto di vista della produzione musicale

Pubblico: Al di là del gran numero di persone che ha assistito al concerto, colpisce l’eterogeneità delle presenza. Davvero molti giovanissimi, molti professionisti della carta stampata, tante donne e soprattutto stranieri, europei e non. Questa è una forza straordinaria di Norah Jones, artista scricciolo, che con pochi anni di carriera è riuscita ad attrarre intorno a sé un pubblico vasto e davvero eclettico. Forza e irrazionalità della musica.

Locura: Tra le molte presenze famose in sala, ho notato il calciatore della Roma Nicolas Burdisso con la compagna. Per una volta non è stato circondato da tifosi alla ricerca di autografi e foto. Magari all’inizio sarà stato sorpreso di godersi una serata da fan di un’artista baciata dal talento e dalla grazia.

Conclusioni: Quello che non va assolutamente messo in discussione è il talento. Siamo di fronte ad una artista dotata dal punto di vista vocale e della scrittura. Però con enormi margini di miglioramento. Forse avrebbe bisogno di una band che la supporti maggiormente e anche lei dovrebbe prendere maggiore confidenza con la chitarra sul palco. Riguardo la performance, nulla da dire, la sua voce vellutata ferma il tempo. Qualche dubbio lo lascia un uso forse eccessivo dell’elettronica e di atmosfere un po’ metalliche degli ultimi suoi pezzi. Forse può permettersi ancora un percorso intimista con venature jazz, lo stesso che lo ha consacrata sin dagli esordi, rendendola originale. Non serve strafare, non ne ha bisogno.

Le foto presenti non si riferiscono alla data recensita