Attitudine e visual
Immaginate una serata passata all’interno del bellissimo borgo di una cittadina collinare (Verucchio), fra salite e discese, ristorantini e vie anguste lastricate di ciottoli. Pensate poi all’impatto scenico di un palco montato sul sagrato della chiesa locale – l’imponente Chiesa Collegiata di San Martino – e capirete perché i Kula Shaker abbiano aggiunto questa location particolare al proprio background concertistico.
Un’esperienza unica – a cui il pubblico ha risposto in massa –, sottolineata da un’esibizione che folgora la platea. I Kula Shaker confermano dal vivo la propria rinomata duttilità stilistica, implementata negli anni e consolidata con l’ultimo lavoro in studio. Crispian Mills e la sua chitarra accompagnano i presenti attraverso un viaggio magico che tocca i punti cardine di una carriera ventennale: senza dimenticare i pezzi forti dell’ultima uscita “K 2.0” – degna di nota è la resa live di brani come “Infinite Sun”.
Audio
Un bel palco che gioca acusticamente di sponda (sinistra) con un edificio di quel calibro – la Chiesa Collegiata di San Martino –, rappresenta già di per sé un’ottima garanzia; mentre voltando lo sguardo in direzione opposta si possono apprezzare le luci della vallata. Dietro, i tanti negozietti a gestione familiare rimasti aperti per darci l’opportunità di rifocillarci.
Pubblico
Un sagrato gremito e composto da appassionati di tutte le età in adorazione.
Locura
Crispian Mills che dedica brani e saluta San Francesco rivolto verso la chiesa.
Momento migliore
Durante la celeberrima “Hush” il pubblico va letteralmente in brodo di giuggiole. Un’esaltazione che ben si compensa con i momenti più riflessivi della splendida “Here Come My Demons” (K 2.0) e dal cavallo di battaglia mantrico “Govinda“.
Conclusioni
Uno di quei concerti in cui il Rock diventa “Totale”, abbracciando da una parte il Post-Brit e dall’altra le derive Grunge Americane, sfociando nella Psichedelia più nobile e distorta, senza dimenticare la spiritualità.
