M. Ward – More Rain

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A molti di noi è tornato in mente il dolce menestrello della contea di Ventura, Matthew Stephen Ward – per la semplicità del folk M. Ward -, quel giorno in cui morì la cerea stella nera della musica britannica, David Robert Jones – per la mistificazione della musica camaleontica David Bowie. La versione pallida e seducente di Let’s Dance, che meravigliosamente si sarebbe attagliata alla spenta bicromia del ritratto rosa dal titolo Frances Ha, film dove presenzia, invece, la vivace Modern Love, impreziosiva un già matematico gioiello come Transfiguration of Vincent, tra gli apici discografici dell’him degli She & Him.

Passa poco tempo – le parole If you say run, I’ll run with you/ If you say hide, we’ll hide continuano a passare in rassegna il bagaglio emotivo di ogni ascoltatore – e M. Ward segna il suo ritorno, apponendo una personalissima firma a quello che sembra essere un anno fortunato per certe sonorità spurie del cantautorato vestito anni ’60. Sempre confidando nel fatto che Andrew Bird sappia trattare le proprie creature con la stessa cura perfezionista con cui ha accudito il meglio della discografia dei The Handsome Family.

L’elicottero di Transiguration of Vincent (Helicopter) ci porta direttamente al 2016, precisamente dalla ragazza di Conejo Valley – regione della contea di Ventura -, e ci fa atterrare nelle terre country del verso helicopter, throw me a line. Inutile dire che musicalmente siamo altrove rispetto a Helicopter. I primi cinque anni di carriera di M. Ward (dal 2001 di End of Amnesia al 2006 di Post-War) si delineano per una ricercatezza compositiva della quale oggi rimane lo schema di base, ma non più l’originale esilità e delicatezza, sebbene il nostro continui a mostrare un gusto sopraffino anche quando si tratta di essere spigliati e sporchi. Questo lo dimostra la giocosa – nonché efficace – vivacità che smuove ritornelli di brani come Temptation e Time Won’t Wait Up. Se prima, ascoltando Poor Boy, Minor Key, ci si poteva divertire a trovare affinità sonore con Tom Waits, o se ci si voleva dilettare nell’identificare elementi di primitivismo americano in brani come come Fuel For Fire, oggi possiamo ballare con leggerezza brani dal sapore quasi glam.