Intervista a StudioDavoli: Intervista agli StudioDavoli

  • Prima di tutto chi sono gli StudioDavoli, come si sono formati e da dove deriva il nome. Insomma una piccola presentazione per chi ancora non vi conosce.
  • Il gruppo è formato da quattro persone tutte necessarie e indispensabili per l’identità della band.
    Matilde alla chitarra e alla voce, Gianluca agli organi e ai sinth, Giancarlo al basso e Riccardo alla batteria.
    Come la maggior parte dei gruppi, anche il nostro si è formato semplicemente dalla voglia di fare musica.
    Il fatto di essere amici di vecchia data,poi, non ha fatto altro che agevolare il nostro lavoro.
    Ci siamo messi insieme con l’idea di divertirci e in poco tempo ci siamo resi conto che poteva nascere qualcosa di serio. Le canzoni hanno cominciato a venire fuori quasi da sole, tale l’intesa tra di noi si dimostrava completa, e così abbiamo provato a partecipare ad Arezzo wave, abbiamo inciso la nostra prima demo..e sopratutto abbiamo incontrato Nicolò Pozzoli (il nostro discografico) al momento giusto.
    La scelta del nostro nome, riguarda semplicemente una passione e una ammirazione per quelli che vengono definiti I FAVOLOSI ANNI 60 (ma non solo quelli). Studiodavoli è un nome che, a nostro parere, può dare un idea molto precisa sui nostri gusti e sulle nostre intenzioni musicali. Sempre a patto che uno sappia cosa sia STUDIO UNO, e cosa rappresenti il nome DAVOLI.
  • Quali sono state le principali influenze che avete avuto durante la registrazione di quest’album?
  • L’album è ispirato, con tutta umiltà naturalmente, ai nostri grandi compositori italiani: da Piero Umiliani a Piero Piccioni, da Armando Trovaioli a Ennio Morricone….musicisti, che a nostro parere, hanno dato input consistenti anche alla scena indie pop straniera. Il nostro vuole essere solo un recupero di sonorità genuine, e di un modo di scrivere canzoni all’italiana che ha dato veramente tanto negli anni passati e che adesso dai più, è stato dimenticato. Naturalmente, gruppi come Air, Stereolab, Cardigans (questi in special modo agli esordi), in qualche modo i Blonde redhead, Antonio Carlos Jobim, i Beatles, ci hanno dato tanto e ci hanno ispirato largamente nel fare questo disco.
  • Quanto conta il look nel vostro progetto? A giudicare dall artwork dell’album e dalle foto promozionali direi molto..
  • Il look è sicuramente un punto chiave, visto che rappresenta il nostro bigliettino da visita. Come per tutte le cose ( per fortuna o purtroppo) l’immagine che tu offri di te stesso alla gente è molto importante, in alcuni casi può rappresentare l’80 % della tua fortuna .In proposito, ad esempio, poco tempo fa abbiamo conosciuto un ragazzo che ci ha confessato di aver comprato il nostro disco (tra mille dubbi perché eravamo un gruppo italiano) solo perché gli era piaciuta la copertina. In un certo senso fa parte del gioco.
  • La dimensione live del gruppo. Ovvero come vi ponete durante i vostri concerti, avete delle strumentazioni particolari? eseguite solamente pezzi da “Megalopolis” o vi cimentate anche in cover?
  • Il discorso live è una cosa molto tranquilla. Noi andiamo a suonare la nostra musica per farci conoscere nella speranza che alla gente possa piacere il nostro lavoro. Naturalmente non proponiamo l’intera scaletta dell’album anche per questioni di arrangiamenti.Ci sono alcuni brani che non possono essere fisicamente eseguiti dal vivo e arrangiarli in maniera diversa porterebbe a snaturarli. La scelta di eseguire alcune cover (la nostra prediletta è una versione pop di “SENZA FINE”) è un modo di cimentarsi nel ruolo di arangiatori, e di creare un effetto sorpresa tra il pubblico.
  • Nella scena italiana vedete qualche realtà interessante con cui vorreste collaborare?
  • Non abbiamo grandi amori nella scena musicale italiana (tralasciando ovviamente gli anni andati). La cosa recente e più interessante che abbiamo sentito è l’ultimo disco da solista di Morgan. Poi ci piacciono molto realtà italiane più nascoste, come Yuppi Flue, Popolous e Amerigo Verardi.
  • Nel vostro disco si percepisce un sapiente uso dell’elettronica. In che modo vedete l’uso di queste tecnologie nel mondo musicale tra qualche anno?
  • Non ne abbiamo la più pallida idea , né, sinceramente, ci preoccupiamo di averne una in particolare.
    E’ come un romanzo di fantascienza….non sai che cosa si possono inventare.
  • E per finire: i vostri ascolti di questo periodo.. i dischi che sentite di consigliare..
  • ….dunque….dischi che sentiamo di consigliare?? In realtà, tutti noi abbiamo degli ascolti molto vari e diversi, c’è chi impazzisce per una cosa, chi per un’altra. Dei dischi recenti che sentiamo di consigliare all’unanimità potrebbero essere “Fly or Die” dei NERD, “Margerine Eclipse” degli STEREOLAB (che a noi, al contrario della critica, è piaciuto molto) (e anche a me ndCate), l’ultimo degli ZERO7, SONDRE LERCHE.

    *Un ringraziamento a Nicolò della Record Kicks e agli StudioDavoli