Attitudine e visual:
Acieloaperto ci accoglie in una location davvero suggestiva nella campagna romagnola: Villa Torlonia è uno scenario assolutamente perfetto per dar vita ad una serata informale ma magica, fatta di piccole cose e di dettagli che fanno la differenza. La parte esterna della villa presenta il second stage, un piccolo palco previsto per l’esibizione ad ingresso gratuito di alcune band italiane (Campos, Isak Suzzi) mentre ci si può accomodare a mangiare dell’ottimo felafel o sorseggiare birra servita in bicchieri rigorosamente ecologici; in un’atmosfera rilassata e conviviale che ci prepara perfettamente al cantautorato di Devendra Banhart. Il palco si presenta semplicissimo e spoglio, vestito solo delle chitarre (o sarebbe meglio chiamarle chitarrine?) dei musicisti che lo calcano, a creare un’empatia immediata col pubblico e un clima di gioiosa rilassatezza.
Pubblico:
Barbe, copricapi bizzarri, gonnone gitane, quantità di hipster e freak moderata ma ben assortita: soprattutto persone che si vogliono godere una serata estiva senza ansie e isterismi, con la giusta dose di relax e curiosità, in cerca di quiete e respiro dalla calura estiva. Certo non manca chi vuole a tutti i costi stare sotto palco in cerca della foto da ricordare, del momento unico da immortalare magari con un selfie, e chi si lascia sopraffare dalla smania del divertimento a tutti i costi, sulle note della musica ispano-inglès dal sapore hippie, che il musicista losangelino di adozione e vagabondo per vocazione con il suo stile inconfondibile ha saputo plasmare.
Locura:
Mai come in altri report, il momento di “locura” è stato così facile da individuare. Avete mai visto chiamare sul palco una persona fra il pubblico che totalmente a sorpresa viene invitato a suonare la sua musica al posto del titolare? Ok, è successo al concerto di Devendra Banhart a Cesena. Fra i suoi tanti sproloqui al microfono, talmente tanti che ad un tratto non si riusciva a stargli dietro, all’improvviso sorge una domanda: “C’è qualcuno che vuole suonare un suo pezzo qui sul palco?” Il temerario che risponde all’invito si chiama Giack Bazz e per qualche minuto si trasforma nel beniamino di un pubblico quasi fossimo attorno a un immenso falò in cui la chitarra passa di spalla in spalla fra amici. Lui tira fuori un pezzo “scritto solo due giorni fa”, la platea risponde con entusiasmo, sembra quasi un fuori-spettacolo concordato e invece no. È la incantevole magia che si crea agli show di Devendra Banhart.
Momento migliore:
Diversi i momenti degni di nota, e non solo relativi al set di Banhart. Una menzione particolare la meritano i Campos: trio electro-folk pisano, in cui ci colpisce la voce profonda di Simone Bettin e le sonorità acustiche con inserti elettronici dalle tinte oscure che ci ammaliano fin da subito. Assolutamente da tenere d’occhio.
Come ci hanno stupito anche le performance degli opening act ufficiali, H. Hawkline e Rogov, capaci di condurci con un set minimale, ma intenso, nell’atmosfera perfetta ad introdurre il live placido e rilassato di un Devendra Banhart inaspettatamente assennato e maturo.
Forse l’apice lo si raggiunge proprio nel finale, quando arriva la tanto attesa e amata Carmensita; lasciandoci un po’ di amaro in bocca per un bis fatto di una sola canzone.
Conclusioni:
Ci aspettavamo forse qualche scintilla e un po’ di colore in più dal palco di Devendra Banhart, ma nel complesso il concerto è scivolato via piacevolmente per un’ora e un quarto senza grossi scossoni, in un atmosfera pacata e sognante, fra battute rivolte ai suoi musicisti (tutti “molto bello”), pizze portate sul palco per tastieristi “very hungry”, e persino quando lo sconosciuto Giack Bazz ha imbracciato la sua chitarra il clima generale non è stato scalfito: quasi fosse appunto parte dello spettacolo. Chitarrine dal sapore ispano-orientiali, canzoni come ninna-nanne provenienti da mondi lontani e melodie dolci da notti stellate: questi gli ingredienti per un live che ci ha regalato un piccolo angolo magico da custodire nella memoria di un luglio afoso ma carico di amore.
Scaletta:
Saturday Night
Für Hildegard von Bingen
Good Time Charlie
Theme for a Taiwanese Woman in Lime Green
Jon Lends a Hand
Baby
Mi negrita
Daniel
Guest from the audience (Giack Bazz)
Golden Girls
Never Seen Such Good Things
Shabop Shalom
Long Haired Child
Fancy Man
Foolin’
Celebration
Encore:
Carmensita