Farflung – 5

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La storia dei Farflung è la storia dello Psych/Space Rock. Giunta al ventunesimo anno di carriera, la band Losangelina vanta un percorso davvero entusiasmante all’interno di un contesto che vede in band del calibro di Pink Floyd e Hawkwind le matrici su cui spruzzare copiose quantità di acido lisergico: lasciando che il composto si cuocia sotto il sole del Mojave.

Diciamolo subito, la band Californiana torna oggi ad otto anni di distanza dal precedente full-length “A Wound In Eternity” con un album clamoroso.  Un viaggio interstellare che gioca tanto sulla distopia quanto sulla beatitudine astrale. Del resto, il loro è un organismo in evoluzione complessa che dimora in luoghi ostili ed incandescenti – ricordiamo che le registrazioni si sono susseguite perso il Saturn Moon Studio, il Tarantula Ranch e il Rancho de la Luna. Un’entità aliena che assorbe energie dal sottosuolo come dal cosmo.

Tommy Grenas (vox, chitarra, synth), Michael Esther (chitarra, synth, vox), Abby Travis (basso, vox), Paul Hischier (chitarra), e Chris Nakata (batteria, chitarra, basso, vox) giocano il proprio jolly manipolando quelle che a tutti gli effetti riconosciamo come derive teutoniche, alla ricerca del Kosmische Boogie perfetto – le iniziali “Hive” e “Proterozoic” ne sono l’esempio. Ma non solo. L’album si dipana districandosi fra cortine di raggi laser provenienti dalle astronavi più freak dell’universo. Vascelli guidati da esseri sotto cannabinoidi storditi dallo Stoner-Rock dei padri – “044MPZ“, “Lupine” e “We Are“.

Un lavoro eccellente che sottolinea ulteriormente, come se ce ne fosse bisogno, l’ottimo lavoro svolto dalla Heavy Psych Sound, segnatamente da Gabriele Fiori. Uno che gli stessi Farflung in un’intervista hanno definito come: “L’uomo più “tosto” che lavora nella scena Heavy/Psych oggi. Uno che vive veramente il Rock e respira la musica. E’ un piacere incidere per gente con così tanta passione“. Forse è giunto il momento che il pubblico italiano se ne accorga.