Mike Patton: Mondo Cane @ Fortezza da Basso (Firenze) 26/7/2010

Attitudine e visuals: Contesto contraddittorio, una città rinascimentale con al centro una Fortezza, con al centro una festa troglodita, con al centro un concerto di rara finezza. Serata dolce e fresca che ben si adatta ad un’immagine d’Italia canzonettara d’altri tempi. La band spalla suona in un palchetto alle spalle, minacciosa ma innocua. Quando il Mondo Cane prende forma sul palco. La sezione d’archi è rigorosamente “resident” in questo tour, qui, diretta dal mitico Daniele Luppi, fa parte dell’Orchestra Filarmonica Italiana. Ottimo quel “Filarmonica” che evita l’effetto “Renzo Arbore”. Che poi alla fine è tutto un evitarlo, lottando con il tripudio fieristico appena fuori il recinto. C’è anni sessanta nell’aria ma c’è anche anni settanta, li porta Enrico Gabrielli che si occupa dei fiati. Manca il Roy nazionale, questa è tosta. Timore: No Paci, No Party? Per il resto è tutto ok. Ci sono piano e (sapienti) tastiere, batteria e “Asso” Stefana alla chitarra. Ma l’occhio di bue è tutto su di lui, un sornionissimo Mike Patton che si presenta tirato a lucido (di brillantina) e in completo bianco direi tutto molto d’epoca. Al terzo pezzo la giacca vola via. Ma la classe non è rimasta nel taschino.

Audio: No. Non ci siamo. Non tanto perchè il conerto in se non si stenta bene. Ma perchè non si possono spendere 50 euro e poi sentire tra un pezzo e l’altro i volumi fracassoni dello stand cubano che fa il kebab (il famoso kebab cubano). Scalinatella, ad esempio per essere apprezzata appieno avrebbe necessitato di un silenzio quasi magico. Negato. Pollice verso.

Setlist: Beh. Qui si rischia di essere assurdamente incontentabili. Ci vuole Mike Patton per farci riscoprire la nostra roba. Di per se non è un male, ma bisogna che sia uno stimolo a tornare a casa a spolverare vinili piuttosto che ad assumere un’incontentabile atteggiamento da “dai Mike, faccene riscoprire un’altra”. Inevitabile partire con Il Cielo In Una Stanza. Da favola. Poi prosegue, più o meno, con la tracklist del disco, Mondo Cane per la sua Ipecac, per 5-6 tracce. Molti pezzi senza la tromba di Paci rischiano di perderci molto…ma persino 20 Km Al Giorno regge botta. Molti ripescaggi dalla turnè 2008 che rese celebre il progetto. Splendide e molto sentite Canzone di Don Backy e Lontano Lontano di Luigi Tenco, Dio Come Ti Amo firmata Modugno. Il bis è per Una Sigaretta di Buscaglione, ma la chiusura è ancora per il grande maestro siciliano con Sole Malato.

Momento migliore: Senza dubbio l’anima del progetto sta tanto nei sofisticati riarrangiamenti, che riattualizzano senza tradire canzoni meravigliose, quanto nel carisma devastante di Mr Patton. E quindi mi perdonerete se penso che proprio nelle canzoni che meglio danno sfogo alla sua indole istrionica sta il segreto di un live quasi perfetto. Dico Storia D’Amore, dico Yeeeeeh!, dico Ma L’Amore No. Ma dico soprattutto Urlo Negro. Roba pattoniana per eccellenza, quei brani insomma motivo per i quali non abbiamo portato i nostri genitori.

Pubblico: Prima arrivano i nerd malvestiti e con le magliette dei Faith No More. Probabilmente tra loro si annida colui che ogni 3×2 urlava durante il concerto “Feit No Mooooooorrr!”. Per fortuna tra lui e il palco c’erano tante teste quanti diversi Patton da allora ad ora. Poi, sul tardi, arrivano i benvestiti fiorentini. Gran classe. Un Marco Parente qua, un Claudio Bisio là. Il tizio seduto davanti a me buttava la cicca di sigaretta indietro senza guardare dove. Stronzo (ecco mi sono sfogato ora).

Locura: ben due momenti Locura. Uno rischioso: il sottoscritto viene chiamato a decifrare di colpo la situazione. Fuori il marasma, fumo di griglia, stand grossolani, la musica cubana di cui sopra, gente chiacchierosa, e dentro una Pinne, Fucile ed Occhiali un po’ innocua nella rilettura. Il fantasma della locura popolaresca viene scacciato quasi subito. Ma è ben accetto che aleggi. Eppoi siparietto sul primo bis, Patton, durante l’esecuzione di Una Sigaretta a gesti e faccette tutte sue convince, mentre canta, a farsi lanciare una sigaretta dalle prime file e se la fuma giocoso e maldestro durante il brano dandogli scenografia e simpatia.

Conclusione: Concerto splendido, nonostante tutto. Mike Patton riesce a rievocare e a riportarti qui con uno strattone più volte, e ci trasmette si quell’amore nostalgico di cui noi italiani siamo pervasi, ma anche una vanità tutta nuova. Perchè quella non era roba del passato. E’ anche roba di adesso. Grazie a Mike. Ciao Mike, al grido di: DVD subito!

Foto di Aurora D.