Passate bene le vacanze? Avete ritrovato il vostro bassista al ritorno o ha deciso che la gnocca dà più soddisfazioni che mettere su una rock band in Italia? E chi può dargli torto! Questa volta diamo un’occhiata ai problemi di batteria di Spring is Reverb e Gardening at night, mentre gli Unmask fanno a gara coi Dream Theater. Silvestrin direbbe: cieckitaut!
D’estate le bands si sciolgono, permettetemi la freddura. Ormai è chiaro che a settembre ci arrivano solo le band che hanno qualcosa da dire, altrimenti non stupitevi se il vostro chitarrista alla fine delle vacanze non risponde più alle telefonate o stranamente è sommerso dagli esami universitari o ancora la sua fidanzata scassa più del solito, vuol semplicemente dire che le cose andavano maluccio già da prima e non avete superato l’annuale prova darwiniana della sopravvivenza delle bands. Tornare dalle vacanze e ricominciare le prove e scrivere nuovi pezzi e leccare il culo ai dir. art. e sparlarsi dietro fra gruppi non è una prospettiva che potrebbe definirsi una passeggiata. Quindi spero abbiate passato buone vacanze perchè da qui in poi è tutta in salita.
Con l’intenzione di suonare qualche cosa di tangibile (leggere: ascoltare e frullare via un pò di cd che mi intasano la scrivania) oggi mi occuperò dei demo su supporto che ho ricevuto, iniziamo con i Gardening at Night.
Torinesi, in quintetto, per le mie orecchie potrebbero benissimo venire da San Francisco e suonare musica nel 1994. Su questo voglio essere chiaro, sono una band di alternative pop americano e non ci sono cazzi (lo dico perchè dando un’occhiata alle altre recensioni si parla a sproposito di indie rock, ma credo sia solo un attacco acuto di “prosciuttite nelle recchie” dei recensori) qua si parla di The Connels, Semisonic, Verve Pipe, Better than Ezra, stiracchiando anche il concetto un pò di REM ma giusto perchè ad essere didascalici il nome della band è un pezzo appunto dei succitati. Le canzoni sono buone e il cantato e le melodie e l’interpretazione sono uno dei fiori all’occhiello del cd ma quello che proprio è stato fatto in maniera ottima è il sound: suona davvero come un album di metà degli anni ’90 e voglio specificare che è un grande sound per chi ha amato il genere in passato e come band mi viene da dire che sono un pò degli alieni qua in Italia, finora non ho mai sentito una band che maneggiasse così bene questo genere, anche se forse si sente un pò la mancanza di quegli strumenti addizionali tipici come il vibraphone o l’harmonium. Questo è un bel demo davvero come prima prova, ma proprio per questo devo essere spietato nell’unica critica che spunta evidente dall’ascolto e che c’è bisogno di sottolineare: la batteria. E’ suonata MALE. I fill di batteria sono TUTTI sbagliati (leggasi: confusi e fuori tempo), colpi a caso e non precisi, col basso non si piglia proprio mai (i primi 50 sec di “We don’t know” sono un total epic fail e dopo non va meglio, così come il primo fill di “Fake”), ci sono flame ed ondeggiamenti nel beat. Quantizzate, usate il midi col banco di suoni, spostate colpo per colpo, cambiate batterista, fate come vi pare ma ste tracce di batteria non si possono sentire.
In compenso il secondo cd della pesca miracolosa mi accoglie con il suono di rullante più brutto del mondo, che manco St. Anger dei Metallica (giornata sfigata per i batteristi questa). Nonostante questo i fiorentini Spring is Reverb portano 4 tracce che si risolvono in una proposta musicale cupa e malata, una dark wave un pò alla Suicide (ma senza elettronica) che alterna momenti rarefatti ad altri di stop&go. Di sicuro il prodotto è interessante di primo acchito e l’ouverture di “Percolation Theory” sa come catturare l’attenzione ed è una buona introduzione alle atmosfere che vengono dopo (anche se l’improvviso cambio con la chitarra pulita sembra far virare il tutto verso sonorità che non appartengono propriamente alla band). Punto di forza è l’interpretazione del cantante che, aiutata da una buona dose di distorsione, comunque fa trasparire l’intenzione giusta che serve per trasmettere quella sensazione di inquietudine e catastrofe imminente che questa musica vuole dare (e per questo motivo “Do not solve” è un brano una spanna sopra gli altri). “We/Still” e “Godard? Pt. II” soffrono invece per le parti poco suonate e per una distorsione che in verità non è nè potente nè riempitiva nè cambia suono dai due precedenti pezzi per cui il cd verso il finale va in una inevitabile fase calante, forse gli appassionati la chiamerebbero ipnotica, con una buona dose di allucinogeni assunti. La traccia fantasma è fatta di 40 sec di stacchi, inspiegabili. Boh.
Per finire stavolta mi è capitato fra le mani un vero e proprio album, anzi di più, un concept album, praticamente la colonna sonora di una rock opera. Gli Unmask di Roma presentano un lavoro che deve essere costato un certo impegno ad una band emergente, mi viene da dire che è la risposta italiana a Metropolis pt II dei Dream Theater, sono decisamente colpito. Non essendo un fan del progressive in generale, ma amando le opere rock, il primo collegamento fatto a mente è stato a “Repo! The Genetic Opera” a causa delle atmosfere cupe ed epiche, poi naturalmente ai Dream Theater di cui sopra. Che dire, da veri krumiri del prog questo album è fatto proprio come cristo comanda e la produzione potrebbe essere scambiata per una di quelle in cui si spendono un bel pò di soldoni per cui onore al merito a questo progetto che per qualità del suono caga in testa a tutte le band d’Italia che paraculano i loro dischi registrati male con il solito “a noi ci piace il lo-fi”. Forse l’unica cosa che si può dire è che l’ascolto è un pò pesante per l’ascoltatore rock medio e se potessi dare un consiglio, è quello di supportare la musica con delle immagini, magari un mediometraggio, o cercare di calcare più la mano sulla parte visiva della band e nella sua presentazione (che peraltro già stanno facendo), per creare un immaginario più forte legato ai brani.