Acquista: | Data di Uscita: | Etichetta: | Sito: | Voto: (da 1 a 5) |
Gennaio 2013 | Loog Records | tumblr.com |
In pochi ricorderanno i Cat’s Eyes, progetto parallelo di Faris Badwan degli Horrors, usciti nel 2011 con un disco che certamente non puzzava di side project. 10 pezzi pop dalle tinte dark, un singolo d’impatto (Face in the crowd) e un’esibizione al Vaticano per il video di I Knew It Was Over a fare da preludio al tutto.
Ancor meno persone ricorderanno la voce femminile che accompagnava Faris. Si tratta di Rachel Zeffira, soprano canadese di origini italiane prestata per l’occasione al mondo indipendente. Bene, la ragazza ci ha preso gusto e non sembra abbia voglia di tornare ad esibirsi all’opera. Prima ha fondato la RAF records sempre con Faris, poi a fine 2012 pubblica il suo esordio: The Deserters.
Un disco che si pone in un rapporto ambiguo con la musica dei Cat’s Eyes. Ci sono, è vero, elementi Kraut qua e là (Hero on in e Break The Spell), ma i punti di contatto si esauriscono qui. È un pop diverso quello in The Deserters, più rilassato, a tratti (e sottolineo: solo a tratti) sognante (guarda caso tutto il disco si è sviluppato intorno alla cover di To Here Knows Where). A fare da leitmotiv c’è il trinomio: voce, piano e archi e un songwriting nostalgico che racconta di separazioni e addii, forzati o meno che siano.
Purtroppo, però, l’album rivela una scarsissima resistenza agli ascolti, a lungo andare passa inosservato, non lascia traccia. Certo, lei ha una bella voce, la produzione è onesta, bravi tutti, applausi, e poi? Il punto è che non basta una vocalità affascinante e melodie ben calibrate per fare un bel disco. Rachel canta come una Bat For Lashes contenuta e non possiamo considerarla una colpa, è il suo stile. Ma dalla cara Natasha la separa tutta la maturità e la consapevolezza dimostrata in The Haunted Man, quella che ti permette il salto di qualità. A una che ha suonato in Vaticano (e pubblica il disco in tempi di conclave), che ha coverizzato i My Bloody Valentine (pochi mesi prima dello storico ritorno), il tempismo non manca. Sul resto c’è da lavorare, diamole fiducia.