Widowspeak – Almanac

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Trovatemi oggi un’altra Label cosi coerente. Trovatemi qualcun altro capace di inserire ad ogni uscita il tassello perfetto, quello capace di perpetuare un’estetica sublime che gioca con il nero e la wave, lasciandosi aperte le chance più estatiche dell’ipnagogico. La Captured Tracks fa bingo ad ogni uscita, ed ogni uscita rappresenta il proseguimento di un discorso capace di svelare, episodio dopo episodio, le fondamenta culturali dei propri ideatori.

Non fa eccezione il nuovo lavoro dei Widowspeak della suadente Molly Hamilton. Almanac, è curativo, credetemi. Alle spalle vanta un concepimento passato dall’ideazione di un suono ad uso e consumo di una folla post apocalittica – Concepito in pieno 2012, quando ancora qualcuno credeva ai Maya –, poi divenuto prosa vitale incentrata sulla ciclicità delle stagioni, della vita e della gioventù, come ben lascia intuire il titolo.

Registrata in un fienile centenario, l’opera vive di un unico respiro, costante ed incantato, dominata per intero dalle melodie narcotiche della Hamilton. Echi Morriconiani flirtano con certo folk Youngiano costantemente, generando un loop emozionale caldo e nostalgico nel quale compaiono spontaneamente immagini ovattate del decennio Eighties, quello soggiogato dalle atmosfere dei primi Coteau Twins e dal talento di Keith Bush. Niente da aggiungere, dopo DIIV, Wild Nothings e Soft Moon eccovi il nuovo colpo da biliardo targato Captured Tracks, godetene.

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