Ruggine: per essere intensi non serve andare sempre ai mille all’ora

ruggine1

Colpiti dallo splendido secondo lavoro della band Piemontese – qui la recensione di ‘Iceberg’ – abbiamo deciso di scambiare due chiacchiere con i Ruggine in merito al nuovo lavoro, al loro percorso di crescita ed al futuro della band.

2001 Narzole, provincia di Cuneo. Qual era lo spirito che aleggiava in quei giorni, insomma come nacque il tutto?

Avevamo 15/16 anni e ovviamente l’idea di formare un gruppo era una cosa che ci affascinava tantissimo. Vedevamo suonare ragazzi più grandi di noi e condividendo tutti la stessa passione per la musica abbiamo capito che era ciò che volevamo fare anche noi. Il fratello di Paolo già allora aveva un gruppo ed è stato uno degli esempi che volevamo seguire, così poco dopo anche noi abbiamo iniziato a prendere in mano degli strumenti per la prima volta ed è stato incredibilmente eccitante. Lo abbiamo fatto un po’ per gioco e un po’ per avere qualcosa di bello da fare, visto che in un paese piccolo come Narzole non è che ci siano milioni di stimoli. Poi con il passare degli anni abbiamo mantenuto il lato divertente della cosa ma allo stesso tempo abbiamo incominciato a prendere tutto anche molto più seriamente, ad investirci di più sotto tutti i punti di vista.

Negli anni 90 la scena Hardcore Italiana era popolata da grandi band: Sottopressione, Kafka, Woptime, Cripple Bastards, Arturo. Eravate molto giovani, ma come fu l’approccio ad un genere che credo faccia parte del vostro background?

Soprattutto all’inizio l’hardcore italiano l’abbiamo ascoltato parecchio. Sottopressione sicuramente, ma anche Angeli, Mach5, Php, Bellicosi. Tra i ragazzi della nostra età praticamente nessuno li conosceva ma noi li ascoltavamo tutto il giorno, suonavano musica incazzata e veloce ed il fatto che ci fosse il cantato in italiano ci permetteva di riconoscerci in quello che dicevano i testi. Era la musica perfetta per quegl’anni, riassumeva molto bene quello che avremmo voluto dire noi senza che avessimo la maturità necessaria per farlo.

Tutto questo farcito anche da una bella dose di Post-Hardcore. Diminuiscono i ritmi ed aumenta il pathos: scelta ragionata in funzione del cantato in Italiano ? A volte mi sembra di essere al cospetto dei primissimi Massimo Volume, caricati a Napalm, ovviamente.

Il post-hardcore è quello che è arrivato dopo, assieme a tanto altro, e che ovviamente ci ha influenzati molto. Sono sonorità che all’inizio magari ci hanno fatto storcere il naso perchè erano un po’ diverse da quelle che eravamo abituati a sentire, ma dopo alcuni ascolti ce ne siamo innamorati. Abbiamo capito che per essere potenti ed intensi non era necessario andare sempre ai mille all’ora, ma che c’erano strade diverse per ottenere lo stesso risultato. Più che una scelta ragionata in funzione del cantato direi che è stata una scelta dettata da ciò che più ci piaceva fare. E’stata più una questione di gusti insomma, dovuta al fatto che abbiamo ampliato anche un po’ i nostri ascolti e che determinate soluzioni ci permettevano di variare maggiormente a livello compositivo. E poi, detto sinceramente, non avendo più diciotto anni se andassimo sempre ai mille all’ora cadremmo per terra dopo 25 minuti di concerto e non sarebbe bellissimo. Ogni tanto è giusto volersi anche un po’ di bene.

Rispetto al buon esordio ‘Estrazione Matematica Di Cellule’, ho notato un ulteriore passo in avanti. Ogni pezzo è fortemente intriso di sensazioni eighties, ma esposto con il piglio della scena del decennio seguente, come si arriva a questo?

Un po’ è dovuto da quello che ci arriva dall’esterno e dal modo in cui lo recepiamo. Quindi diversi ascolti, diverse influenze, anche non necessariamente legate soltanto alla sfera musicale. E poi se è cambiato qualcosa è anche perchè abbiamo fatto tesoro del lavoro precedente, “Estrazione Matematica di Cellule”, abbiamo cercato di migliorare alcuni aspetti, di eliminarne o modificarne altri. Soprattutto quando è passato un po’ di tempo e si può avere una visione più obiettiva fare autocritica ed imparare dai propri errori è fondamentale per migliorare alcune cose. Da questo punto di vista l’aver avuto un disco alle spalle ci è sicuramente servito molto. Se devo dirti la verità non siamo stati influenzati così tanto dalla musica anni ’80, a parte alcune eccezioni, e sicuramente siamo legati molto di più al decennio seguente. Un po’ perchè sono le prime cose che abbiamo ascoltato, un po’ perchè ancora oggi molti dei gruppi che continuano a piacerci di più arrivano da lì.

La scena odierna è molto cambiata, ammesso che esista una ‘scena’: insomma, tutto risulta abbastanza slegato oggi. Ma ci sono dei posti nei quali avete suonato in cui vi siete sentiti ‘ a casa’, nei quali il coinvolgimento del pubblico e la cornice del locale vi ha fatto assaporare qualcosa di unico?

