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25 Settembre 2012 | WarnerBros | GreenDay.com | ![]() |
Come diceva il buon Todd Louiso (Dick) in Alta fedeltà (Il film), nei Green Day ci puoi sentire sia i Clash che gli Stiff Little Fingers. Tutto vero. Però, se fossimo al Championship Vinyl, completerei la disamina con l’aggiunta di quella magniloquenza made in U.S.A capace di sfondare chitarre e riempire di: “Fuck, non sapete chi sono io” gli organizzatori dell’iHeart Radio Music Festival. Ecco, la nuova trilogia di Billie Joe – Tanto è di lui che si parla – parte da Uno con le stesse identiche influenze da vent’anni a questa parte, ma con tanta boria da primi della classe in più.
Al recente Indipendent Day del 2 settembre non li abbiamo neppure visti, causa ufficiale gastrite, mentre giungono versioni alternative che narrano di un Billie fatto come un pinolo. Tanto per far infuriare gli organizzatori che per assicurarsi le prestazioni dell’Armstrong si erano ipotecati pure la casa, ma ripeto sono voci, comunque tutto molto punk – Ironia Ndr -. Di concreto invece c’è un albo di cui la rete possiede un’opinione ben chiara: “Si fa ascoltare”, e di cui personalmente non capisco il bisogno di renderlo parte di una trilogia. Insomma, mi volete far credere ad un’opera in crescendo fondata su tre accordi Bubblegum/Mtv/American radio addicted? No dai non regge.
Però, immagino che male non faccia alle nuove generazioni sapere che in “Carpe Diem” risieda lo scheletro di I Fought The Law. Sempre che il processo culmini con un: Google-I Faught The Law- Clash-Approfondire le radici del punk – che “Let Your Self Go” nasca dalle ritmiche ramonesiane di Do You Remember Rock’n’Roll Radio, Inzuppate di miele Chart-Pop-Punk. Ci sono poi le ingiurie contro il Dj di “Kill The Dj”, tanto fine a se stesse sia come intenti – Insomma le royalties dei passaggi radiofonici le beccate ben volentieri cari i miei punk – che musicalmente – Indie?. Tantissimo flashback direttamente dai lavori pre-American Idiot, ed un singolone strappamutande in chiusura, “Oh Love”.
Cosa volete che vi dica, sono i Green Day, il più grande carrozzone mainstream che abbia mai poggiato i piedi in uno squat. La speranza è una ed una sola, che creino una breccia nei cervelli ancora malleabili dei teenagers più curiosi e desiderosi di comprendere cosa diavolo si celi dietro a quelle otto lettere che tanto influenzarono anche la mia di adolescenza. Punk Rock.