Toto @ Postepay Rock in Roma – 21 giugno 2013

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Attitudine e Visual: Non siamo più abituati a vedere un palco di un grande concerto rock ridotto all’essenziale. Ritorno alla musica e meno concessioni al palcoscenico. Campeggia sullo sfondo la grafica del logo della band, e poi loro sul palco, stop. Si presentano un po’ imbolsiti, ma carichi di entusiasmo: il chitarrista Steve Lukather è il più in forma, con il cantante Joseph Williams, che gli folleggia intorno per tutte le due ore e oltre del concerto. Alle tastiere David Paich, vestito come il ciambellano di Corte Inglese e Steve Porcaro, musicista e uomo di grande classe.

Audio: Al solito il palcoscenico di Roma in rock si conferma all’altezza delle aspettative, quest’anno l’organizzazione ha deciso di proporre concerti di grande richiamo e nulla può essere lasciato al caso. I Toto rappresentano un bel banco di prova, basti pensare alle complesse melodie ed alle evoluzioni vocali marchio di fabbrica della band. Questo, grazie anche alle doti intramontabili di Joseph Williams e ad un’acustica davvero buona da qualsiasi parte si ascoltasse il concerto.

 

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Setlist: La scaletta ha rispecchiato assolutamente il Greatest Hits dei Toto, tutto ciò che il pubblico si aspettava è stato proposto: da 99 a White Sister, ai classicissimi Africa, Rosanna per arrivare alla finale Home of the Brave. Ottima l’alternanza delle sezioni acustiche con le esibizioni da grandi festival. Le sonorità spaziano costantemente dalle tastiere, ai cori r&B, passando per epiche schitarrate fino agli assoli di batteria di Simon Philips, il tutto senza mai confondere il pubblico.

Momento Migliore: Scelgo Stop Loving You. Perché forse è il pezzo che più genuinamente si veste sulle corde vocali di Williams, perché non dimostra i suoi venticinque anni, perché è stato soprattutto un punto d’amore con il pubblico. E il riflesso live che lascia è davvero emozionante

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Pubblico: Quando ci si trova di fronte a dei mostri sacri è normale che il pubblico sia eterogeneo, ragazzi di oggi e ragazzi di ieri. Forse l’aspetto in più che non deve sfuggire è l’incredibile amalgama che si crea. Vedere degli adolescenti cantare a squarciagola un pezzo di quasi trenta anni fa non può lasciare indifferente il cronista che vi scrive. La potenza del rock.

Locura: Un attempato critico musicale ad un tratto rivolgendosi a una bella ragazza che lo accompagnava ha detto “possiamo andare via, io suono meglio di questi vecchietti”. E ho ripensato ad una frase di Eddie Van Halen, non proprio un passante, che definì i Toto, collettivamente, i migliori musicisti al mondo.

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Conclusioni: Non ci troviamo di fronte a dei dinosauri del rock alla ricerca di una eterna giovinezza creativa. I Toto non scrivono qualcosa di nuovo da un po’ di tempo e non solo per le loro vicende personali, i grandi artisti sanno bene che esiste una dignità creativa che va rispettata senza cedere alle logiche del mercato. Se non si ha ispirazione si aspetta, per rispetto del futuro e per rispetto di un passato musicale che è stato superlativo dal punto di vista artistico ed emotivo. E serate come queste ne sono la dimostrazione.