Tre Allegri Ragazzi Morti – Nel Giardino dei Fantasmi

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Le ossa scaverò dal fondo del giardino e le riattaccherò in mezzo alla mia carne… e qui si era già “Nel Giardino dei Fantasmi” in forma embrionale. Due anni sono passati, e tutte le intuizioni di “Primitivi del Futuro” hanno avuto il tempo di essere assimilate, limate, studiate e sperimentate meglio per essere riproposte, insieme a nuovi input, in un concept limpido e bilanciato: ed eccoci al settimo album, qualcosa di particolarmente vivo e pulsante,  forse un po’ magico.

Una magia lunga undici tracce, che conduce per mano fin dentro le illustrazioni dei fumetti di Davide, che ti fa passeggiare tra le sue storie e incontrare quei fantasmi a cui crediamo (o vogliamo credere) e che, nonostante tutto, facciamo fatica a scrollarci di dosso. Con l’ascolto del disco ci si trova subito faccia a faccia con le immagini illusorie e alterate che albergano in ognuno di noi: il fantasma della perdita (Bene che sia), il fantasma della repressione e della crisi (Il nuovo ordine), il fantasma dell’adolescenza e dei sogni interrotti (I Cacciatori), quello dell’amore degli amanti (Come mi guardi tu) e quello dell’amore  genitoriale (Alle anime perse).

Si tratta, con ogni probabilità, del più completo progetto del trio, che sembra essere giunto allo status di cittadino del mondo, riuscendo a proporre con grazia e sapienza i suoni dell’ultimo secolo attraversato da grandi masse di viaggiatori e migranti. Folk, reggae, afro-blues e rock, si uniscono insieme a mandolino, ukulele, balafon e cajon, cori femminili e maschili, cucchiai e molta chitarra acustica, senza lasciare spazio alla contaminazione senza proporzione e misura. Una world music che non stravolge lo stile TARM, ma lo arricchisce con un armonico incontro tra culture e strumenti diversi, plasmando l’idea – per usare le parole di Davide Toffolo – di “Un disco etnico, ma di un’etnia immaginaria”.

L’album non è comunque privo di quei pezzi che saranno acclamati a gran voce dai Mille Allegri Ragazzi Morti: tra questi La fine del Giorno (Canto n.3), afro-blues dal sapore selvaggio ed esotico, ballata sopra la savana africana con rimandi misteriosi, La Mia Vita Senza Te, classico brano di impronta più tradizionale, I Cacciatori, storia interrotta di un adolescente dai capelli blu, morto negli stessi giorni di Kurt Cobain (e nell’anno che vede anche la prima formazione dei TARM), La via di casa, che con il suo […] Dimmi che cos’è che fa la vita nuova / che scrive sulla pelle il motivo che hai per volerne ancora / dimmi che cos’è / dimmi che cos’è /dimmi che cos’è che non va / è il desiderio che si avvita e che ti solleva / come un fuoco d’artificio senza direzione, esplode leggero sopra la tua testa […] dall’eco punk, riconquista anche chi non aveva apprezzato le novità di “Primitivi del Futuro”, e per finire la tenue E Poi Si Canta, preziosa ballata che mette in musica le parole (apparentemente senza senso) del romanzo “Pasto Nudo” (Naked Lunch) di William S. Burroughs.

E con questa, sembrano aver indovinato di nuovo. “Nel Giardino dei Fantasmi” ha attinto a mondi diversi, evadendo dalle classificazioni tradizionali e creando un tessuto di esperienza composita, rivelando un progetto attuale sia dal punto di vista strumentale che da quello delle liriche. Il tutto accarezzato dall’approccio soffice delle melodie dei musicisti che si coprono il volto con la maschera di un teschio.