Weezer – Weezer (The White Album)

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Nati nel blu (The Blue Album, 1994), cresciuti prima con il verde e poi col rosso (The Green Album, The Red Album, rispettivamente 2001 e 2008) e riemersi col bianco. Questi colori potrebbero tranquillamente rappresentare momenti di vita e di ispirazione diversa, cambiamenti, rigenerazioni; con certezza però la linea musicale tracciata dai Weezer traccia il suo continuum nel controllare le pulsioni graffianti con un rock disteso e spensierato, tipico da soundrack Californiana.

C’è l’armonia del surf-rock ad accoglierci con “California Kids” che ci invita ad indossare bermuda e camicie a fiori e ad imbracciare la nostra tavola. Ci sono anche le donne. Tante, vista la loro citazione presente in “Thank God for Girls“, “(Girl We Got A) Good Thing” ed “L.A. Girlz“, che costruisce il tipico immaginario da bikini e abbronzature oleate delle spiagge californiane. E ci sono soprattutto i Weezer, regolari come negli anni ’90, molto più Beach Boys che garage rock, da cui non ci si aspetta mai un eccesso nell’evoluzione delle loro tracce, e che non regalano un picco nell’arco di tutto il disco. Ma richiamano appunto quelli del loro decennio di nascita, svelando – casualmente o meno – come i Weezer “colorati” siano sempre un ritorno alle origini; l’immediatezza e la vivacità del coinvolgimento dei ritornelli rimane una marchio di fabbrica insieme a quel caratteristico strozzare l’entusiasmo e l’irruenza delle power chords.

Una regolarità che non deve essere confusa con un elettrocardiogramma piatto; Rivers Cuomo e co. si ripetono sugli stessi livelli che li hanno portati alla ribalta e li hanno resi riferimento per la scena post-grunge e alternative di metà ’90, con il sentimento maturo di chi continua a fare ciò che ha sempre fatto e lo fa egregiamente, e si compiace quasi del quadro musicale che si profila attorno.