Democrazia #3 – Wemen – Le Strisce – Crimen

Agosto, fa caldo e dà alla testa, per fortuna che ci sono sempre delle chicche a farci rabbrividire, stavolta tocca a Le Strisce e ai Wemen di Carlo Pastore. D’altro canto una bella brezzolina alle recchie viene dai Crimen di Roma, buone vacanze!


Già mi scappa da ridere, ma sono perle uniche quelle in cui inciampiamo ogni tanto on line. Per anni il leit motiv è sempre stato lo stesso, ripetuto in centinaia di recensioni con stroncature buttate così, con aria stronza e di sufficienza: “le band italiane devono cantare in italiano” e “la pronuncia inglese è da migliorare”.  Poi in questo agosto mi arriva un link via mail e scopro i Wemen, ed ancora una volta mi inchino di fronte alla potenza del karma che ne abbatte uno dopo l’altro. Dicesi Wemen la band di Carlo Pastore, can-tante della formazione e come ben sapete già recensore-inquisitore e già Vj di MTV. Che ve lo dico a fare, certe volte il karma è proprio bastardo: testi in inglese e Pastore ci delizia con una pronuncia che non lo prendono manco al Cepu, irrimediabile. A scanso di equivoci è chiaro che chi scrive è mosso da tremenda invidia (ppfff ahahahah).
In generale non mi sento di dire altro che mi sembra di sparare sulla croce rossa, tranne che invitarvi a cercare su youtube Wemen – Siamese Smile, al resto già ci hanno pensato gli utenti con i commenti al videoclip, prima che scattasse l’approvazione obbligatoria (ebbene sì, anche io volevo lanciare il mio coppino telematico sulla testolina del buon Pastore, ma si saranno fatti girare un po’ le palle con tutte ste prese per il culo). Comunque non credo vedremo presto una recensione su Rockit, qualsiasi cosa ne uscisse fuori, potrebbe essere utilizzata contro di loro vita natural durante.
Dopo il mostro piccolo passiamo al mostro grande: Le Strisce. Potrei scrivere un trattato su come questa band sia riuscita a toppare tutto, a partire dalla musica, ai testi alla comunicazione, all’immagine che danno. Farò un elenco per facilitarvi i punti focali del perché questa band fa rabbrividire ed in generale, se proprio dovessi essere io a non capire quello che loro vogliono esprimere, almeno cercherò di farvi capire perché c’è qualcosa che non va in quello che suonano e rappresentano:
1) “Torna ricco e famoso” è il titolo dell’album: cioè fanno musica solo per soldi e fama? Complimenti per l’onestà, ma chi lo fa  per questo e non per una esigenza di esprimersi nella musica, basta andare al grande fratello o buttarsi nel porno gay e il risultato è lo stesso.
2) “Io sono un teenager […] domani sera vado ad un rave e mi impasticco e sarò fiero di me. perchè sai bene che io sono un teenager, mi vesto strano che così mi si vede io mi ribello alla massa il mercato” Dando per scontato che il genere musicale che fanno ha un target d’ascolto che non va oltre i 25 anni, prendere per il culo la propria fetta di mercato NON è una strategia vincente. “Sono cinico e romantico e mi combatto tra l’emo e l’hip hop” ecco appunto, questo è quello che ascoltano i teenager, scusate, ma a chi volete vendere i dischi voi? Pontificare nelle canzoni, rende antipatici.
3) Nel libretto del cd leggo “Tutti quelli che ci hanno reso le cose difficili, tutti quelli che non hanno creduto in noi, questo disco è anche per voi, merde”. L’unica band al mondo che riesce a rosicare nei crediti del proprio album di esordio, questa è classe al contrario.
4)”Io odio il pop/perchè due accordi /mi bastano per diventare un’icona pop./E’che qui siamo in Italia /e non c’è altra musica /ed io non vorrei /doverti dire che il pop /è tutto quello che hai.” …quindi Le Strisce odiano il pop però siccome in Italia va solo quello bisogna suonarlo per diventare un’icona pop (…e diventare ricchi e famosi, come dal discorso precedente sul titolo del cd). Naturalmente il brano è pop.
Mi fermo qui, perché l’impressione più vado avanti è quella di una band che ha barattato le palle per una vaga e indefinita prospettiva di fama ed è pure contenta di essersi piegata a 90 gradi per ottenerla. Ascoltatevi pure il cd, se riuscite a trovare qualcosa di buono fatemelo sapere.
Concludo la rubrica con una band che per fortuna e grazie a Buddha viene dal paese reale, i Crimen da Roma, con il primo Ep “Lies”, formazione dalle classiche influenze post rock (Slint e ISIS su tutti)  che già al primo ascolto meritano un applauso, essendo un trio e suonando appunto con una chitarra, per avere un sound pieno ma a tratti delicato quando serve, e non al contrario pieno di vuoti come a volte accade a band con chitarristi poco abituati al genere in questione. “Revolution of the black tulip” è decisamente il brano migliore e quello più potente e che musicalmente evoca più immagini. Ottima anche la scelta di non avere troppe parti cantate ma di lasciare molto più spazio alle parti strumentali, ed i cambi di dinamica e di accordi sono ben armonizzati fra di loro ma soprattutto sono azzeccati. Come primo Ep questo “Lies” è un buonissimo esordio e dimostra che questi romani già sanno bene dove mettere le mani, probabilmente anche l’aiuto da parte di Kramer, già produttore di Low e Daniel Johnston, che è uno che sa bene dove mettere lo zampino, è stato fondamentale nelle registrazioni del cd, di sicuro è risucito a tirare fuori quel qualcosa in più che manca ad altre band.