10 cd nel lettore di… Xabier Iriondo

Non c’è certo bisogno di presenta Xabier Iriondo, chitarrista storico degli Afterhours, indomito sperimentatore come solista e nei vari progetti come Uncode Duello e tanti altri e  ideatore di SoundMetak, negozio di strumenti vintage ed etichetta discografica (PhonoMetak). Da poco uscito con il suo ultimo progetto solista Irrintzi (molto ben recensito sulle nostre pagine) Xabier ci confessa cosa sta ascoltando in questo periodo in cui cominciano le prime date di presentazione di Irrintzi, tra furgone e sala prove…

SCOTT WALKER “Bish Bosch” (2012)
Come fa una stella del pop degli anni sessanta a realizzare un disco straordinario e contemporaneo come questo? … che dire, S.Walker cerca nelle pieghe dell’inconsueto e realizza un album unico, incatalogabile, che emoziona dalla prima all’ultima nota, davvero difficile esprimere con parole quello che accade dentro a questo disco, assolutamente imperdibile!

DICK DALE AND HIS DEL-TONES “Surfer’s Choice” (1962)
“The king of surf-guitar” o “The father of heavy metal”, Questo e’ il disco surf per eccellenza, con quello stile inconfondibile copiato da migliaia di band dopo di lui. E’ stato il primo chitarrista elettrico ad usare volumi enormi, Leo Fender realizzo’ insieme a JBL il primo altoparlante a 15” della storia proprio per lui, per permettergli di ottenere quel suono originale e potente, suo marchio di fabbrica. Una delle maggiori influenze di chitarristi quali J.Hendrix e E.Van Halen.

PHIL OCHS “I Ain’t Marching Any More” (1965)
Phil Ochs è stato punto di riferimento per artisti come Billy Bragg e i Clash. La voce inimitabile di questo cantatutore folk degli anni sessanta (contemporaneo di B.Dylan) e’ straordinaria. La forza della sua fede politica (e’ stato uno dei maggiori artisti che si e’ battuto con fermezza contro la guerra in Vietnam), l’intensità emotiva delle sue parole e dei suoi gesti ne fanno un modello di ribelle che oggi è semplicemente dimenticato.

HANK WILLIAMS III “Ghost To A Ghost” (2011)
Hank III e’ il nipote di Hank Williams, il padre della country music. E cosa fa musicalmente questo punkbilly? Country, doom-rock, speed metal o forse meglio dire HELLBILLY! Questo artista visionario ed irriverente suona la batteria o il basso in numerose formazioni (con Phil Anselmo dei Pantera e numerosi altri musicisti metal) e poi ha una sua carriera artistica che parte dalla tradizione e dalle sue origini personali e finisce direttamente nell’inferno. Questo disco lo sto ascoltando ormai da 3 mesi ininterrottamente perche’ e’ ricco di un sacco di soluzioni davvero contrastanti l’una con l’altra, una musica davvero originale ed unica.

SLY AND THE FAMILY STONE “Stand!” (1969)
Come si fa a non muovere il culo quando attacca Sly? “Stand!” e’ il sogno, il cercare di spronare un popolo. E’ l’ordine di alzare la testa, di non lasciarsi scoraggiare dalle miserie quotidiane, perché tutte le persone comuni devono portare delle croci, prima o poi. Ma ciò che più conta è il costante impegno sociale che rieccheggia in tutte queste canzoni, travestito da funky soul per larghe parti psichedelico.

HASIL ADKINS “Out To Hunch” (1955-1965 … pubblicato nel 1986)
Questo e’ rock’n roll primitivo, grezzo … che ha ispirato centinaia di band, dai Cramps a Bob Log3. H.Adkins era un one-man-band che cantava e suonava chitarra e batteria allo stesso tempo, cosa oggi molto in voga. E’ il pioniere del genere psychobilly … le sue liriche demenziali unite ad un sound frenetico ed unico ne fanno un must eccezionale. Il rock’n’roll anni cinquanta non e’ solo Elvis (e le centinaia di macchiette che lo imitarono) ma anche personaggi oscuri quali Adkins, autentico outsider, precursore del garage e del punk.

MOONDOG “Snaketime Series” (1956)
Moondog era cieco ed e’ stato uno dei musicisti/personaggi piu’ incredibili del XX secolo. Compositore, poeta, inventore di strumenti musicali, artista di strada, … si e’ esibito tutti i giorni, vestito da vichingo, dalla fine degli anni ’40 agli anni settanta all’angolo tra la 53esima strada e la sesta avenue. Arturo Toscanini e Benny Goodman (tra i tanti suoi estimatori) ne certificarono la profonda e seria vena compositiva in piu’ occasioni. Invento’ vari strumenti a percussione (ad esempio la “trimba”, strumento a percussione triangolare) e a corde (il “oo” e il “ooo-ya-tsu”) con i quali compose alcune musiche … e veniamo dunque alle musiche di Moondog … il suo mondo e’ un caleidoscopio di fusioni melodico-armoniche uniche con ritmiche che sfuggono spesso dal 4/4, il tutto frullato dentro ai rumori e al mood della citta’ piu’ caotica del mondo. Questo e’ il suo primo album, recentemente ristampato.

CAPTAIN BEEFHEART “The Spotlight Kid – Clear Spot” (1972)
Don Van Vliet, … che artista illuminato, un autentico genio! Il suo “Trout Mask Replica” e’ uno dei miei dieci dischi da portare sull’isola deserta, rivoluzionario come pochi altri dischi degni anni sessanta, ha influenzato intere generazioni di musicisti (potrei fare una lista lunga dieci pagine). Ma veniamo a The Spotlight Kid – Clear Spot, rispettivamente terzo e quarto album del nostro Capitano, portano una nuova luce, sicuramente piu’ commerciale dei precedenti lavori e, quindi, piu’ fruibile. Gli elementi pero’ sono sempre gli stessi, blues destrutturato, ballate “out of tune”, intrecci chitarristici originalissimi e ritmiche asincrone condite dalla magica voce rurale di Don Van Vliet.

MOTöRHEAD “Overkill” (1979)
Il secondo album della band, la migliore formazione (Lemmy al basso, “Fast” Eddie Clarke alla chitarra e Phil “Philthy Animal” Taylor alla batteria) della storia dei Motörhead, gli inventori dello speed-metal … questo fu un disco molto amato, insieme al primo, dai punk dell’epoca, ai concerti si mescolavano metallari e punk, cosa unica e rara. Che dire della musica, velocita’, energia e furore senza pari.

ROBERTO BERTACCHINI “Contraddizioni” (2011)
Ascolto molto spesso il disco del batterista degli straordinari STARFUCKERS di Bologna, … colui che suona in un modo unico, detto non-metrico-lineare. Roberto e’ un mio caro amico (suoniamo insieme nel progetto The Shipwreck Bag Show) ed ho, con grande piacere ed orgoglio, pubblicato il suo primo disco solista, un mini-cd avventuroso! Sarebbe troppo facile cantarne le lodi, preferisco citare un paio di passaggi di una recensione di Etero Genio:
“Quello del Bertacchini è un cantautorato sconvolto che richiama alla memoria quello di Francesco Currà. Quelle di “Contraddizioni” sono piccole provocazioni che il batterista, più che cantare, recita, urla o declama seguendo una sequela tutta sua di allucinati stati d’animo. Ma alla fine ti accorgi che c’è più sostanza musicale in questi 20 minuti che in un’ intero festival della canzone italiana. Grande Bertacchini, se non ci fosse bisognerebbe inventarlo… che iddio gliene renda merito. Un’altra pagina da aggiungere alla lista degli imperdibili.”