Intervista a Treves Blues Band: Il Blues parla italiano

  • Ho contattato Fabio Treves via e mail chidendogli se era disposto a rispondere a qualche domanda che gli avrei inviato sempre per posta elettronica, il giorno dopo ricevo la sua risposta dove Fabio mi chiede di dargli il mio numero di telefono in modo che possiamo chiaccherare più liberamente e il giorno successivo puntuale arriva la telefonata, inutile dire che per me è stata una grande emozione poter parlare con un vero mito del blues italiano che si è anche dimostrato una persona molto gentile e schietta: Ecco il resoconto della nostra chiacchierata.

    Innanzi tutto come vedi la scena blues italiana?

  • Bene, molto bene c’è un grosso interesse per il blues, escono libri, riviste come “Il Blues” che proprio in questo periodo festeggia i 20 anni di attività, inoltre girando per l’Italia vedo molta passione e amore per questo genere musicale che non dimentichiamolo è il padre di tutta la musica che i giovani ascoltano, il rock, il jazz nascono tutti dal blues.
  • Secondo te in Italia ci sono dei giovani bluesmen validi?
  • Si ce ne sono molti, ricevo spesso del materiale da ascoltare e io spesso durante i concerti ho conosciuto delle blues band e dei musicisti blues davvero validi come Andrea Scagliarini a Torino, Michele Papadia in Toscana e molti altri, tutta gente che suona per passione e per amore per il blues.
  • Tu hai suonato con Bertoli, artisti veri come lui in Italia ce ne sono ancora?
  • Ci sono ma sono sempre gli stessi, più o meno tutti quelli che hanno suonato con De Andrè come Mussida, Pagani la PFM in generale, Fossati o i cantautori diciamo storici, ora purtroppo in Italia spadroneggia gente come Lunapop, Paola e Chiara che a valgono davvero poco ma fanno quello che piace alle case discografiche.
  • Il fatto che un’artista di talento come te, apprezzato e stimato da molti big della musica internazionale qui da noi almeno a livello di promozione discografica, passaggi radio ecc sia sempre stato un po’ messo da parte a vantaggio di ragazzetti e ragazzine varie non ti fa arrabbiare?
  • Purtroppo in Italia quello che conta è apparire, se vuoi vendere tanti dischi devi andare alle trasmissioni della De Filippi o cose simili, fare un po’ il ruffiano e cantare due canzoncine in playback, io questo non lo faccio, se mi dicessero “abbiamo un aggancio per farti suonare da Costanzo” io non ci andrei. Io suono nei centri sociali, suono nei centri di recupero e assistenza per i disabili per finanziare magari la ristrutturazione, lo faccio perché ci credo e mi piace. Alle case discografiche queste cose non importano a loro interessa che che la gente ti veda per poter poi vendere i tuoi dischi, queste cose non fanno per me, io non cambierei mai la posizione copn quella di zucchero ad esempio.
  • Parlaci del “Calendario Blues” che hai appena pubblicato
  • Una bella soddisfazione, sono tutte foto scattate da me in 30 anni di carriera, sono stati tutti momenti molto esaltanti della mia vita come quando ho conosciuto Muddy Waters oppure quando ho suonato con Stevie Ray Vaughan, questi momenti sono stati fissati con delle immagini che ora possono condividere anche altre persone, era una cosa che volevo fare e finalmente ci sono riuscito.
  • Domanda scomoda: Secondo te come mai in Italia la musica di un certo valore viene quasi sempre da una sola parte politica?
  • Perché le persone che girano con la testa rasata a fare i naziskin, che sono razzisti e cose simili non hanno argomenti, non hanno storie da raccontare o ideali da condividere al contrario delle persone che credono nella pace,nella tolleranza che non fanno distinzioni in base al colore della pelle
    Perché il blues?
  • Tu sei attivo da oltre 25 anni ciò nonostante non hai pubblicato moltissimi album? Come mai? Una scelta precisa o solo una casualità?
  • Devi sapere che io come gli altri componenti della band non viviamo della musica ma abbiamo tutti un lavoro, io insegno fotografia ai serali, come è nello spirito del blues. Molti bluesmen a lavorano oltre a suonare. Se non ti chiami BB King o Eric Clapton devi farlo per forza i dischi blues non vendono molto.
  • Parlando del tuo strumento, l’armonica, quale è stato il musicista che ti ha più influenzato?