Il Cinema Vekkio di Corneliano d’Alba è forse quello a cui siamo affettivamente più legati. E’stato il posto che ci ha permesso di vedere e conoscere grandi band quando ancora eravamo ragazzini e ogni volta che ne abbiamo la possibilità torniamo a suonarci sempre molto molto volentieri. E’anche il posto in cui mesi fa abbiamo effettuato le riprese del video di Babel, brano estratto dal nostro nuovo disco. Se invece ti devo fare un altro nome sicuramente ti dico il Checkmate di Genova. E’un locale piccolino ma ogni volta è un enorme piacere tornarci, le persone che lo gestiscono sono fantastiche e con loro si è creato un grande rapporto. Genova non è vicina come Corneliano ma per noi la sensazione è ugualmente quella di tornare in un posto familiare. Insomma, se vogliamo fare finta di stare relativamente bene economicamente, il Cinema Vekkio può essere considerato la casa in cui abbiamo la residenza, mentre il Checkmate la nostra seconda casa al mare. Tra gli ultimi concerti poi ricordiamo piacevolmente quello del Rude Club di Savona, c’era tantissima gente, una grande atmosfera ed è stato veramente bello.

Torniamo indietro. Il primo split risale al 2005, come del resto le primissime esperienze live. Cosa ricordate di quei momenti, cos’era la band e come vedeva il proprio futuro, calcolando che l’età media era piuttosto bassa.

C’era grande fermento in quel periodo nella provincia Cuneo, tante ottime band che per noi erano un esempio. Noi eravamo solo agli inizi così come i Fuh, band con la quale abbiamo fatto lo split, ed avevamo tutto da imparare. Era stato veramente bello, c’era una grande unione tra di noi ed iniziavamo a pensare di poter dire la nostra, quindi durante le registrazioni eravamo gasatissimi. Lo ricordo con grandissimo piacere quel periodo, come detto eravamo agli inizi quindi ogni cosa che arrivava era un pezzo in più e rappresentava una novità, di conseguenza la vivevamo in quanto tale e c’era tantissimo entusiasmo. Eravamo estremamente fiduciosi ed inesperti, con i Fuh ci siamo divertiti parecchio anche facendo qualche data in giro in situazioni talvolta imbarazzanti, dormendo per terra con la temperatura sotto zero ed il vetro della finestra spaccato mentre il gruppo headliner era nella stanza di fianco con i materassi e le loro dodici stufette (in realtà questo è successo con Io Monade Stanca, altra band davvero molto bella della provincia di Cuneo, ma te lo scrivo lo stesso). Insomma abbiamo passato diversi momenti che ricorderemo ancora per molto.

Ogni testo rappresenta un viaggio interiore, spesso personale. Chi se ne occupa e come nascono?

I testi, così come la musica, sono testardi e nascono un po’ quando lo decidono loro. Solitamente quando ci si mette lì e ci si sforza di scrivere qualcosa non esce nulla. Magari uno decide che argomento vuole affrontare ma poi il testo ti si sviluppa nella testa mentre stai facendo tutt’altro. A volte parte da qualcosa che dall’esterno ci ha colpiti particolarmente, che abbiamo trovato interessante al punto da decidere di parlarne in una canzone. Spesso invece riguardano temi più intimi, la cui analisi richiede maggiore fatica proprio perchè deve fare i conti con i vissuti della persona stessa che sta scrivendo, ancora di più che nel caso precedente. Nello specifico, per quanto riguarda i testi di Iceberg, ce ne siamo occupati io, Simone e Paolo, scrivendone tre ciascuno. Li abbiamo però rivisti e analizzati tutti e quattro assieme, così come facciamo per la muscia, modificando alcune cose o ripartendo da capo se necessario.

Iceberg, segna un passo netto in avanti. Credete che questo possa portare ad un tour Europeo?

Lo speriamo. L’idea per ora è quella di suonare il più possibile in Italia, poi l’intenzione è quella più avanti di organizzare delle date anche all’estero. Per noi sarebbe la prima volta e ci teniamo parecchio.

Il nuovo disco esce per la v4v Records, come nasce questa collaborazione?

“Iceberg” uscirà in vinile per V4V Records, Sangue Dischi, Escape From Today, Canalese Noise e Vollmer Industries, mentre in cd per V4V Records, Canalese Noise e Vollmer Industries. Nello specifico la collaborazione con Michele Montagano di V4V è nata grazie agli Io Monade Stanca che gli hanno parlato di noi e lo hanno avvicinato alla nostra musica. Ci riteniamo molto fortunati perchè abbiamo trovato in lui un grande sostegno per poterci muovere nei migliore dei modi in tutto ciò che abbiamo fatto dal post-registrazioni in avanti. Oltre a contribuire con la sua etichetta alla stampa di cd e vinili, ha cercato di far conoscere la nostra musica a quante più persone possibili. In poche parole ha preso a cuore quello che facciamo e quello che cerchiamo di trasmettere, decidendo di scommettere su di noi e facendolo con un entusiasmo incredibile.

Ragionando per assurdo, quale sarebbe la band con la quale vorreste condividere il palco?

The Beatles