His Clancyness – Isolation Culture

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Se il precedente e fortunato “Vicious” (FatCat Records, 2013) presentava una genesi ad uso e consumo del solo Jonathan Clancy – che portò i brani già completi in studio di registrazione –, questa volta siamo al cospetto di un lavoro d’insieme. Il disco di una band. Tanto, che lo stesso Jonathan propose un repentino cambio di ragione sociale in virtù della rinnovata interazione compositiva – proposta decaduta ai voti, della band. Isolation Culture, prende così corpo nello studio bolognese della band, per poi essere perfezionato nei Suburban Home Studios di Leeds – in compagnia di MJ degli Hookworms – e nei mitici Invada Studios di Bristol – con Stu Matthews (Portishead).

Il secondo capitolo nasce però da un assunto evidenziato fin da subito nel titolo, e che ben si lega con la situazione in cui versa il nostro paese. Parliamo ovviamente di come il comparto culturale, in questo caso musicale, venga considerato nel contesto nazionale. Una frustrazione diffusa nell’ambiente, figlia della mancanza di contenuti e affossata dalla metodologia spicciola con cui gli stessi vengono assorbiti dalla maggioranza dell’audience. Oramai priva dello scambio culturale, pratica necessaria per chiunque si professi appassionato di qualsiasi disciplina artistica, la cultura autoctona (e non solo) viene così immersa indissolubilmente nell’entertainment veicolato dai media, lasciando poco spazio all’underground – anche in quest’ottica si era pensato ad un titolo invertito (“Culture Isolation“) capace di puntare maggiormente il dito sulla situazione italiana, poi passato in cavalleria; in ogni caso il tutto è ben descritto nel brano “Dreams Building“.

Isolation Culture si propone dunque come vessillifero nei confronti di una centralità culturale ormai sopita da anni nel nostro paese: regalandoci una colonna sonora adeguata per la cavalcata verso la riscossa (“Cuuulture“). Talvolta sognante nel suo edificare mondi futuristi alla maniera del Bowie intergalattico (“Uranium“), l’album non perde mordente servendosi di fuzz guitars in salsa Wave spesso implementate dall’uso “barbaro” del synth analogico (“Pale Fear“). Un’apocalisse in slow motion che funge come motivo d’incontro per sonorità dissimili ma ben amalgamate. Un luogo alieno in cui osservare lunghe passeggiate lunari fra la Plastic Ono Band (“Calm Reaction“) e gli Swell Maps.

Isolation Culture è Il messaggio radio di una trasmissione fuori frequenza, triste specchio impolverato dei nostri tempi. Testimone del passaggio epocale a cui noi tutti stiamo assistendo, e contro il quale custodiremo con amore, magari all’interno di una vecchia cassetta, questi piccoli gioielli.

Data:
Album:
His Clancyness - Isolation Culture
Voto:
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