Ufomammut – Ecate

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“Celebro Ecate trivia, amabile protettrice delle strade,
 terrestre e marina e celeste, dal manto color croco,
 sepolcrale, baccheggiante con le anime dei morti,
 figlia di Crio, amante della solitudine superba dei cervi,
 notturna protettrice dei cani, regina invincibile,
 annunciata dal ruggito delle belve, imbattibile senza cintura, 
domatrice di tori, signora che custodisce le chiavi del cosmo, 
frequentatrice dei monti, guida, ninfa, nutrice dei giovani, 
della fanciulla che supplica di assistere ai sacri riti, 
benevola verso i suoi devoti sempre con animo gioioso”

Inni Orfici

Una citazione non fine a se stessa, un incipt che ben racchiude le mille anime contenute all’interno dell’ultimo album degli Ufomammut. Un lavoro che si lascia deliberatamente guidare dalla luce chiaroscurale emanata da Ecate, la divinità a tre facce capace di muoversi tra il regno degli uomini, degli dei e dei morti.

Il settimo disco del combo piemontese è infatti un’entità di forme serpentine che delineano trame labirintiche a tre direzioni; di incroci tra Doom, Sludge e torva psichedelia che viaggiano lungo il crocevia dalla densità lontana. È un viaggio triplice attraverso universi distanti che si fondono tra loro, tra tensioni cosmiche e infiniti oscuri. Le sei tracce, maestose e ipnotiche, guidano l’ascoltatore con la torcia rivolta all’immensità sonora, illuminando il cammino verso visioni inesplorate.

La fascinazione deriva in primis da quel magma sonoro inconscio ed eruttivo “Somnium”, presagio di un’apocalisse imponente e catartica “Plouton”, dove  tetro silenzio si fonde al caos di echi lontani “Chaosecret” – pezzo caratterizzato dai tempi tipici della band – per poi posarsi sulle spigolature ritmiche di “Temple”. Luoghi ameni, alieni e quasi interstellari lambiscono “Reveletion” lasciando che tutto esploda nella ruvidezza greve di “Daemons”.

Gli Ufomammut superano i loro stessi confini, sorvolando l’ignoto e condensando in questo album la forza atavica di uno spirito primigenio che scova un altrove musicale. Ecate celebra così un’allucinazione pagana che ritrae la congiunzione perfetta tra passato, presente e futuro.

Ecate è la giovane e l’anziana. Ecate è l’esploratrice della psiche. Ecate è la levatrice, l’accompagnatrice dei morti, la dea dell’ombra e dei crocicchi, la potente e la saggia, la dea del tempo e del destino. Ecate è la multiforme, come questo disco che ulula notturno volgendo gli occhi a una splendida luna calante.