  • Difficile fare un nome solo diciamo che quello che mi ha davvero toccato le corde dell’anima è stato Little Walter ma ce ne sono tanti altri, Charlie Musselwhite, Carey Bell, Sonny Boy Williamson, James Cotton sono davvero tanti. Da appassionato di blues posso dire che qui da noi è molto difficile reperire dischi e quasi sempre quelli che si trovano sono di import con prezzi molto alti.
    La colpa è delle case discografiche e della loro politica, fare un disco blues non costa più di 3\4 € se volessero ci sarebbe lo spazio per guadagnarci tutti contenendo i prezzi ma per fare questo deve cambiare la mentalità, ci vuole una catena di distribuzione di dischi blues che funzioni mentre ora non è così, gli appassionati di blues e di country sono costretti a procurarsi i cd dall’estero o comprarli a prezzi molto qui in Italia a differenza del Jazz ad esempio che ha avuto una espansione maggiore.
  • Non pensi che questo atteggiamento delle case discografiche vada a cozzare con la loro continua lotta contro i programmi per scaricare musica e la pirateria?
  • Le case discografiche sono dei cornuti,devo solo ringraziare di non essere andate in malora è inutile che parlino di pirateria o antipirateria quando poi i loro dischi ufficiali costa queste cifre, la pirateria non è altro che una risposta se vogliamo sbagliata a un problema che esiste però.
    A Volte diventa quasi inevitabile io voglio un disco di blues e se vado in un negozio mi chiedono 22€ cosa devo fare parlando da appassionato con un reddito medio
    Il problema è che dovrebbero fare un discorso di apertura e di bassi prezzi, sono loro i primi a creare questo fenomeno , un disco di blues alla fonte non costa più di 3 € per cui una volta che ci guadagna il distributore, ci guadagna il negoziante ad arrivare a 22€ ce ne vuole , allora dov’è il problema delle due l’una o ci sono quelli che vogliono guadagnare sempre più soldi e poi si lamentano se chiudono gli stablimenti e li vendono ai giapponesi oppure secondo me c’è la possibilità di guadagnarci tutti senza paralizzare il mercato, poi è chiaro che Grignani può vendere il suo disco a 10€, va a S. Remo fa tante cose è un personaggio pubblico e la casa discografica vende tanti dischi comunque.
  • Della Treves blues band cosa mi dici, so che state registrando un nuovo disco
  • Si stiamo facendo il disco nuovo per ora posso solo dirti che ho in mente un disco in cui parteciperanno nomi noti del blues internazionale,per il resto siamo contenti perché il 2002 è andato bene la gente che incontriamo è entusiasta insomma è stato proprio un bel anno per noi
    Allora fortunatamente siete una band in piena salute
    Si per fortuna si,a me dispiace per tutte le giovani band che suonano blues e fanno fatica ad andare avanti, ma io sono 30 anni che faccio questa vita qua è chiaro che adesso raccolgo per quello che dato perché in tanti anni della mia vita ho dato davvero tanta energia,tanta salute, tanto entusiasmo, gratis e sottolineo gratis , questo è il mio modo di essere e di pensare e mi sta dando e mi ha dato delle grandi soddisfazioni: Non posso dire altrimenti non vedo perché dovrei lamentarmi fare il piagnisteo se invece sono felice.
  • Ho letto la tua prefazione sul volume “100 dischi ideali per capire il blues” dove dici che uno dei musicisti che più ami è John Mayall: Secondo te personaggi come lui che in 40 anni di carriera ha fatto 40 dischi e migliaia di concerti tutto per amore del blues ce ne sono ancora?
  • Vedi è una questione di mentalità, c’è chi come lui vede la musica come un qualcosa di importante da trasmettere agli altri e c’è chi invece la vede solo come una forma di arricchimento
  • So che hai conosciuto Jonni Lang cosa pensi di questa nuova generazione di bluesmen americani?
  • Sono bravi molto bravi, Jonni Lang, kenny Waine Shepperd hanno talento e passione ma purtroppo entrambi sono fermi da diversi anni, comunque è un buon segnale per il mondo del blues la nascita di queti nuovi talenti.
  • La tua etichetta Balck e Red fondata con Cooper Terry, parlaci di questa tua esperienza.
  • E’ ancora attiva, in verità non è nient’altro che una stanza di casa mia dove io e mia moglie ci occupiamo di blues, principalmente pubblichiamo i dischi della Treves Blues Band e basta, ma va bene così io sono proprietario della mia musica non devo sottostare alle richieste delle case discografiche, suono quello che voglio e dove voglio.

    A questo punto ci salutiamo e ci diamo appuntamento a presto per una nuova chiacchierata magari di persona.