sospesoa – Snack bar

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Quando non si è nessuno, la scelta di utilizzare il pop come rispettabile strumento espressivo non è mai facile. Non è mai facile perché si rischia di incappare nell’anatema dei soloni del clubbetto, dei militanti severi di una retorica alternativa, e dall’altra parte nell’indifferenza di un pubblico di massa, notoriamente non avvezzo ad uscire dai parametri dei propri ascolti televisivi, o a cercarsi identità musicali tra le pieghe della rete.
E questa volta l’ha fatta grossa, Andrea Rizzo. Perché ad un ascolto distratto di questo ep autoprodotto si potrebbe a tutti gli effetti pensare di collocarlo tra gli scaffali di un pop da classifica, tra un Finley e un Renga per intenderci, dalle parti di quel “radiofonico all’italiana” che sopravvive edulcorando le ultime tendenze del college rock globale.
Eppure nello stesso tempo questo lavoro, dall’italicissimo nome di “Snack bar”, si muove su un terreno fin troppo intellettualistico ed espressivamente libero per piacere al moderato orecchio di un fruitore di radio subasio.
Chi conosce Andrea, e nel nostro solito giretto dei soliti clubbetti romani è proprio difficile non conoscerlo, non tarderà d’altronde a cogliere in questo lavoro le linee essenziali della sua scrittura, dotata di un piglio brioso e leggero, ma mai banale, e la tipica spontaneità sfrontata di una gioventù più sognata che vissuta. La vita sognata degli angeli, come il titolo di un bellissimo film di Erick Zonca. E a confronto di certi altri lavori del passato, la malinconia è lasciata qui più sottotraccia, a colorare di viola il sorriso sornione di liriche semplici e dirette, di frasi-slogan da bar e di poesie urbane dotate della grazia rara di parlare proprio a (e di) noi.
Ed è in questa caratteristica, insieme ad un’attenzione mai così minuziosa per gli arrangiamenti (pop ma nel senso beatlesiano del termine, dico io, che sono il recensore ignorante) e ad una produzione efficacissima, che porta il marchio di fabbrica del valente Paolo Baglio, qui da noi altro nume tutelare di certi giri e di certe sonorità, che vedo balenare la possibilità di essere davanti al lavoro più maturo e sensato del nostro Andrea. Il raggiungimento di una forma espressiva propria, senza sbavature, elegante, equilibrata ed efficace. E lo dico con stima vera, e non solo amicizia. Continua così A.