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3 Settembre 2013 | DFA | Holyghostnyc.net |
Un po’ figli di James Murphy e di Bernard Sumner, gli Holy Ghost! del secondo disco sono una conferma.
La differenza tra il primo ottimo album e questo Dynamics è quasi tutta nell’attesa. Gli estratti Hold On, Static On The Wire, Say My Name, “elargiti” a partire dal 2007 hanno reso quel debutto un mezzo greatest hits all’uscita, anno 2011. Dynamics, invece, ha avuto dalla sua di non pretendere una gestazione lunga e di non doversi presentare per gradi. Stavolta i due di Brooklyn si sono sottoposti con più scioltezza al contatore delle visualizzazioni e all’interpretazione dei feedback (fuori dalla tracklist sia It Gets Dark che Teenagers In Heat) perché sapevano di poter compilare in tempi giusti un album diretto e compatto, anche se meno accostabile all’umore più nervoso dei classici DFA.
La struttura è quasi nu disco ma i lineamenti sono molto pop. Sia chiaro che non c’è nulla che qui non vada, specialmente in episodi più inconsueti, tipo i rallentamenti di I Wanna Be Your Hand e In The Red, nella partenza italo di Bridge And Tunnel, così come nel suo sudatissimo seguito da Studio 54. Il pullulare di melodie alla The Perfect Kiss fa il resto e non stupisce se si pensa al tour con i New Order. Ne consegue che gli Holy Ghost! con questo capitolo piuttosto rassicurante continuino a rispettare il nome che si sono fatti. Magari, al momento, sentiamo di meno il bisogno e l’urgenza di quel punto esclamativo.
[schema type=”review” name=”Holy Ghost! – Dynamics” author=”Marco Bachini” user_review=”4″ min_review=”1″ max_review=”5″ ]