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7 agosto 2015 | Sargent House | chelseawolfe.net |
Mise total black, carnagione pallida ed un uso eccessivo dell’eyeliner. Per Chelsea la vita è tutta una questione di sensazioni, e la letteratura una fonte inesauribile di nutrimento. Quest’ultima, rielaborata in virtù del proprio linguaggio artistico, ne scandisce i battiti del cuore. Da David Herbert Lawrence – il cui “Figli ed amanti” viene ripreso in “Feral Love” – all’amore per il Giappone di Ono no Komachi e Haruki Murakami, tutto s’infrange contro quelle dinamiche shakespeariane che vedono in contrapposizione apparenza e realtà, conscio ed inconscio.
In principio, il pensiero andò verso un album di Folk minimale. Non fosse che, trovandosi in pieno tour, le nuove dinamiche sembravano adattarsi così bene al palco che cambiò decisamente idea. Quindi, ecco farsi avanti questa versione 2.0 del suo consolidato Drone-Metal-Folk. Un’esperienza sensoriale travolgente, che estremizza i toni apocalittici di “Ἀποκάλυψις” (2010) aggiudicandosi la palma del lavoro più “pesante” dell’artista Californiana. Una scelta – immaginiamo – accolta a braccia aperte dal produttore John Congleton – Cloud Nothings, Swans, This Will Destroy You.
Fantasmi, persone assassinate ed intrappolate nel luogo della propria morte che diventano custodi di quelle aree e trasposizioni letterarie in musica. Tutto, mentre i Portishead flirtano con Nick Cave ad un concerto degli Swans. Un balzo nell’abisso più profondo che unisce passato e presente dell’artista, determinandone probabilmente il futuro. Sicuri che al prossimo appuntamento, sarà un’altra Chelsea Wolfe.